Джек Марс - Obiettivo Primario стр 16.

Шрифт
Фон

Rimasero in silenzio a lungo.

“Come è andata la tua giornata?” gli chiese.

Luke prese un altro sorso di birra. Credeva che quando si avvicinavano guai, la cosa migliore da fare era affrontarli. Girarci attorno di solito non era il suo stile. E Becca meritava di sapere subito la verità.

“Beh, è stata diversa. Don sta assumendo gente. E oggi mi ha affidato un progetto.”

“Bene,” disse Becca. “È una buona notizia, giusto? Qualcosa di cui occuparti? So che sei stato annoiato del lavoro, e frustrato dal viaggio fino all’ufficio.”

Luke annuì. “Certo, va bene. Potrebbe. È lavoro di polizia, immagino che tu lo descriveresti così. Siamo l’FBI, giusto? È quello che facciamo. Il lato negativo è che, se accetto l’incarico, e in realtà non ho molta scelta dato che è il mio lavoro, dovrò andare fuori città per qualche giorno.”

Luke si sentiva titubare e tergiversare. Non gli piaceva molto. Andare fuori città? Era uno scherzo? Don non lo stava mandando a Pittsburgh.

Becca sorseggiò la sua acqua. Lo fissò da sopra il bordo del bicchiere. Aveva uno sguardo diffidente. “Dove devi andare?”

Ed eccola lì. Tanto valeva ammetterlo.

“Iraq.”

Si incurvò in avanti. “Oh, Luke. Andiamo.” Sospirò pesantemente. “Vuole che tu vada in Iraq? Sei appena tornato dall’Afghanistan e ti hanno quasi ucciso. Non capisce che stiamo per avere un bambino? Voglio dire, lo sa, vero?”

Luke annuì. “Ti ha vista, tesoro. Ricordi? Ti ha portata da me.”

“Allora come fa a venirgli in mente una cosa del genere? Spero che tu gli abbia detto di no.”

Luke prese un altro sorso di birra. Ormai era un po’ più calda. Non più deliziosa come un momento prima.

“Luke? Gli hai detto di no, giusto?”

“Tesoro, è il mio lavoro. Non ci sono molte occasioni come questa. Don mi ha gettato un’ancora e mi ha salvato. L’esercito avrebbe dichiarato che soffrivo di sindrome da stress post traumatico e mi avrebbe lasciato a piedi. Non è successo solo grazie a Don. Non posso dirgli di no. E per come vanno queste cose, l’incarico è piuttosto facile.”

“Un incarico piuttosto facile in una zona di guerra,” ripeté Becca. “Qual è il lavoro? Assassinare Osama bin Laden?”

Luke scosse la testa. “No.”

“E cosa è, allora?”

“C’è un appaltatore militare americano che è andato fuori controllo. Sta saccheggiando vecchi rifugi di Saddam Hussein per rubare denaro, opere d’arte, oro, diamanti… Vogliono che io e un partner andiamo là ad arrestarlo. Non è neanche un’operazione militare. È lavoro di polizia.”

“Chi è il partner?” chiese Becca. Lui vedeva dal suo sguardo che stava pensando a quello che era successo al suo ultimo partner.

“Ancora non l’ho incontrato.”

“Perché non mandano semplicemente la polizia militare a farlo?”

Luke scosse la testa. “Non è una questione che riguardi l’esercito. Come ho detto, è una faccenda di polizia. L’appaltatore tecnicamente è un civile. Vogliono che la differenza sia chiara.”

Luke pensò a tutti i dettagli di cui non le stava parlando. La natura irrequieta della regione, e i combattimenti feroci che la travagliavano. Le atrocità che Parr aveva commesso. La squadra di agenti tosti e assassini spietati che si era creato attorno. La disperazione che dovevano sentire in quel momento per uscirne vivi, indenni, con tutta la loro refurtiva e senza essere catturati dalla legge. Gli uomini morti, decapitati e bruciati, appesi da un ponte.

All’improvviso Becca scoppiò a piangere. Luke appoggiò la birra e le si avvicinò. Si inginocchiò di fianco alla sua sedia e la abbracciò.

“Oh, Dio, Luke. Dimmi che non inizierà tutto di nuovo. Non credo di poterlo sopportare. Nostro figlio sta per nascere.”

“Lo so,” rispose lui. “Questo lo so. Non sarà come prima. Non è una missione dell’esercito. Starò lontano tre giorni, forse quattro. Arresto questo tizio e lo porto a casa.”

“E se muori?” domandò la donna.

“Non morirò. Sarò molto attento. Probabilmente non dovrò nemmeno tirare fuori la pistola.”

Non riusciva a credere a quello che le stava dicendo.

