Sapevo che potevi essere razionale. La sessione di trucco finì in tre secondi. Gia sorrise, trionfante. Ecco. Ora sei perfetta.
Perfetta per cosa? Adara non si preoccupò di nascondere il ringhio nella sua voce.
Per stare nel mondo dei vivi. Le parole erano stuzzicanti, ma il tono di Gia era gentile, comprensivo.
Ununica fitta le trafisse il cuore, tagliente come una freccia, così feroce che minacciò di toglierle il respiro. Era un miglioramento, però. Un anno prima il dolore era stato incessante, debilitante. Riuscì a emettere un sussurro rauco. Non avrei mai dovuto fargli quella promessa.
Come se tu avessi potuto avere altra scelta. Gia sbuffò, ignorando fortunatamente il suo lapsus emotivo. Joey avrebbe potuto convincere una suora a spogliarsi - e sarebbe stata lei a pagarlo. Sapeva che saresti rimasta per sempre nella tua bolla, sempre che non avesse forzato il tuo giuramento di vivere davvero dopo che lui- la sua gola funzionò e il suo sorriso vacillò per un secondo dopo che se ne fosse andato.
Adara si concentrò sullingresso della villa adornato da colonne. Voleva pensare alla morte di suo fratello quasi quanto voleva essere a questa festa. Si schiarì la gola e con essa lombra del dolore. Vivere davvero equivale a serate con completi imbottiti che usano lallegria liquida come scusa per un comportamento lascivo? Passi di danza che la mia mente non può non vedere? Schivare il vischio piazzato di nascosto e qualsiasi lingua in attesa?.
Stasera sì. Gia passò il braccio attraverso quello di Adara e la trascinò su per le scale di mattoni. Fammi vedere che sai ancora sorridere.
La cognata le mostrò i denti.
Gia rabbrividì. Lascia stare. Fatti bella e concentrati sul tuo obiettivo.
Ho un obiettivo? Adara pensava che il solo presentarsi fosse una vittoria.
Sì. Sii carina.
Io sono gentile.
Con le piante e i bambini, non tanto con gli umani adulti.
Le piante e i bambini erano facili da trattare. Non si aspettavano conversazioni profonde o manifestazioni emotive. Adara trascinò i piedi, la villa era abbastanza vicina da far trapelare accenni della festa allinterno. Luci rosse e verdi lampeggiavano attraverso le finestre sul marciapiede di pietra e chiacchiere ronzanti filtravano libere, lasciando percepire ogni tanto una risata. Ancora niente musica. Una volta che la band avesse iniziato, avrebbe potuto fingere una scusa per andarsene. Nemmeno il generale Gia era così senza cuore da farla restare a soffrire se fosse iniziata una musica particolare.
Su con la vita, Dar. Gia le strinse il braccio aprendo la grande porta di ferro e liberando unondata di aria calda. Ci sarà anche Ian.
Adara quasi ringhiò. Ian, lavvocato dal sorriso supersonico che aveva approfittato del dolore di Gia alla festa dellanno precedente... Squalo schifoso succhiasangue. Perfetto. Posso castrarlo per Natale. Non è mai troppo tardi per i regali.
Gia si fermò nellatrio e la fissò. Onestamente, non sorridere. Mi piace il mio lavoro. Se fai venire un infarto al signor Hamilton, dovrò farti da assistente e sai che sono allergica al gesso e ai bambini.
Chiudendo la porta dietro di loro, Adara trasse un lungo respiro misto di pino e cannella. Che il divertimento abbia inizio.
* * * *
Garret aveva appoggiato la giacca di pelle sulla custodia del violino e si era sistemato la camicia bianca con i bottoni. Non si era nemmeno cambiato dopo latterraggio dellaereo, caricando invece i suoi bagagli e gli strumenti in una macchina a noleggio, confermando una seconda volta lodioso invito via e-mail di Ian e dirigendosi qui, al Milionarie Estate. Ian probabilmente pensava che gli avrebbe dato buca - e forse avrebbe dovuto - ma erano passati anni da quando si erano incontrati, anni da quando era stato a casa e, eseguire qualche pezzo a una festa di lavoro rimandata per le vacanze, era il calcio di ricarica di cui aveva bisogno.
