“Davvero?” disse Emily con un gemito. Nelle ultime settimane le sembrava di non aver fatto altro che organizzare il matrimonio. Poteva davvero esserci tanto altro da fare? D’altra parte, però, lasciare la locanda era probabilmente una buona idea. Meno tempo avrebbe passato con gli amici di Daniel meglio sarebbe andata. “Okay,” accettò. “Andiamocene.”
Spinse le amiche fuori dalla porta prima che Daniel avesse modo di presentare gli amici. Con la coda dell’occhio Emily vide la sua espressione. Sembrava infastidito dal suo comportamento, dalla mancanza di cortesia che dimostrava impedendo loro di presentarsi. Ma non poteva agire diversamente. Se l’avesse preparata, forse sarebbe stato diverso. Almeno Emily avrebbe potuto dirgli di assicurarsi che non fischiassero dietro alle sue amiche, e avrebbe potuto avvertire le sue amiche di aspettarsi un po’ di maleducazione. Però, come sempre, Daniel l’aveva tenuta all’oscuro di un altro sgradevole aspetto del suo passato. E, ancora una volta, gli spazi vuoti del suo passato la tormentavano, facendola dubitare delle basi stesse su cui poggiava la loro relazione.
*
Emily e le amiche andarono nella città vicina per recarsi in una profumeria che Amy voleva vedere da anni.
“Creano delle fragranze specifiche per il cliente,” spiegava Amy mentre guidava. “Un profumo su misura per una donna unica.”
“Sembra…” Emily si bloccò. Voleva dire superfluo, ma si fermò appena in tempo. Terminò invece con un debole e poco convincente, “… forte.”
“Oggigiorno lo fanno tutti,” aggiunse Jayne dal sedile posteriore. “Sarebbe molto poco sofisticato non farlo.”
Chiaramente entusiasta del viaggio, Amy parcheggiò e poi indirizzò Emily tenendola per le spalle dentro alla boutique, saltellando.
La signora alla cassa le accolse con un caldo sorriso. Emily fu grata che Amy prendesse le redini della cosa. Non se la sentiva tanto di interagire. Aveva la testa ancora fissa sugli amici di Daniel.
“Ecco,” disse Amy ficcandole sotto al naso una striscia profumata. “Che ne dici? Sanguinello.”
Emily arricciò il naso. “Non credo che sia giustissimo per me.”
“No, immagino di no,” disse Amy. Abbassò la testa e si mise a guardare le altre opzioni.
“Sembri distratta,” le disse Jayne.
“Scusa,” rispose Emily. “Sto solo… pensando.”
“Non ai profumi, mi pare,” insistette. “Dai, Em. Lo sai che puoi dirmi tutto.”
Emily scosse la testa. “Non voglio dirlo. Non voglio fare la stronza.”
Jayne le lanciò un’occhiata. “Ehi, è con me che stai parlando. Io sono la Stronza Regina. Dubito che qualunque cosa tu dica possa suonare cattivo alle mie orecchie.”
Proprio allora arrivò Amy ad afferrarle il braccio. Le tamponò il polso con del profumo.
“Senti!” esclamò tutta esaltata.
Emily annusò. La fragranza era fresca e floreale. “Molto meglio,” disse.
Amy sorrise. “Okay. Capito. Ho il profumo perfetto per completarlo.” Sparì di nuovo e ci fu un gran annuire con la ragazza alla cassa mentre scorrevano tutte agitate i campioncini.
“Allora?” insistette Jayne. Era evidente che non avrebbe lasciato perdere.
Emily sospirò forte. “Sono quei tipi alla locanda.”
“Quei maiali che sembravano non farsi una doccia da una settimana?”
“Sì, quelli lì,” rispose Emily. Si morse il labbro. “Be’, sono gli amici di Daniel. I testimoni.”
“Oh, buon Dio!” esclamò Jayne con un sussulto teatrale. “Saranno nelle foto?”
Emily si sentì ardere le guance. La risposta orripilata di Jayne la stava facendo stare peggio.
“È il fatto che mi tiene nascoste queste cose del suo passato,” spiegò Emily. “Non avrei mai e poi mai immaginato che i suoi amici fossero così.”
“Neanch’io,” rispose Jayne. “Pensavo che avesse degli amici del tipo boscaioli tutto muscoli.”
Emily nascose il viso tra le mani. “Adesso vorrei avergli permesso di chiedere al suo capo di fargli da testimone,” rispose cupa. “Preferirei mille volte delle mani macchiate di pittura a quei tre.”