Lei stava sussultando per i singhiozzi.

“Non voglio che tu vada,” disse.

“Lo so, cara. Lo so. Ma devo. Starò via pochissimo. Ti chiamerò ogni notte. Puoi rimanere dai tuoi e poi sarò subito di ritorno. Sarà come se non me ne fossi mai andato.”

Becca scosse la testa, le sue lacrime sempre più copiose. “Ti prego,” lo supplicò. “Ti prego, dimmi che andrà tutto bene.”

Luke la strinse forte, facendo attenzione al bambino che cresceva dentro di lei. “Andrà tutto bene. Tutto bene. So che sarà così.”

CAPITOLO OTTO

5 maggio

3:45 p.m. Eastern Daylight Time

Base Congiunta Andrews

Contea di Prince George, Maryland

“Tu sei il capo,” disse Don.

Era più alto di Luke di qualche centimetro, e decisamente più grosso. Con i capelli grigi di Don, la sua stazza, la sua età e la sua esperienza… beh, Luke si era sempre sentito un po’ come un bambino di fianco a lui.

“Non lasciare che dimentichino chi è al comando. Io verrei con te, ma sono bloccato dalle riunioni. Tu sei il mio rappresentante. Per quel che riguarda questo viaggio, tu sei me.”

Luke annuì. “Okay, Don.”

Stavano attraversando un lungo e ampio corridoio diretti al terminale. Frotte di persone, quasi tutte in uniforme di qualche tipo, camminavano attorno a loro, muovendosi avanti e indietro. Alcuni erano fermi a mangiare ai vari Taco Belle e Subway. Uomini e donne si abbracciavano. Pile di bagagli venivano spinte avanti e indietro su carrelli. Il posto era frenetico. C’erano due guerre in contemporanea, e in tutte le forze armate il personale era in movimento.

“Un nuovo assunto si unirà a te. È il tuo partner, ma tu sei il partner senior. Si chiama Ed Newsam. Mi piace. È grosso, arrogante da morire, ed è giovane. L’ho rubato alla Delta, anche se è stato con loro solo un anno.”

“Un anno? Don…?”

“In un anno, si è subito fatto apprezzare. Credimi, sarai felice che lo abbia assunto. È uno tosto. Una belva, come eri tu alla sua età.”

A trentadue anni, Luke stava già iniziando a sentirsi vecchio. Nelle ultime settimane era tornato in palestra, e all’improvviso tornare in forma era stata una lotta. Era stato un brusco risveglio. Si era lasciato andare durante la sua permanenza in ospedale.

“Trudy e Swann viaggeranno con voi, ma non entreranno nella zona di guerra insieme a voi. Rimarranno nella Zona Verde dove saranno al sicuro, e vi garantiranno assistenza e informazioni. In nessuna circostanza dovrete metterli in pericolo. Non sono personale militare, né lo sono mai stati.”

Luke annuì. “Ricevuto.”

Don si interruppe. Si voltò verso Luke. Il suo sguardo severo si addolcì leggermente. Era come se fosse suo padre, il padre che non aveva mai avuto. Don era proprio un padre grosso, dai capelli grigi, dal petto ampio e una faccia come il granito.

“Andrà tutto bene, figliolo. Hai già avuto posizioni di comando. Sei già stato in zone di guerra, e sei già stato in missioni difficili, anche impossibili. Non è una di quelle. Questa sembra solo tosta, okay? Paparino Cronin seguirà questa operazione in tutto e per tutto. Vi guarda le spalle e si accerterà che abbiate tutte le persone che vi servono sopra e dietro di voi.”

Luke era felice di saperlo. Bill Cronin, detto Paparino, era un agente speciale della CIA. Era nel giro da parecchio, e aveva molta esperienza nel Medio Oriente. Luke aveva servito sotto di lui due volte in passato, una quanto la Delta lo aveva prestato alla CIA, e un’altra durante un’operazione speciale congiunta.

Don continuò. “Sono convinto che voi arriverete lì e Parr getterà a terra le armi e alzerà le mani in aria. Sarà sollevato che non siete di Al Qaeda. Ci serve subito una vittoria per mostrare al congresso che siamo seri, quindi ho imbottito il tuo programma di ritorno con una missione facile. Ma non dirlo agli altri. Credono che questa sia una situazione serissima.”

Ваша оценка очень важна

0
Шрифт
Фон

Помогите Вашим друзьям узнать о библиотеке

Скачать книгу

Если нет возможности читать онлайн, скачайте книгу файлом для электронной книжки и читайте офлайн.

fb2.zip txt txt.zip rtf.zip a4.pdf a6.pdf mobi.prc epub ios.epub fb3