Terminò la telefonata e si diresse di corsa verso la sua camera per vestirsi. Gli altri cani salvati avevano ancora bisogno di essere accuditi e aveva passato troppo tempo nellinfruttuosa ricerca del lupo fuggito. Perso nei pensieri sulle faccende da sbrigare e sul lupo, si diresse verso la sua camera, lerezione mattutina svanita e dimenticata mentre cercava di mettere da parte le sue sensazioni di abbandono e di concentrarsi su quello che doveva essere fatto. Aprì di scatto un cassetto, frugando tra i mucchi di vestiti piegati frettolosamente.
Dove sono le mie maledette felpe? Erano qui, almeno lo credevo Borbottando per la frustrazione, infastidito con sÈ stesso e con il lupo, fu colto alla sprovvista da un forte bussare alla porta principalecosì forte che si chiuse le punte delle dita nel cassetto mentre lo chiudeva.
Ahi! Merda! Chi diavolo bussa alla mia porta a questora del mattino? Lunica persona a cui potÈ pensare fu lo sceriffo Kaufman, e quello gli fece uscire un gemito accompagnato da alcune imprecazioni. Ci stava; quella mattina era già stata una schifezza. Una visita di Kaufman ci sarebbe stata proprio bene. Aprì la porta dingresso pronto a incontrare lo sceriffo e a riversargli un po della sua frustrazione. Invece un respiro sorpreso uscì dai suoi polmoni.
In piedi sulla verandae non erano quelle le sue felpe scomparse? E la sua maglietta del concerto degli Alice In Chains? cera luomo che aveva sognato la scorsa notte. Era meraviglioso in ogni centimetro della sua persona, con capelli neri lunghi fino alle spalle che abbellivano il suo volto cesellato, grandi occhi marroni, naso aquilino, e labbra piene e sensuali. Gabe sentì il suo uccello irrigidirsi per il desiderio, spingendo contro lelastico dei suoi boxer, cercando di uscire, e vide limprovvisa fiamma dalle narici delluomo del sogno, come se potesse sentire che Gabe si era eccitato. Distolse lo sguardo dal volto dellaltro uomo, lo abbassòe trattenne un sussulto. Lì, attorno al suo collo, proprio sopra il colletto della maglietta
Ma che diavolo? borbottò con voce strozzata. Il suo cervello elaborò allimpazzata linformazione delle ferite quasi guarite sul collo delluomo, la sensazione di familiarità lo travolse. Piccoli puntini neri apparvero davanti ai suoi occhi. Gesù, doveva essere completamente impazzito.
Chi sei tu? riuscì a dire, sentendosi leggero e fuori fuoco, i suoi occhi fissi su quelle sbiadite ferite familiari. Non può essere, non può essere
Sono Mika, rispose luomo, la sua profonda voce rombante riempì la mente di Gabe con uno strano ronzio mentre cercava di combattere loscurità che lo stava travolgendo.
Merda! Mika si gettò verso la soglia per cercare di impedire che Gabe si rompesse la testa, riuscendo a malapena ad afferrarlo prima che colpisse il pavimento. Non era andata proprio come aveva pianificato, era decisamente chiaro. Non che avesse lidea romantica che il suo compagno lo avrebbe guardato per poi gettargli le braccia al collo e giurargli amore eterno in modo che potessero copulare come conigli. No, quella era solo una fantasia, ma veramente non si era aspettato quello.
Mika aveva pensato alle varie possibilità, solo per scoprire che non ne aveva nessuna. Senza abiti, denaro o mezzi di trasportotutto quello che aveva posseduto era ancora nella terra del suo ex brancoMika semplicemente non aveva saputo che altro fare. Era sgattaiolato dentro la camera di Gabe mentre dormiva e aveva preso in prestito alcuni vestiti. Aveva desiderato così tanto toccare Gabe mentre era disteso. Era stupendo, tutto muscoli lunghi e tesi e pelle tirata. Non si era permesso di guardarlo troppo a lungo, timoroso che avrebbe ceduto al bisogno di toccarlo. Stupidamente, come sembrava ben chiaro ora, aveva deciso che un approccio diretto era lunica scelta che aveva.