Una risata sommessa sinsinuò nel guardaroba, quel suono intimo gli alleviò lultima tensione del viaggio dalle spalle, sussurrandogli che aveva fatto la scelta giusta a tornare. Non che dubitasse della sua decisione... Nel momento in cui aveva messo piede sul marciapiede, lenergia aveva ronzato attraverso i suoi stivali come un fulmine. Tre anni nel circuito dei concerti doltremare e il grande pubblico distaccato gli avevano rubato un pezzo di sé.
Era tornato a casa per riprenderselo - con gli interessi.
Infilando il violino e larchetto sotto un braccio, Garret entrò nel corridoio illuminato dalle candele e drappeggiato da ghirlande di chiodi di garofano e seguì il morbido pulsare della musica degli anni 60. Era passato troppo tempo dallultima volta che aveva festeggiato il Natale con la famiglia o con gli amici e non gli dispiaceva tornare indietro di un paio di mesi, per recuperare le cose che si era perso durante il tour. Questa festa in particolare stava procedendo da almeno unora, abbastanza a lungo perché gli ospiti piacevolmente cotti non si accorgessero di eventuali ritardatari che entravano per i festeggiamenti, ma non così tanto che i vecchietti se ne fossero andati.
Attraversò lingresso a doppia porta e fu investito dallatmosfera vacanziera. Gli invitati erano riuniti in gruppi e stavano parlando fra loro, in piedi o seduti, la maggior parte con una bottiglia o un bicchiere in mano. Altri ballavano al ritmo della canzone dei Beach Boys che risuonava da altoparlanti invisibili. Anche con il vantaggio dellaltezza di Garret, Ian sarebbe stato difficile da individuare. Una fusione di glitter e vetro abbagliava da ogni direzione, dominata da un albero gigante con orpelli scintillanti e ornamenti odiosi, il suo profumo di pino un ricordo dei Natali passati.
Rivolgendo la sua attenzione sulla folla, alla ricerca di un accenno di Ian, Garret superò le persone che chiacchieravano e intorno ai tavoli decorati con pigne al profumo di cannella. Urtò contro qualcosa e riprese lequilibrio proprio quando cadde una renna gigante di plastica con la coda in aria, ai piedi di una donna appoggiata al muro, omaggiandola con la punta del suo naso rosso lampeggiante. Per un momento breve e intenso, lo sguardo della giovane incontrò quello di lui.
Il festival del caos e dei colori svanì sullo sfondo, lasciando spazio solo a lei. Si confondeva con le ombre, come se sperasse di scomparire con la notte. Il dolore le perseguitava gli occhi, mille note intrappolate.
Garret sbatté le palpebre e il momento passò. Ben-zonna. La sua maledizione straniera preferita si adattava alloccasione. Mille note intrappolate? Era notevolmente sdolcinato, anche per lui.
Nessun sorriso, nessuna parola, raccolse la mostruosità di Rudolph e posò saldamente tutti e quattro gli zoccoli scintillanti sul pavimento. Senza guardarlo di nuovo, riprese a fissare le persone come se fossero su una giostra che le girava intorno, muovendosi troppo velocemente per essere toccata.
Chiunque potesse far fermare il suo mondo anche solo per un battito del cuore esigeva almeno una presentazione. Tenendo il suo violino protettivamente vicino, oltrepassò la renna decorativa e imitò la posa da tappezzeria della donna, restando a una distanza di pochi centimetri.
Lei non lo riconobbe, teneva il suo sguardo fisso su qualcosa o qualcuno nella folla.
Garret seguì lo sguardo della giovane e soffocò un gemito. Ovviamente doveva essere Ian. Il suo amico dinfanzia era con un gruppo di donne che indossavano cappelli da Babbo Natale e minigonne. Tutto sorrisi e mani, Ian stava facendo la sua parte. Era interessante notare che gli sguardi di Ian continuavano a vagare verso la bionda minuta con il vestito rosso, che stava parlando con altri invitati.