María Acosta - L'Ultima Opportunità стр 6.

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-“Chiedo la parola! Chiedo la parola!” –continuò a gridare quella matta.

Fino a quando non tacquero tutti, la lepre, il cui nome era Calogero, non smise di gridare e di zompettare. Quel piccolo animaletto con le sue larghe orecchie conosceva benissimo il linguaggio della sua razza ma della lingua franca, così nuova, sapeva soltanto tre parole, così si rivolse a uno dei gorilla di fronte a lui per chiedere aiuto. I gorilla erano animali molto intelligenti e svelti ed erano riusciti a imparare questo linguaggio molto in fretta. Allora il gorilla si alzò e si mise accanto alla lepre che, in confronto, quasi spariva sotto l’ombra della grande scimmia. E così cominciò un discorso che mise a disagio Valvo e Duca:

- “Noi lepri e il resto degli animali che abitano in campagna stiamo dibattendo su questa riunione per scegliere un comandante in capo; crediamo di avere anche noi il diritto di farne parte e, per il bene di tutti, animali e macchine, crediamo che ogni specie debba avere un capo. Così, chiedo a tutti di nominare un essere della propria specie per difendere il proprio punto di vista. E che siano questi animali scelti da tutti quelli che ci guideranno nella battaglia che sta per cominciare. Questa pace non è una vera pace, è soltanto una pausa, la vera battaglia deve ancora arrivare. Ci dobbiamo organizzare e anche gli uomini faranno lo stesso, ne siamo sicuri. Ma ci serve un po’ di calma. Questo non significa che non dovremo lottare. Lo faremo, ma non ancora. Crediamo di trovarci in un punto in cui dovremmo agire con precauzione; in altre parole, siamo molto diversi e metterci d’accordo sarà molto difficile, ma non impossibile. Sappiamo benissimo che gli uomini sono sconvolti per ciò che è successo negli ultimi giorni. Sono una razza a cui serve molto tempo per mettersi d’accordo e so con sicurezza che stanno ancora parlando e discutendo tra loro per arrivare a una soluzione. Quindi la nostra proposta è questa: ogni razza dovrà scegliere un rappresentante e poi, mentre la maggior parte degli animali e delle macchine cercheranno di organizzarsi per la difesa, a seconda delle loro forze e possibilità, i rappresentanti dovranno fare del loro meglio e condividere il potere in modo che nessuno sia al di sopra degli altri. Questo è tutto.”

In questo modo Manlio, il gorilla, finì la traduzione delle parole di Calogero. Dietro di loro, Duca era così rosso di rabbia che sembrava sul punto di esplodere, mentre Valvo cercò di non dire la sua. Soltanto alcuni led che luccicavano debolmente avrebbero potuto tradire la sua grande frustrazione. Manlio aveva appena finito di parlare quando una grande ovazione riecheggiò nella stanza. I propositi di Valvo e Duca erano stati annullati. Per il momento, pensò Valvo, soltanto per il momento.

Dopo un po’ la stanza ritornò alla calma, tutti se ne andarono con le loro famiglie, ansiosi di raccontare cosa avevano deciso nella riunione e di come una nuova tappa sarebbe cominciata subito, esenti dagli obblighi verso gli uomini. Tutti erano contenti, tranne Manlio, il gorilla, che conosceva benissimo le idee di Valvo e di Duca sul destino che sarebbe stato riservato agli uomini e non avrebbe potuto consentire che venissero giudicati tutti nello stesso modo. C’erano persone buone che avevano aiutato alcuni suoi parenti e altri animali e che ora rischiavano di essere massacrati a causa delle pazzesche idee di quei due farabutti che cercavano il potere a ogni costo. Era necessario fare qualcosa. Poi Mainlo sparì nel buio tra gli alberi che circondavano La Pedriza.

