Alla fine andai con Debora alla più vicina stazione dei carabinieri per sporgere denuncia. Ci accompagnò un ragazzo del gruppo, particolarmente premuroso, secondo Debora, o invadente, secondo me.
La giornata per me procedeva di male in peggio: prima il brutto tempo e i bigotti della parrocchia, poi il prete, il matto, il furto e adesso anche i carabinieri.
Beh, avrete capito che neanche le forze dellordine mi stanno gran che simpatiche: meglio i carabinieri che la polizia, almeno ci sono tante barzellette su di loro che ci tengono di buon umore. Non che quello che incontrai quel giorno fosse peggio degli altri: devo dire anzi cortese e rispettoso, povero diavolo. Ma ebbe una reazione per me sconcertante quando, dopo che ebbi raccontato e fatto verbalizzare tutto, aggiunsi che avevo dei sospetti su chi poteva avermi derubato e riferii che secondo me era stato un tipo strano con in testa un cappello rosso e verde.
Uno col cappello rosso e verde? Giovenale?, e rendendosi conto che non potevo conoscerne il nome, mi fece vedere una sua fotografia. Sì, era lui.
Vede questo ragazzo, povero disgraziato, non ha mai fatto male a una mosca. È un po il portafortuna del paese, una specie di attrazione turistica. E a parte la nomea di possedere poteri paranormali, per cui comunque nessuno si metterebbe mai contro di lui, è molto amato dalla gente. Dopo una pausa di riflessione, aggiunse: Ma su quali elementi, precisamente, basa i suoi sospetti su di lui?
Mi ha aggredito verbalmente. A tal punto che ho temuto seriamente che volesse alzare le mani su di me.
Qualcun altro ha assistito a questa scena, e può confermarlo?
No, non potevo portare nessuno come testimone di quello che era accaduto.
E sia, verbalizzerò ugualmente; ma guardi che su queste basi non possiamo prendere alcun provvedimento ufficiale nei confronti di Giovenale. Magari possiamo andargli a parlare, chiedere se sa qualcosa, questo sì
Beh, cosa potevo aspettarmi di diverso? Storicamente le forze dellordine sono sempre state asservite agli interessi del clero. Ce lhanno nei cromosomi, secondo me. Quindi non rimasi stupito più di tanto di quella reazione. Rimasi molto seccato invece quando, per concludere, lappuntato aggiunse (quasi a farmi capire che dubitava in toto di quanto gli avevo raccontato):
Comunque stasera, al suo ritorno a casa, controlli bene anche lì: a volte capita
che per caso invece dei miei documenti abbia infilato nel marsupio un rametto di fiori? Non credo proprio, risposi polemicamente, e me ne andai.
Al ritorno a casa, ciliegina sulla torta di quella giornata per me così poco entusiasmante, dovevamo passare dalla mamma di Debora. Era tardi e buio ed ero stanco, anche se nel viaggio di ritorno ero riuscito a dormicchiare. Spero che sia già addormentata, così ci sbrighiamo subito, pensavo mentre Debora girava la chiave nella toppa di casa di sua madre. Si sentiva un rumore di passi: probabilmente linfermiera ci stava aspettando sveglia. Ma quando aprimmo la porta vedemmo sua madre che, da sola e aiutandosi con le stampelle, ci veniva incontro.
Mamma! ma ti sei alzata?!, esclamò stupita Debora al vederla. Le andò incontro a sorreggerla, un po preoccupata che potesse perdesse lequilibrio.
Stai tranquilla, ce la faccio. Ce la farei anche senza le grucce, se volessi, ma è meglio non esagerare: è la prima volta dopo tanto tempo. Oggi mi sono sentita proprio bene, e ho provato ad alzarmi. Linfermiera dice che potrebbe essere il cambio di stagione, ma io sono sicura che è stato il Santo che ha fatto un miracolo. Anzi, lo avete fatto voi, che siete andati a trovarlo. Ancora non riesco a crederci.
