Naomi Bellina - Fuori Dal Comune стр 3.

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Star era pronta a vomitare al solo pensiero, ma si sforzò di prendere un respiro profondo e di espirare lentamente. Betty aveva buon cuore, non poteva farci niente se il suo cervello a volte andava in sovraccarico.

Che ne dici se ti richiamo fra una settimana? Devo spacchettare la mia roba di scuola e sbrigare alcune faccende.

Oh tesoro, sei ancora triste? Sembri triste. Accidenti, lo sarei anchio dopo quello che ti ha fatto quelluomo odioso. Sei una così gran donna, è sua la perdita, lo sai.

Non sono triste, sto bene, disse, non volendo pensare al suo ex fidanzato e a quel giorno orribile. È finita con lui. Hai ragione, la perdita è sua, io sono andata avanti.

Questo è lo spirito giusto! Non perdere neanche un minuto a pensare a lui. Semplicemente ti rimetti in sesto, sbrighi quelle faccende, e mi chiami. Non aspettare troppo, però. Abbiamo un sacco di preparativi da fare!

Star salutò e riagganciò. Provò a suscitare un po di indignazione verso Betty. Accidenti a lei per trascinarla a lavorare a una festa a cui nemmeno voleva partecipare, e accidenti a lei per darle unaltra cosa di cui preoccuparsi. Star aveva troppi progetti da affrontare quellestate, troppe cose da fare.

Ma non riusciva a essere indignata. Non provava praticamente niente, la stessa cosa che aveva provato ininterrottamente fino ad ora da... quanto tempo era passato dallEvento, quasi un anno? Nessuna gioia, niente rabbia, nessun dolore, solo una grande e grossa sensazione di blah ogni giorno. Cominciava al risveglio, andava avanti durante la giornata e fino a notte, quando gli ultimi fuggevoli pensieri le danzavano nella mente prima che il sonno la reclamasse. Anche i suoi sogni erano noiosi e spenti.

E la verità era che non aveva nessuna dannata cosa da fare quellestate, nessun piano, niente. La maggior parte degli anni aveva qualcosa di delineato, un corso in cui insegnare o al quale partecipare, progetti da realizzare nel suo cortile o intorno alla casa qualche attività che le desse una buona ragione per alzarsi dal letto ogni mattina. Non questanno. In qualche modo, aveva lasciato che lestate la sorprendesse senza aver fatto alcun progetto.

Star sapeva che il suo attuale stato mentale non era un buon posto dove stare. Aveva sentito le parole clinicamente depressa sussurrate in sala insegnanti e sapeva che poteva essere quello il caso, ma non era riuscita a mettere insieme abbastanza voglia di analizzare il problema. Continuava a promettersi di prenotare una visita medica, ma non lo faceva mai. Il pensiero di prendere delle pillole non era particolarmente allettante, e sospettava che i farmaci fossero tutto ciò che avrebbe ottenuto da un medico.

Quello di cui aveva realmente bisogno era una pausa dalla sua routine quotidiana. Forse trovare qualcosa di completamente diverso da fare quellestate, qualcosa di veramente fuori dal comune. Qualcosa che le desse la scossa di cui aveva bisogno per volersi unire alla razza umana ancora una volta. In quel momento, voleva solo fumare quellultima sigaretta prima di smettere di nuovo, salire sul letto e tirarsi le coperte sopra la testa per il resto della giornata.

Star afferrò la sua borsa per trovare un accendino e la scatola che lo strano uomo le aveva dato cadde fuori. Dopo aver acceso la sigaretta, essersi goduta il primo tiro e aver espirato il fumo, raccolse la scatola e se la rigirò tra le mani.

Ora ricordava Curtis. Un ragazzo tranquillo, era rimasto con loro solo per un mese, poi la sua famiglia aveva lasciato la zona, si ricordò. Quello che davvero ricordava di lui era che era strano. Somigliava molto a suo padre, magro e pallido, e non parlava molto. Se ne stava seduto da solo a consumare il pranzo e si appoggiava al muro di mattoni della scuola guardando gli altri ragazzi giocare durante la ricreazione, senza mai unirsi. Si sentiva male per lui perché gli altri bambini lo ignoravano, ma non sembrava gli importasse, così lo lasciava stare. Era arrivata a scoprire che alcuni bambini preferivano stare da soli.

Tuttavia, alla fine aveva dovuto rimproverarlo gentilmente. In classe, la guardava di continuo, seguendo ogni suo movimento, anche quando avrebbe dovuto fare dei compiti. Un giorno laveva chiamato in disparte e gli aveva chiesto se ci fosse qualcosa che non andava.

Aveva sorriso un sorriso inquietante e aveva scosso la testa. Gli aveva chiesto per favore di smettere di fissarla e gli aveva detto che era considerato maleducato osservare una persona con tanta attenzione. Aveva semplicemente detto Sì, signora e quella era stata la fine della conversazione. Aveva smesso di guardarla così tanto, e poco tempo dopo si era trasferito. Non aveva più pensato a lui da allora.

Perché le avrebbe fatto un regalo? Lo aveva davvero aiutato? A fare cosa? Star sollevò lentamente il coperchio e sobbalzò nel sentire un tuono. Unesplosione di luce vorticò intorno a lei e si sentì sollevata dalla sua sedia e trascinata via.

Capitolo Due

Star sbatté le palpebre e girò la testa, stordita. Cosera appena successo? Come era passata da seduta al tavolo della cucina a sdraiata per terra in quello che sembrava essere un giardino aperto? Non riconosceva quel luogo. Alberi, piante e fiori riempivano larea, ma il fogliame non le era familiare. Diverse fontane gorgogliavano e alcuni uccelli cinguettavano tutto il resto era silenzioso. Mentre lottava per mettersi in piedi apparve un uomo, che camminava a passo svelto lungo un sentiero lastricato di pietra.

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