"Voglio dire...sei una donna attraente, molto ben proporzionata" si affrettò a precisare Collin, inclinando la testa per esaminarle il busto, poi la vita e infine i fianchi. Sua madre avrebbe detto che aveva fianchi perfetti per generare un figlio. Un altro complimento che le donne non apprezzavano granchè.
"Guarda su" disse Charlotte, schioccando le dita.
Collin sollevò lo sguardo sul suo volto. Il centro delle sue pupille era color nocciola. Proprio come quello dei cavalli, sebbene le profondità marroni di Charlotte non fossero altrettanto insondabili. I suoi occhi brillavano come se un fiammifero fosse stato acceso dall'interno. Quello scintillio lo intrigò, tuttavia, poichè gli avevano insegnato che fissare non era educato, distolse lo sguardo.
"Sei una donna molto piacevole da guardare, ma non ho intenzione di provarci con te. Voglio solo assicurarmi che tu non abbia qualche osso rotto o che non ti sia slogata qualche giuntura nella caduta. Quindi...posso toccare il tuo corpo non per piacere ma perchè sono un dottore?"
Lei si accigliò ulteriormente, ma annuì. Collin avrebbe voluto chiederle quale parte del suo discorso l'avesse offesa, poi pensò che probabilmente non aveva niente a che fare con lui ma era l'effetto della caduta.
Tastò il polpaccio sinistro, senza riscontrare nessun problema. Quando invece premette il palmo alla base della colonna vertebrale, la sentì sussultare.
"Ti fa male?"
"No, sto bene. Posso camminare" rispose Charlotte, serrando le labbra ed evitando di incontrare il suo sguardo. Quando ignorò la mano che lui le stava porgendo per aiutarla a rialzarsi, Collin si limitò ad assicurarsi che riuscisse a rimettersi in piedi da sola. Dopodiché, rivolse la propria attenzione al cavallo.
Lefroy era un po' più in là, che pascolava con Equus, e spostava continuamente il peso da una zampa all'altra.
"Ha qualcosa che non va. Mi piacerebbe dargli un'occhiata".
"Sì...bè...non spetta a me darti il permesso" disse Charlotte "Non sono la sua addestratrice".
Collin percepì qualcosa nella sua voce, ma non capì cosa. Lei stava cercando di nascondere le sue emozioni, sebbene fosse quasi certo di riconoscere la tristezza. Era normale, pensò, perché anche Charlotte, come lui, amava i cavalli e probabilmente era preoccupata per la salute di Lefroy. Doveva anche dolerle la gamba destra, a giudicare dall'andatura zoppicante.
"Non puoi sforzare quella gamba e Lefroy non è in grado di sopportare il tuo peso. Ti riporterò io a casa".
"Dai Bennett? No, non puoi".
"E perchè? Sono stato bandito?"
"Certo che no" rispose lei, ma non sembrava convinta.
Neanche lui lo era. L'unica cosa certa era che Eliza non aveva alcun interesse a rivederlo, a giudicare dalla sua espressione corrucciata e dal tono di voce con cui aveva parlato. Eppure, Collin non aveva ancora capito dove avesse sbagliato.
Poi, cera mr. Bennett che, pur avendo parlato in tono basso e tranquillo, lo aveva cacciato di casa. A volte, comunicare confondeva terribilmente Collin. Adesso persino Charlotte, le cui espressioni erano sempre state un libro aperto, stava tentando di mascherare le proprie emozioni.
Poi, quegli occhi scuri incontrarono quelli di Collin, andando oltre lo strato protettivo, come se volessero scrutarlo in profondità.
"Non sei imbarazzato?" gli chiese.
Imbarazzato dal rifiuto di Eliza? No, dal momento che nessuno aveva riso di lui. Piuttosto si sentiva irritato perchè gli toccava mettersi alla ricerca di un'altra donna. Dubitava che unaltra delle altre sorelle Bennett potesse accettare la sua proposta.
Aveva pensato di cercare online una donna compatibile. Molti siti di incontri ricorrevano agli algoritmi per verificare lidoneità tra due persone. Tuttavia, avrebbe dovuto vagliare le potenziali candidate e poi fissare almeno due appuntamenti. Collin aveva sperato di poter sistemare il suo ranch prima dellinizio delle gare di Pemberley, in modo da poter pubblicizzare i suoi servizi ai concorrenti e ai proprietari dei cavalli. Mancava solo una settimana.
A quel punto, la sua sembrava un'impresa impossibile, il che significava dover aspettare un altro anno perchè la sua attività decollasse. E, nel frattempo, aveva altri animali da curare e pochi fondi a disposizione. Collin non aveva mai abbandonato animali che avevano bisogno di cure. In quei giorni, in pratica, era lui a pagare i proprietari per occuparsi delle loro bestie. Non riusciva proprio a dire di no quando si trattava di creature che avevano problemi a comunicare le proprie sofferenze.
Così come non voleva abbandonare al loro destino le due creature che aveva davanti, Charlotte e Lefroy, che sembravano non curarsi delle ferite che probabilmente avevano riportato. Si mise subito al lavoro.