Fortuna Ilaria - Legami Di Sangue стр 8.

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Scosse la testa ricordando quei momenti. Storm sembrava il cantante di un gruppo rock degli anni ‘80, anziché la mente dietro il gruppo di persone più segreto al mondo.

Storm sorrise e tolse la mano che gli teneva ancora sulla spalla. “Vuoi ritirarti dal PIT con la scorciatoia più scomoda? Perché non resti per un po’? Mi dispiacerebbe perdere il mio migliore amico prima ancora di avere la possibilità di diventarlo.”

“Cosa?” Ren sussultò, portandosi una mano nel punto in cui il demone aveva tentato di strappargli il cuore.

“Mi dispiace.” Storm sospirò e allungò di nuovo una mano. Improvvisamente si trovarono nella struttura per metà sotterranea e per metà subacquea che era nascosta sotto l’isola. “Non c’è nessuno con poteri di guarigione, ma posso sempre portarti da qualcuno che ce l’ha, se vuoi.”

“No.” annuì Ren. “Se mi dai ago e filo, penso di poter risolvere da qualche parte in pochi minuti.” Si appoggiò ad un mobile cercando di restare fuori dalla portata di Storm. “E se mi tocchi di nuovo non avrai più la mano.”

Storm rise e aprì uno degli armadietti superiori, poi fece un cenno con la mano verso tutte le forniture mediche. Il suo sorriso scomparve quando Ren si sbottonò la camicia e Storm vide le profonde ferite che il demone gli aveva procurato. Ancora pochi secondi e Ren sarebbe morto.

“Secondo me, visto che hai un debole per i demoni, potresti imparare un po’ su di loro prima di sfidarne un altro in una lotta.” Storm distolse lo sguardo dai segni di artigli, sapeva già come sarebbero state le cicatrici. Conosceva Ren da molto tempo...quell’amicizia non era ancora nata.

Ren si avvicinò all’armadietto aperto e afferrò quello che sembrava un kit di sutura sterilizzato, poi si spostò verso lo specchio sulla parete. “Se incontri un demone, li hai incontrati tutti...no?” Non poteva trattenere il sarcasmo nella propria voce mentre cercava di bloccare mentalmente il dolore... ...non funzionò.

“Sbagliato.” lo corresse Storm. “Tu sai solo quello che io ho fatto caricare nel database.” Storm si sedette sul lettino medico al centro della stanza.

Ren guardò l’uomo dietro di lui attraverso lo specchio. Le cose nascoste in quel database erano sufficienti a gettare nello scompiglio il mondo intero...già avere il database era di per sé un pericolo. Era difficile credere che ci fosse dell’altro...ma d’altra parte, sapeva alcune cose che non erano nemmeno nel database.

“Ti ascolto.” E lo ascoltò...per settimane.

Storm faceva bene a tenere fuori dagli archivi le informazioni che condivise con lui, per le stesse ragioni per cui il Vaticano tiene la propria roba in archivi segreti. Se alcune di queste informazioni fossero arrivate alla gente normale, sarebbe stata la fine del mondo che conosciamo.

Ren sapeva senza dubbio che l’uomo continuava a nascondere informazioni, perché qualunque dio gli avesse dato il potere di saltare nel tempo e nello spazio aveva anche reso pericoloso per lui raccontare a qualcuno cose oltre il presente. Avrebbe potuto essere il miglior insegnante di storia del mondo...ma se Storm provava a parlare del futuro con qualcuno, poteva rompere il collegamento spazio-temporale...e quel collegamento era Storm in persona.

Aveva anche ragione riguardo la loro amicizia. Erano stati amici dal primo giorno, e questo la diceva lunga, perché nessuno dei due era il tipo che si fidava di qualcuno. La verità era che...erano entrambi molto simili sotto parecchi aspetti.

La piccola isola di Storm era in qualche luogo nel passato ma Storm l’aveva dotata di tutti i comfort di una dimora moderna e di una base futuristica. Un lato dell’edificio faceva sentire Ren come in un enorme acquario, mentre l’altro lato era stato costruito nella robusta roccia che circondava l’isola. L’aspetto migliore era la totale solitudine. Era l’unico posto in cui Ren potesse andare senza stare a contatto con qualcosa di paranormale, eccetto il potere di Storm. All’inizio aveva pensato che Storm avesse una ventina d’anni ma, trascorsi dieci anni da quando lo aveva conosciuto, non era invecchiato di un solo giorno, quindi si chiese da quanto tempo vivesse Storm. L’invecchiamento di Ren stesso era rallentato, poiché passava molto tempo a contatto con Storm e il suo potere.