Forse avrei dovuto pensare a un altro modo. Certamente avrebbe potuto pensare a qualcosa di diversosolo che non voleva lasciare quel posto, quelluomo a lungo abbastanza per formulare un piano alternativo. E ora era troppo tardi; lo aveva già spaventato a morte.
Lo portò in camera e si sedette sul letto, la schiena appoggiata alla testiera, cullandolo nel suo grembo. Stava così bene, disteso e stretto contro il suo petto. Mika vide i suoi occhi aprirsi, lo sentì irrigidirsi e cominciare a spingerlo via. Levò velocemente le sue braccia, sentendo una stretta al cuore quando il suo compagno si allontanò velocemente da lui per restare tremante dallaltra parte del letto. I loro sguardi si incontrarono e dovette lottare con se stesso per non avvicinarsi a lui e alleviare la paura che vedeva riflessa in quei sospettosi occhi verdi.
Non sapeva cosa fare per calmare il nervosismo delluomo. Cercare di mettersi nei panni di Gabe si stava rivelando difficile con il desiderio che pulsava in tutto il suo corpo. Doveva trovare un modo per far capire la situazione al suo compagno, senza però terrorizzarlo. Le sue mani stavano tremando per il timore di rovinare tutto. Incontrando lo sguardo di Gabe, fece un profondo respiro e aspettò.
Fammi vedere la tua schiena, ordinò Gabe, le braccia incrociate mentre aspettava che lui eseguisse i suoi comandi.
Mika lo fissò, desiderando che accettasse la realtà di quello che stava per vedere. Si sporse in avanti dalla testiera, si levò la maglietta presa a prestito e poi si piegò fino a quando la pancia quasi gli toccò le cosce, osservando sempre il suo compagno. Vide la bocca delluomo aprirsi fino a formare una o molto carina, sentì uno stupito oh merda mentre Gabe sollevava una mano per seguire dolcemente il punto dove un proiettile si era fatto largo tra la pelle e i tessuti. Il calore di quella dolce carezza gli fece sfuggire un gemito prima che riuscisse a fermarlo. Invece di allontanarlo come aveva temuto, Gabe lasciò che il suo palmo riposasse sopra la ferita, accarezzando la pelle corrugata alcune volte con la punta delle dita.
La logica lottò contro il desiderio. Il suo uccello era così duro da fargli veramente male. Poteva sentire lumidità fuoriuscire dalla punta, il calore del fluido quasi bruciare la pelle dove arrivava mentre il suo pene pulsava a ogni battito. Sforzandosi di allontanare i pensieri delle reazioni del suo corpo verso il suo compagno, rimase perfettamente immobile, aspettando di vedere quale sarebbe stata la mossa successiva di Gabe. Quando non fu più in grado di reggere il silenzio, si allungò per afferrare il braccio di Gabe, tenendogli il polso prima di sedersi di nuovo contro la testiera.
Per favore, Gabriel. Siediti con me. Prometto di fare del mio meglio per spiegarti.
Gabe si liberò il polso ed esitò per un momento così lungo che Mika temette che avrebbe dovuto pregarlo. Chiudendo gli occhi per il dolore del suo uccello pulsante, sapeva che giunto a quel punto lo avrebbe supplicato. Avrebbe fatto qualunque cosa per tenere il suo compagno vicino a lui. Diavolo. Per tenerlo. Punto. Questa attrazione tra compagni era molto più forte di quanto avrebbe mai pensato potesse esseree molto più spaventosa a causa della sua intensità.
Aprendo gli occhi, Mika si rese conto che Gabe stava fissando lasta rigida che stava tendendo i suoi vestiti, provocandogli un malessere non da poco. Gemette quando il suo uccello rispose allispezione di quei bei occhi verdi.
Gabe, non puoi guardarmi in questo modo e aspettarti che io mi possa concentrare sul parlare, borbottò. Gabe rialzò il suo sguardo verso quello di Mika e divenne di un rosso brillante. Dio, il suo compagno era stupendo, seduto lì con le labbra leggermente aperte, limbarazzo che lo travolgeva. Il pomo di Adamo di Gabe andò su e giù un paio di volte prima che fosse in grado di parlare.