Блейк Пирс - La Clessidra del Killer стр 8.

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Riley chiese: “Questo è stato il secondo omicidio?”

“Proprio così” Belt rispose tristemente.

“Prima di questi due, è mai successo qualcosa del genere qui?”

“Intende dire qui a Belle Terre?” Belt disse. “No, niente del genere. Questa è una riserva tranquilla per uccelli e fauna selvatica. La gente del posto frequenta questa spiaggia, specialmente le famiglie. Di tanto in tanto, capita di arrestare qualche aspirante cacciatore o di sedare risse tra visitatori. Dobbiamo anche scacciare gente di passaggio qualche volta. A volte è una questione seria.”

Riley girò intorno alla fossa, per guardare il corpo da un angolo diverso. Vide un rivolo di sangue dietro la nuca della vittima.

“Che cosa ne pensa di questa ferita?” chiese a Terzis.

“Sembra che sia stato colpito da un oggetto pesante” il coroner rispose. Lo studierò meglio quando avremo il corpo in obitorio. Ma, dall’aspetto, direi che probabilmente è bastato a stordirlo, abbastanza da non farlo reagire, mentre il killer lo seppelliva. Dubito che sia stato completamente privo di sensi. È ovvio che ha lottato molto.”

Riley sussultò.

Sì, era evidente.

Poi, disse a Jenn: “Scatta delle foto e mandamele.”

Jenn tirò immediatamente fuori il cellulare, e cominciò a scattare delle foto della fossa e del cadavere. Nel frattempo, Riley continuava a girare lentamente intorno alla fossa, controllando la spiaggia in ogni direzione. Il killer non aveva lasciato molti indizi. La sabbia intorno alla fossa era stata ovviamente spostata dal colpevole, mentre scavava, e c’era una labile traccia di impronte, ad indicare il percorso dell’uomo che aveva scoperto il corpo.

Anche le impronte lasciate dal killer erano a mala pena visibili. La sabbia asciutta non tratteneva la forma di una scarpa. Ma Riley notò che l’erba palustre, che aveva attraversato venendo lì, era stata percorsa da qualcun altro oltre alla squadra investigativa.

Fece un cenno in quella direzione e si rivolse a Belt: “I suoi uomini hanno setacciato attentamente in mezzo all’erba, per scoprire se sia stata lasciata qualche traccia lì?”

Il capo annuì.

In Riley cominciò a nascere una sensazione: si trattava di una sensazione familiare, che, a volte, veniva fuori quando si trovava sulla scena di un crimine.

Non l’aveva sentita spesso, mentre si occupava dei suoi casi più recenti. Ma era una sensazione piacevole, che sapeva di poter utilizzare come strumento.

Era un’inspiegabile sensazione che aveva provato il killer stesso.

Se consentiva a quella sensazione d’impossessarsi di lei, probabilmente avrebbe avuto una visione di ciò che era accaduto lì.

Riley si allontanò leggermente dal gruppo radunato sulla scena. Dette un’occhiata a Jenn, e vide che quest’ultima la stava osservando. Riley sapeva che la partner conosceva la sua reputazione, il fatto che penetrava nelle menti dei killer. Riley annuì, e vide Jenn entrare in azione: prese a fare domande, distraendo gli altri sulla scena, dando così a Riley qualche istante per concentrarsi.

Riley chiuse gli occhi e provò a visualizzare la scena, così come doveva essere apparsa al momento dell’omicidio.

Immagini e suoni giunsero a lei agevolmente.

Fuori c’era nebbia, e la spiaggia era ancora nella penombra; ma la prima luce cominciava a mostrarsi nel cielo che baciava l’acqua, dove il sole presto sarebbe sorto, e non era troppo buio per potersi guardare intorno.

C’era l’alta marea, e l’acqua era vicina: probabilmente sarebbe stato facile, da quella posizione, scagliare una pietra in mare. Il suono delle onde era forte.

Abbastanza forte, da impedire al killer di sentire se stesso scavare, realizzò Riley.

In quel momento, non ebbe difficoltà ad entrare in una mente strana …

Sì, stava scavando, e sentiva la tensione dei suoi muscoli, mentre gettava mucchi di sabbia quanto più lontano possibile, sentiva il misto di sudore e di spruzzi d’acqua sul suo volto.

