Jade non poté far altro che resistere e abbandonarsi alle sensazioni. Quando lui poggiò la fronte sulla sua, gli avvolse le braccia attorno al collo e si sentì sollevare tra le sue braccia.
Titus la tenne stretta e alzò la testa verso il soffitto per non marchiarla mentre il proprio seme esplodeva in profondità dentro di lei, pulsando al ritmo implacabile del proprio battito cardiaco. Rimasero in quella posizione per alcuni minuti, respirando affannosamente e tremando, prima che Titus la lasciasse ricadere sul materasso all’improvviso.
Jade si accigliò quando lui le si stese accanto senza dire una parola né cercare di toccarla o trattenerla. Girò lentamente la testa e lo vide in posizione supina, respirava affannosamente come lei ma aveva gli occhi chiusi e un’aria rilassata.
Si accigliò ancora di più quando, dopo un po’, il respiro di Titus si calmò mentre si addormentava con facilità. Sentì l’aria fredda della stanza buia sulla propria pelle riscaldata e si coprì con il lenzuolo, provando uno strano senso di solitudine. Nella mezz’ora successiva, Jade si sforzò per rilassarsi e addormentarsi come aveva fatto lui.
Capitolo 3
Dean guardò giù in strada mentre Kane lasciava l’edificio con Skye e Aurora al seguito. Se lei non fosse già accoppiata con Michael, avrebbe giurato che quei due Caduti erano fatti l’uno per l’altra. Il loro amore così incondizionato gli riportò alla mente cose che aveva dimenticato da tempo, lasciandogli un leggero senso di malinconia.
Era mai stato come loro, in vita sua, o sin dalla nascita era freddo e insensibile come si sentiva adesso? Dean sospirò, non voleva guardare nella sua stessa anima per paura della risposta. Tanto tempo fa aveva deciso di diventare com’era adesso per proteggere le persone con il cuore più tenero, e non si sarebbe pentito di quel sacrificio.
Rimase immobile quando Skye si girò e lo guardò come se si sentisse osservato. Era bello che l’istinto di quel ragazzo fosse così acuto... in futuro ne avrebbe avuto bisogno per proteggere se stesso e le persone che amava. Aveva sperato di avere tempo per far avvicinare Kriss a Skye ma non gliene rimaneva molto.
Provò un senso di colpa e di gelosia al pensiero di Skye che guardava Kriss nello stesso modo in cui guardava Aurora. Chiuse gli occhi, cercando di scacciare via l’immagine dei due che facevano l’amore molto tempo dopo la sua scomparsa.
Sentendo un rumore di passi, Dean aprì gli occhi e, nel riflesso della finestra, vide Kriss che usciva dalla cucina, dunque nascose all’istante il proprio turbamento interiore. Kriss non aveva detto una parola quando i due giovani Caduti li avevano avvisati che sarebbero andati da Michael insieme a Kane, ma lui vedeva la preoccupazione nei suoi occhi. Era sempre stato capace di leggere le emozioni di Kriss ed era contento che lui non avesse la stessa capacità.
“È un bene che Kane li stia accompagnando.” disse Kriss avvicinandosi a Dean. “Pensi che riuscirà a gestire Michael se inizia a perdere il controllo?”.
Dean alzò un sopracciglio, non era molto sicuro di cosa rispondere a quella domanda. “Ricordi quando ci siamo scontrati con Kane, prima che Syn intervenisse e ci buttasse giù da quel tetto come pupazzi?”.
Kriss serrò le labbra a quel ricordo. “Sì.” rispose, abbracciandolo e poggiandogli il mento su una spalla. “So bene che, probabilmente, Syn ci ha salvato la pelle, quella notte.”.
Dean indurì la voce in modo che Kriss lo ascoltasse bene. “Quindi converrai con me che dobbiamo stare lontani da Michael, per ora. Mi fido di Kane, sa quello che fa e, se gli serve aiuto, può sempre chiamare suo padre.”. Dean si abbandonò all’abbraccio di Kriss, godendo di quel momento di pace.
“Ehi, Kriss.” esclamò Tabatha dalla cucina mentre svuotava la lavastoviglie. “Questa cucina è come un labirinto. Dove li sistemo i mestoli?”.
