Alessandro Manzoni - I PROMESSI SPOSI стр 100.

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- Avete fatto il vostro dovere a informar la giustizia -; disse un notaio criminale, mettendo giu la penna, - ma già lo sapevamo.

Bel segreto! pensò l'oste: ci vuole un gran talento! - E sappiamo anche, - continuò il notaio, - quel riverito nome.

Diavolo! il nome poi, com'hanno fatto? pensò l'oste questa volta.

- Ma voi, - riprese l'altro, con volto serio, - voi non dite tutto sinceramente.

- Cosa devo dire di più?

- Ah! ah! sappiamo benissimo che colui ha portato nella vostra osteria una quantità di pane rubato, e rubato con violenza, per via di saccheggio e di sedizione.

- Vien uno con un pane in tasca; so assai dov'è andato a prenderlo. Perché, a parlar come in punto di morte, posso dire di non avergli visto che un pane solo.

- Già; sempre scusare, difendere: chi sente voi altri, son tutti galantuomini. Come potete provare che quel pane fosse di buon acquisto?

- Cosa ho da provare io? io non c'entro: io fo l'oste.

- Non potrete però negare che codesto vostro avventore non abbia avuta la temerità di proferir parole ingiuriose contro le gride, e di fare atti mali e indecenti contro l'arme di sua eccellenza.

- Mi faccia grazia, vossignoria: come può mai essere mio avventore, se lo vedo per la prima volta? È il diavolo, con rispetto parlando, che l'ha mandato a casa mia: e se lo conoscessi, vossignoria vede bene che non avrei avuto bisogno di domandargli il suo nome.

- Però, nella vostra osteria, alla vostra presenza, si son dette cose di fuoco: parole temerarie, proposizioni sediziose, mormorazioni, strida, clamori.

- Come vuole vossignoria ch'io badi agli spropositi che posson dire tanti urloni che parlan tutti insieme? Io devo attendere a' miei interessi, che sono un pover'uomo. E poi vossignoria sa bene che chi è di lingua sciolta, per il solito è anche lesto di mano, tanto più quando sono una brigata, e...

- Sì, sì; lasciateli fare e dire: domani, domani, vedrete se gli sarà passato il ruzzo. Cosa credete?

- Io non credo nulla.

- Che la canaglia sia diventata padrona di Milano?

- Oh giusto!

- Vedrete, vedrete.

- Intendo benissimo: il re sarà sempre il re; ma chi avrà riscosso, avrà riscosso: e naturalmente un povero padre di famiglia non ha voglia di riscotere. Lor signori hanno la forza: a lor signori tocca.

- Avete ancora molta gente in casa?

- Un visibilio.

- E quel vostro avventore cosa fa? Continua a schiamazzare, a metter su la gente, a preparar tumulti per domani?

- Quel forestiero, vuol dire vossignoria: è andato a letto.

- Dunque avete molta gente... Basta; badate a non lasciarlo scappare.

Che devo fare il birro io? pensò l'oste; ma non disse né sì né no.

- Tornate pure a casa; e abbiate giudizio, - riprese il notaio.

- Io ho sempre avuto giudizio. Vossignoria può dire se ho mai dato da fare alla giustizia.

- E non crediate che la giustizia abbia perduta la sua forza.

- Io? per carità! io non credo nulla: abbado a far l'oste.

- La solita canzone: non avete mai altro da dire.

- Che ho da dire altro? La verità è una sola.

- Basta; per ora riteniamo ciò che avete deposto; se verrà poi il caso, informerete più minutamente la giustizia, intorno a ciò che vi potrà venir domandato.

- Cosa ho da informare? io non so nulla; appena appena ho la testa da attendere ai fatti miei.

- Badate a non lasciarlo partire.

- Spero che l'illustrissimo signor capitano saprà che son venuto subito a fare il mio dovere. Bacio le mani a vossignoria.

Allo spuntar del giorno, Renzo russava da circa sett'ore, ed era ancora, poveretto! sul più bello, quando due forti scosse alle braccia, e una voce che dappiè del letto gridava : - Lorenzo Tramaglino! - , lo fecero riscotere. Si risentì, ritirò le braccia, aprì gli occhi a stento; e vide ritto appiè del letto un uomo vestito di nero, e due armati, uno di qua, uno di là del capezzale. E, tra la sorpresa, e il non esser desto bene, e la spranghetta di quel vino che sapete, rimase un momento come incantato; e credendo di sognare, e non piacendogli quel sogno, si dimenava, come per isvegliarsi affatto.

- Ah! avete sentito una volta, Lorenzo Tramaglino? - disse l'uomo dalla cappa nera, quel notaio medesimo della sera avanti. - Animo dunque; levatevi, e venite con noi.

- Lorenzo Tramaglino! - disse Renzo Tramaglino: - cosa vuol dir questo? Cosa volete da me? Chi v'ha detto il mio nome?

- Meno ciarle, e fate presto, - disse uno de' birri che gli stavano a fianco, prendendogli di nuovo il braccio.

- Ohe! che prepotenza è questa? - gridò Renzo, ritirando il braccio. - Oste! o l'oste!

- Lo portiam via in camicia? - disse ancora quel birro, voltandosi al notaio.

- Avete inteso? - disse questo a Renzo: - si farà così, se non vi levate subito subito, per venir con noi.

- E perché? - domandò Renzo.

- Il perché lo sentirete dal signor capitano di giustizia.

- Io? Io sono un galantuomo: non ho fatto nulla; e mi maraviglio...

- Meglio per voi, meglio per voi; così, in due parole sarete spicciato, e potrete andarvene per i fatti vostri.

- Mi lascino andare ora, - disse Renzo: - io non ho che far nulla con la giustizia.

- Orsù, finiamola! - disse un birro.

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