Pertanto i due grandi gruppi nemici avevano cominciato a organizzarsi: da una parte gli uomini, con i loro precari metodi di difesa e attacco, e dall’altra le macchine e gli animali che possedevano, in confronto, la tecnologia migliore e più moderna. Quantomeno questo era quanto pensava la maggioranza dei loro membri, perché né tutti gli uomini erano fedeli alla loro razza né tutti gli animali e macchine odiavano gli uomini. Ce n’erano alcuni, che soffrivano più degli altri, che cercavano di interpretare le cose da un punto di vista più ampio e che non erano d’accordo con ciò che stava per succedere; questi volevano sistemare le cose tramite il dialogo e credevano in un futuro di pace basato su rapporti pacifici in cui ognuno avrebbe condiviso i propri problemi ed espresso le proprie ragioni. Ma quelli che la pensavano così erano pochi; la febbre di potere e di vendetta era così forte che non sarebbero mai riusciti a convincere nessuno che la guerra non era la soluzione di tutti i problemi. Quindi, all’interno di ogni gruppo, ce n’erano altri due che lottavano per salvare i loro amici del partito nemico.

Dal momento in cui gli umanoidi erano riusciti a entrare in contatto con ogni tipo di macchina, avevano creduto che esse si sarebbero schierate tutte dalla loro parte. In realtà molti apparecchi (auto, frullatori, moto, tv, computer,...), pur fingendo il contrario, ritenevano che questa guerra non fosse la loro guerra, che non c’entrasse nulla con loro. Succedeva lo stesso ad alcuni animali: perché avrebbero dovuto fare del male o addirittura ammazzare persone che si erano prese cura di loro quando erano malati, che avevano voluto che facessero parte della famiglia, che si erano preoccupati della loro salute, dei loro desideri? Andava fatta giustizia, non c’era dubbio, ma non potevano capire questa vendetta cieca.

Quindi tra gli animali c’erano quelli che erano stati sfruttati dagli uomini in maniera crudele (maiali ammazzati in maniera dolorosa, galline che erano state costrette a vivere in spazi minimi e a produrre uova come se fossero macchine, e tanti altri atti atroci) e quelli che avevano avuto una vita più libera (maiali che avevano goduto liberi in campagna, galline che avevano mangiato cose più naturali di quello schifo di cibo industrializzato, mucche che avevano un nome e che vivevano con un po’ di libertà); esisteva un altro gruppo di animali che dovevano agli uomini la loro esistenza: gli animali selvaggi che vivevano liberi con l’aiuto degli uomini che rischiavano la loro vita nella lotta contro i bracconieri, o in una riserva naturale con altri animali; o ancora quelli che erano stati riscattati dai padroni crudeli, come gli elefanti che lavoravano in India, gli orsi con l’anello al naso, i leoni e altri grandi felini, drogati in modo tale che i turisti potessero posare per le foto. Come agire con queste persone buone che avevano fatto tutto il possibile per toglierli da questa vita? Insomma, l’idea venne espressa da Manlio alla sua famiglia, e man mano si estese fino ad arrivare a tutti gli animali che erano stati riscattati, un gruppetto clandestino all’interno di un gruppo enorme che cercava soltanto vendetta e distruzione. Senza esitazioni si misero in moto.

Nel frattempo, fuori da qualsiasi controllo, alcuni animali facevano giustizia sommaria: in America, da Nord a Sud, i cani che erano stati costretti a lottare tra di loro, decisero di combattere tutti insieme contro gli uomini che avevano scommesso sulla loro vita. Anche i galli ebbero la stessa idea e smisero di combattere tra loro per attaccare gli umani. È chiaro che molti di essi non riuscirono a sopravvivere ma quelli che ce la fecero si sparsero ovunque e raccontarono a chi voleva ascoltarli quello che avevano fatto. Naturalmente gli uomini cercarono di difendersi da quegli attacchi e alcuni morirono per le ferite prodotte dai cani o per le infezioni che, come una piaga, producevano gli speroni dei galli, sporchi di sudiciume. Sebbene tutto fosse cominciato in America, questi fatti si propagarono per tutto il pianeta, come se gli animali avessero avuto il potere di inviare un messaggio tramite i loro cervelli ai loro congeneri. Queste scene si ripeterono in Asia e in Europa: gli uomini cercavano un nascondiglio o si difendevano come potevano dagli attacchi. Ci furono morti tra gli uomini e tra gli animali. Alcuni galli morirono mentre perseguitavano i loro torturatori attraverso fiumi o laghi e alcuni uomini morirono a causa della cancrena che invase i loro muscoli, o a causa dell’idrofobia contagiata dai cani malati.

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