Già. Stentavo a crederlo anche io. Non so quante volte quel giorno mi ero chiesto chi me lo avesse fatto fare, ed avevo ripetuto a me stesso che in vita mia non avrei fatto più niente che somigliasse anche lontanamente ad un pellegrinaggio.
Le due donne si misero sedute e si abbracciarono. Vidi Debora che, in silenzio, non riusciva a trattenere le lacrime per la commozione e la felicità.
Grazie soprattutto a te, mi disse sua madre, so che sicuramente ti è pesato molto. E grazie dei fiori: così in alto non puoi essere stato che tu a metterli. Li ho visti solo oggi che mi sono alzata.
Caddi dalle nuvole. Quali fiori?
Guardai in alto e vidi, allultimo ripiano della libreria, un vaso pieno di bellissimi fiori bianchi e rosa. Sarà stata linfermiera, pensai. Era una signora filippina molto disponibile e piena di dignità, ed evidentemente molto razionale se quel giorno, nonostante fosse anche lei molto religiosa, non aveva gridato anche lei al miracolo. Magari era salita con la scala. Forse per i fiori devi ringraziare Eliana, la nuova infermiera, dissi. A proposito: dovè adesso?
Lho mandata a dormire
Guardai ancora i fiori. Sembravano lo stesso tipo di fiori che quel giorno mi ero trovato nel marsupio. Possibile? Mi avvicinai per vedere meglio. Salii su una sedia. Sì, erano gli stessi fiori. E sul vaso ma guarda, non sapevo che la mamma di Debora ne avesse uno così. Cera leffigie del Santo. Lo stesso tipo di vaso che quel giorno avevo visto in vendita nelle bancarelle davanti alla Basilica. Guardai con più attenzione. Vicino al vaso cera qualcosa. Allungai la mano e sentii tra le dita un telefonino. Era il mio. Vicino cerano anche un portafoglio, le chiavi e il portamonete, tutto quanto ero convinto che mi avessero rubato. Senza dire niente misi ogni cosa al suo posto nelle mie tasche, riflettendo su cosa potesse essere successo.
Come vedi ci sono occasioni in cui la fede può più di qualunque altra cosa. Persino del denaro, mi disse Debora. Già, il denaro. Non avevo controllato se nel portafoglio cera ancora tutto. I documenti e le carte di credito cerano ancora, ma il contante era sparito.
Di quel misterioso ritrovamento non dissi niente a nessuno, né allora né mai. A malincuore, nonostante la sparizione dei contanti, il mattino dopo chiamai i carabinieri per dire che avevo ritrovato tutto, e ritirai la denuncia.
Riflettei molto su quanto era successo. Ero molto indeciso su diverse ipotesi. Forse uno scherzo da prete ai miei danni, ben organizzato da Debora con la collaborazione di sua madre e dei parrocchiani; o forse un furto da parte dellinsospettabile Eliana, donna dalla doppia personalità o forse addirittura tripla: infermiera ladra e guaritrice. Ma se veramente era una guaritrice, allora quei soldi se li era meritati e non potevo certamente definirla ladra.
Restava il fatto, innegabilmente positivo, dellimprovvisa guarigione della mamma di Debora, per cui anche lipotesi del miracolo non poteva essere esclusa. Ed era una ipotesi che, benché distruggesse tutta la mia filosofia e la razionalità del mio modo di pensare, tutto sommato poteva anche non dispiacermi. In questultima ipotesi, però rimaneva il mistero della sparizione dei soldi, che il Santo mi avrebbe sottratto forse per farmi un dispetto o forse per aumentare i miei dubbi: perché se invece di soldi ne avessi trovati di più, al miracolo ci avrei creduto più facilmente.
LA GITA AL SANTUARIO
È successo quasi un anno fa, il 29 settembre. Io e Paolo eravamo fidanzati ufficialmente già da anni, tanto che ormai iniziavo a pensare che lo saremmo stati per tutta la vita. Tra noi stava cominciando a prevalere l'abitudine, ed anch'io stavo rischiando di assuefarmi all'assenza del vero slancio dell'amore, immaginato e sognato evidentemente solo da parte mia nei primissimi tempi in cui c'eravamo conosciuti.