Kriss premette le labbra sulla parte più sensibile del collo di Dean, appena sotto l’orecchio, e lo abbracciò più forte come ringraziamento per avergli fatto vedere Tabatha per un po’. Alzò lo sguardo verso il loro riflesso e vide Dean rabbrividire per quel tocco, poi fece un passo indietro.
“Arrivo!” esclamò, sforzandosi per andare in cucina.
Dean lo osservò con un leggero sorriso, che svanì non appena Kriss fu fuori dalla visuale. Stringendo i denti, abbassò lo sguardo sul braccio dolorante. Era sempre più difficile combattere il dolore ma, in realtà, era sorpreso di aver resistito così a lungo senza farsi scoprire.
Arrotolandosi la manica, Dean si accigliò vedendo la macchia nera che si era formata e sibilò quando la ferita si aprì di un paio di centimetri, come per fargli vedere cosa c’era all’interno, per poi richiudersi.
Se fosse stata una ferita normale sarebbe somigliata ad un brutto taglio rossastro che, molto probabilmente, a quell’ora sarebbe già stato in via di guarigione. Ma quella non era una ferita normale, era un lungo squarcio nero nel punto in cui la Spada Demoniaca lo aveva trafitto, trapassandogli il braccio da parte a parte.
Mentre la osservava, notò che l’oscurità al suo interno stava iniziando a muoversi e a diventare più forte. Sapeva che stava per perdere quella battaglia. L’anima nera che prosperava nel suo corpo voleva vivere... ma anche lui lo voleva.
Si ricordò di quando Kriss lo aveva rimproverato, urlando, per essersi quasi fatto uccidere da quella spada. Kriss era convinto che chi viene ferito da quella spada prova un dolore atroce all’istante, ma solo se è umano o ha il sangue contaminato con quello umano.
Dean gli aveva mentito... gli aveva assicurato di essere immune alla Spada Demoniaca e, visto che si reggeva ancora in piedi, Kriss gli aveva creduto, perché voleva che fosse vero. Sentì la propria anima calmarsi, sapendo che Kriss non poteva più nascondere il proprio amore per lui. La sua rabbia e la sua preoccupazione ne erano state una prova inequivocabile. Tutto sarebbe giunto ad una conclusione pacifica, adesso. A lungo andare, Kriss sarebbe diventato più forte.
Durante la guerra non era mai stato esposto ai veri pericoli di una Spada Demoniaca e Dean ne era contento, visto che era tornato da lui a guerra praticamente finita. Per questo Kriss non sapeva cosa succedeva ai Caduti quando venivano feriti da quella lama... sapeva soltanto quello che accadeva alle vittime umane.
Molti Caduti erano morti in quel modo durante le guerre demoniache e Samuel aveva scagliato quell’arma verso Aurora con l’intenzione di infliggerle una morte lenta e dolorosa... un ultimo regalo alla femmina di Caduto che lo aveva tradito. Skye, nella sua innocenza, non comprendeva le conseguenze delle proprie azioni quando aveva cercato di proteggere Aurora facendola voltare e offrendo la propria schiena a quel sacrificio.
Il ragazzo avrebbe pagato il prezzo più alto, senza tornare indietro. Dean non era pentito per averlo salvato... non se ne sarebbe mai pentito.
Chiuse gli occhi e si riabbassò la manica per nascondere le prove del demone che cresceva dentro di lui. Era stato uno dei pochi della loro specie a sopravvivere alla ferita di una Spada Demoniaca... ma ciò era accaduto solo grazie alla sua forza, sia fisica che mentale. Era stato il capitano della guardia reale, dunque era stato addestrato ad avere la forza per resistere a qualsiasi cosa... anche al dolore e alle conseguenze del condividere il proprio corpo con l’anima di un demone.
Quello che preoccupava maggiormente Dean era che i demoni “creati” da una spada simile non erano nuovi nati... l’arma, in realtà, creava minuscole fratture dimensionali nel corpo di colui che veniva ferito. In breve, essa permetteva alle anime di antichi demoni di ritornare e rinascere nel regno umano attraverso il corpo della persona ferita.