Arrivò Amy con un’altra striscia profumata, con sguardo concentrato. Senza neanche parlare afferrò il braccio di Emily e gliela strofinò sul polso, sopra alla prima. Amy annusò. Si accigliò. Annusò di nuovo. Poi sorrise.
“Credo che ci siamo,” disse.
Emily annusò. “Sì, è buono,” rispose con voce spenta.
“Non ti piace?” chiese Amy.
“Ma no,” interruppe Jayne. “Oggi Emily ha conosciuti i testimoni di nozze.”
Amy sollevò un sopracciglio. “Oh? Gli sfuggenti amici di Daniel?”
Jayne prese Amy per un braccio. “Non indovinerai mai. Sono i tre dell’atrio!”
Amy sgranò gli occhi. “Quelli sui quali ho quasi scatenato l’inferno?”
“Precisamente.”
Amy allora guardò Emily. “Oh, tesoro. Mi dispiace tanto.”
Emily si fece di nuovo piccolina. Gli amici di Daniel erano degli stupidi, ma stava scoprendo un lato davvero maligno sia in sé che nelle sue amiche. Sapeva che stavano giudicando e che si stavano comportando in modo meschino. Ma non poteva evitarlo.
“Senti,” disse Amy prendendo il controllo della situazione come era abituata a fare così spesso. “Perché adesso che abbiamo trovato il profumo non ce ne andiamo e torniamo alla locanda? Possiamo bere qualcosa, scioglierci un po’ tutti la lingua. Poi possiamo scoprire come stanno le cose. Scoprire come funziona. Chi sono, cosa fanno. Tutto il gossip interessante.”
“È proprio il gossip a preoccuparmi,” rispose cupamente Emily. “Non riesco a capire come Daniel possa essere quello che è con il suo passato misterioso e quegli amici strambi. Non c’entrano niente. C’è il giovane Daniel che odiava casa sua e andava male a scuola e quasi è scappato di casa, quello che era amico di quei tre. Poi c’è il Daniel del Tennessee, quello che ha dato vita a una figlia e ha pestato violentemente un tizio. Nessuno dei due è il mio Daniel. Mi sconvolge.”
Amy le massaggiò la spalla. “È solo ansia da matrimonio. Va tutto bene. Tutti hanno un passato.”
“Ma non tutti lo nascondono come fa Daniel.”
“Se ne vergogna,” disse Jayne. “Me ne vergognerei anch’io se quelli fossero miei amici!” Scoppiò in una fragorosa risata.
Emily voleva lasciare che le amiche le sollevassero il morale, ma non ci riusciva. L’idea di tutti loro a un tavolo a fare conversazione, per non parlare dell’alcol aggiunto al mix, non la attraeva. Ma prima o poi sarebbe accaduto. Meglio farlo subito.
“Okay, va bene,” disse. “Leviamoci il pensiero.”
Amy pagò il profumo, scambiò i biglietti da visita con la cassiera, e lasciarono il negozio. Le amiche si agganciarono alle braccia di Emily, sostenendola, come sempre, in ogni passo del suo viaggio.
“Non so cosa farei senza di voi,” disse Emily mentre tornavano di buon passo alla macchina di Amy.
“Io sì,” disse Amy con un bagliore malizioso nello sguardo. “Avresti un profumo decisamente peggiore!”
CAPITOLO CINQUE
Era un insieme di persone strano – come minimo. L’unico sollievo che provava Emily osservando l’inusuale gamma di facce disposte alla tavola del portico era che suo padre e Chantelle non c’erano, dato che erano troppo presi dal lavoro alla serra per parteciparvi.
La conversazione era artefatta. Nemmeno una brocca di birra pareva aiutare.
“Allora, come vi siete conosciuti?” chiese Amy, cercando evidentemente di mostrarsi il più amichevole possibile.
“Io sono il più vecchio amico di Daniel,” disse Stuart. “L’ho conosciuto a scuola, tanto tempo fa. Quando lo chiamavano ancora Dashiel!”
“Meno dici meglio è, grazie,” replicò Daniel. Da giovane aveva cambiato nome per non portare quello di suo padre.
“Io mi sono unito al gruppo alle medie,” aggiunse Evan. “Clyde l’abbiamo raccolto alle superiori.”
“Abbiamo cominciato a combinarne da quel punto in avanti,” terminò Clyde. “Poi abbiamo preso strade diverse, diciamo.”
“Daniel è stato l’unico a lasciare lo Stato, però,” aggiunse Stuart. “Forse per scappare da noi.” Rise.