Non era affatto facile scavare. Infatti, era un po’ frustrante.

Non era facile scavare una fossa su una spiaggia sabbiosa come quella.

La sabbia aveva un modo particolare di scivolare all’interno, riempiendo parzialmente lo spazio, mentre lui scavava.

L’uomo stava pensando …

Non sarà molto profonda. Ma non deve essere profonda.

Fece tutto continuando a guardare la spiaggia, alla ricerca della sua preda. Infine questa apparve, mentre correva con soddisfazione a poca distanza da lui.

E in quel momento la fossa era profonda proprio quanto doveva essere.

Il killer spinse la pala nella sabbia, e sollevò le mani e poi le agitò.

“Venga qui!” gridò all’uomo che stava facendo footing.

Non importava molto ciò che gridava, al di sopra del rumore delle onde che si infrangevano sulla spiaggia; la sua prossima vittima non sarebbe stata in grado di cogliere le sue vere parole, ma soltanto un grido soffocato.

L’uomo si fermò a quel suono e guardò nella sua direzione.

Poi, si diresse verso il killer.

Era sorridente mentre si avvicinava, e il killer stava ricambiando il suo sorriso.

Presto, furono vicini da potersi ascoltare reciprocamente.

“Che cosa c’è?” l’uomo gridò al di sopra del suono delle onde.

“Venga qui che glielo mostro” il killer gridò in risposta.

L’uomo si diresse incautamente verso il killer.

“Guardi laggiù” il killer disse. “Guardi molto attentamente.”

Allora l’uomo eseguì, si abbassò e, con un movimento rapido e abile, il killer raccolse la pala e lo colpì dietro alla nuca, facendolo cadere dritto nella fossa …

L’esercizio di Riley fu bruscamente interrotto dal suono della voce del Capo Belt.

“Agente Paige?”

Riley aprì gli occhi e vide che Belt la stava guardando con un’espressione curiosa. Si era ormai distratto dalle domande di Jenn.

L’uomo esclamò: “È sembrato che fosse assente per qualche istante.”

Riley sentì Jenn sogghignare nelle vicinanze.

“Talvolta lei lo fa” Jenn si rivolse al capo. “Non si preoccupi, sta lavorando sodo.”

Riley tornò a riflettere rapidamente sulle impressioni che aveva appena avuto: tutte molto ipotetiche certamente, e probabilmente non una ricostruzione puntuale di ciò che era in realtà accaduto.

Ma era certa di un dettaglio: l’uomo che stava facendo footing si era avvicinato su invito del killer, e lo aveva fatto senza alcun timore.

Questo le suggerì un indizio piccolo ma cruciale.

Riley disse al capo della polizia: “Il killer è affascinante, piacevole. La gente si fida di lui.”

A quella affermazione, il capo sgranò gli occhi.

“Come fa a saperlo?” le chiese.

Riley sentì una risata proveniente da qualcuno che si stava avvicinando dietro di lei.

“Si fidi di me, lei sa che cosa fa.”

Si voltò al suono di quella voce ed il suo umore migliorò immediatamente.

CAPITOLO SEI

Il Capo Belt raggiunse l’uomo che si stava avvicinando, intimando: “Signore, quest’area è chiusa. Non ha visto la barriera?”

“Tranquillo” intervenne Riley. “Questo è l’Agente Speciale Bill Jeffreys. Sta con noi.”

Riley si precipitò verso Bill, e lo condusse abbastanza distante, così che gli altri non li sentissero.

“Che cos’è successo?” lei chiese. “Perché non hai risposto ai miei messaggi?”

Bill sorrise impacciatamente.

“Sono stato soltanto un idiota. Io …” Poi restò in silenzio e distolse lo sguardo.

Riley attese una sua risposta.

Poi, lui finalmente riprese: “Quando ho ricevuto i tuoi messaggi, non sapevo se ero o meno pronto. Allora, ho chiamato Meredith per avere dettagli, ma ancora non sapevo se fossi pronto. Accidenti, non sapevo se ero pronto quando mi sono messo alla guida per arrivare fin qui. E non sapevo se fossi pronto, fino ad ora, quando ho visto …”

Indicò il corpo.

Aggiunse: “Adesso lo so. Sono pronto a tornare a lavoro. Conta su di me.”

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