Ren sussultò quando una voce lo destò dalle sue riflessioni.

“Ho appena fatto di te l’orgoglioso proprietario di una delle case più antiche di L.A.” annunciò Storm quando apparve alla fine del lungo molo che si estendeva dalla sua isola. Sorrise vedendo Ren quasi morto di paura.

“Dannazione, vuoi farti sentire quando spunti dal nulla in quel modo?” Ren si voltò e si appoggiò alla ringhiera, vedendo lo sguardo compiaciuto sul volto di Storm.

“Aspettavi qualcun altro?” Storm rise.

Ren gli lanciò un’occhiataccia, visto che nessun altro aveva mai messo piede sulla sua isola. “Ok, sentiamo. Perché mi hai comprato una vecchia baracca? Non è neanche il mio compleanno.”

Senza preavviso Storm si alzò, afferrò la spalla di Ren e l’oceano si allontanò, lasciandoli in piedi nell’erba e mostrando ciò che poteva passare come una moderna casa gotica in pietra scura. Sentendo l’infrangersi delle onde, Ren guardò verso destra, vedendo l’oceano. Girandosi, si accigliò vedendo il vialetto che continuava fin dove l’occhio poteva vedere, e sulla sinistra non c’era altro che una fitta macchia di alberi.

“Non male per una vecchia baracca.” Storm fece un cenno verso la casa. “Cinquanta acri di fronte all’oceano e completamente rimodernata. È difficile credere che fosse un piccolo castello.”

“Non è così difficile.” Ren girò la testa e fissò Storm “Qual è la fregatura?”

“L.A. ha bisogno di te.” Storm scrollò le spalle e si incamminò. “Non lo senti?”

Ren non rispose mentre seguiva Storm. La verità era che il suo istinto di aracnide gli diceva di fuggire di corsa. Los Angeles...finora suonava più come una vacanza forzata.

Una volta dentro, si trovò in un enorme spazio circolare con una scala a chiocciola aperta che conduceva al piano superiore, il quale si divideva in due ali separate. Storm si diresse verso le grandi porte sulla destra, Ren sospirò e lo seguì.

“Questo è più nel mio stile.” mormorò Ren vedendo i sistemi di sorveglianza sulle pareti e una scrivania di vetro con un computer.

“Ho pensato che questo potesse piacerti.” Storm si appoggiò sul divano che si mosse da solo verso una parte vuota dell’enorme stanza. Vide Ren scivolare dietro la scrivania ed iniziare ad armeggiare con i comandi. “Nessuno può rintracciarti qui, tranne tu stesso forse...e per fortuna non conta.”

Storm vide gli occhi di Ren illuminarsi mentre alzava i palmi a pochi centimetri dalla tastiera. Era un potere strano da possedere e non conosceva nessun altro che lo avesse, ma era così che Ren era riuscito ad eludere i firewall del PIT, che erano cento anni più avanti di quelli che il governo aveva già. Lui stava letteralmente risucchiando tutte le informazioni da quel computer e per quanto ne sapeva gli stava insegnando un paio di cose.

Era divertente perché Ren non sembrava il classico nerd informatico...il suo aspetto era quasi spaventoso. Aveva visto donne quasi inciampare quando lo guardavano.

I suoi capelli erano lunghi poco oltre le spalle, neri come la notte con riflessi blu quando il sole li colpiva nel modo giusto. Ma anche senza il sole, non passavano inosservate le strie argentate che facevano sembrare Ren un ragazzino ribelle più di lui. Se si aggiungevano l’orecchino pendente a croce e il fatto che vestisse sempre di nero, si otteneva una combinazione straordinaria. Per dare più effetto, le iridi di Ren erano come di argento lucido con riflessi blu e un cerchio nero intorno. Teneva sempre con sé gli occhiali da sole a causa di quella stranezza.

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