Ehi, El. Stai andando a casa? Come sta Kathleen?
Non bene, ma sì, sto andando a casa. Ho bisogno di andare da lei. Ne parliamo dopo, d'accordo? El si voltò verso la porta, senza aspettare la sua risposta.
Dalle un abbraccio da parte mia.
Lo farò. El agitò una mano e se ne andò.
Ci era andato vicino. Avrebbe tanto voluto rivelarle quello che stava succedendo. Sara Jo era stata al suo fianco fin dall'inizio: la prima volta che era stato diagnosticato il cancro a sua madre, la remissione della malattia e ora il suo ritorno. Era uno dei motivi per cui lo aveva fatto entrare nell'ufficio di Remi il giorno precedente. Sapeva che aveva bisogno di soldi. Ma la possibilità di usare il farmaco sperimentale stava scivolando via. Nel suo stato, sua madre sarebbe potuta non essere più una candidata. Era un fatto che avrebbe dovuto affrontare. Perché quella terribile prospettiva stava diventando ogni giorno più reale. Il fatto che sua madre venisse curata e accudita a casa non lo avrebbe aiutato a nascondere la testa sotto la sabbia riguardo la gravità delle sue condizioni. Non voleva neppure pensarci, figuriamoci parlarne a voce alta. Lo farò domani.
In quel momento, doveva correre a casa e cucinare qualcosa per entrambi. Aveva saltato la colazione e il caffè non aveva fatto altro che aprirgli ancora di più lo stomaco. Aveva davvero bisogno di mangiare un panino, aveva davvero bisogno di affrontare l'inevitabile, aveva davvero bisogno di gestire quello che stava accadendo. Avrebbe dovuto accettare prima quanto fosse grave.
Respira, si impose.
Non importava quanto fosse arrabbiato, non poteva lasciare che sua madre lo vedesse. Tutto ruotava intorno a lei, non a lui. Si fermò davanti alla porta di casa e si prese qualche minuto per ricomporsi prima di aprirla. Doveva cercare di farle bere qualcosa, anche solo dell'acqua, e sperare che non la vomitasse. Avevano delle medicine per la nausea ma, se l'acqua non fosse rimasta al suo posto, non l'avrebbero fatto neppure le pastiglie. Fece un altro sospiro profondo ed entrò. Non c'era un posto al mondo in cui aveva paura di entrare. Tuttavia, quando aprì la porta di casa, si chiese se quello che lo aspettava dentro fosse il suo incubo peggiore.
Capitolo Cinque
Remi passeggiava nel proprio ufficio. La giornata si era trascinata lentamente. Era rimasto bloccato dietro la sua scrivania, lavorando su un sacco di scartoffie. Di solito non gli dispiaceva, ma quel giorno sì, probabilmente a causa della cena che lo attendeva. Sara Jo se n'era andata, una scelta saggia, a suo avviso. Se aveva pensato che fosse successo qualcosa, visto quanto era nervoso, non aveva detto niente. Remi avrebbe aspettato per ordinare del cibo fino a quando non fosse arrivato El, nel caso in cui avesse qualche allergia. Avvelenare un ragazzo di certo non era un buon modo per iniziare il primo appuntamento.
Ma quello non era un appuntamento. Era un incontro strategico. Una sorta di incontro d'affari, ecco, per capire come muoversi.
Remi viveva in centro, in uno degli appartamenti di lusso che si affacciavano sul capo di baseball. Era fantastico uscire sul balcone quando c'era un evento musicale. E poteva anche vedere buona parte delle partite. Era uno dei vantaggi di stare a casa cosa che ultimamente non accadeva molto spesso. L'area in cui viveva era ancora in costruzione e l'unica cosa che mancava davvero era un negozio di alimentati. Appena l'avessero costruito, Remi avrebbe potuto raggiungere ogni cosa a piedi nel giro di pochi minuti.
Un paio di colpi alla porta lo fecero trasalire. Per poco non inciampò nella scrivania. Aveva bisogno di prestare più attenzione.
Avanti.
El entrò e si chiuse la porta alle spalle. Non che ne avesse bisogno. Erano le cinque passate di martedì, quindi erano già usciti tutti. Di tanto in tanto qualcuno restava fino alle sei, ma solo quando avevano un grande progetto tra le mani ed erano stretti con i tempi.
Ciao. El gli rivolse un piccolo sorriso prima di sedersi sulla sedia di fronte alla scrivania.
Ciao. Non ho ancora ordinato niente. Non ero sicuro che fossi allergico a qualcosa o stessi facendo una dieta.
Oh, no, non sono allergico a niente e mangio tutto. Non ho preferenze.
Buono a sapersi. Cosa ne dici del cinese? Conosco un posto eccezionale che prepara piatti d'asporto.
Suona bene.
Cosa ti va?
El riflettè un momento, poi disse: Una porzione piccola di zuppa in agrodolce, un paio di egg rolls e pollo in agrodolce con riso bianco. Oh, e del granchio Rangoon.
Ottimo. Se vuoi sederti a tavola, io nel frattempo ordino. Poi possiamo iniziare a parlare.
Perché sono nervoso? Si trattava di un semplice accordo. Non avrebbe dovuto avere niente a che fare col fatto che trovasse El attraente. Dal momento stesso in cui Remi aveva iniziato a lavorare nell'azienda, suo padre non aveva fatto altro che ripetergli di non uscire con i dipendenti. E quello che stavano facendo contava come uscire insieme? Non si frequentavano per davvero. Era un affare, come tanti altri. Solo che quello avrebbe richiesto che El vivesse a stretto contatto con lui. Avrebbero lavorato insieme e Remi avrebbe dovuto comportarsi in modo professionale in modo da non perdere un prezioso dipendente.
Ordinò il cibo e gli dissero che i piatti non sarebbero arrivati prima di un'ora. Quello avrebbe dato loro la possibilità di buttare giù alcuni dettagli. Prese il laptop e si diresse verso il salotto dove aveva fatto accomodare El. Non era niente di speciale: c'erano solo un divano, un piccolo tavolo e un paio di sedie. In quel modo, quando decideva di trascorrere le notti in ufficio per colpa del lavoro, aveva sia un posto comodo dove stendersi che uno dove consumare i pasti. Remi non aveva dei veri e propri orari. I suoi dipendenti potevano anche avere dei limiti agli straordinari da fare, ma Remi avrebbe continuato a lavorare fino a quando non avesse finito ogni cosa.
I vantaggi di essere il capo.
El si schiarì la gola. Penso che dovremmo dirlo a Sara Jo. Voglio dire, lei capirà comunque che sta succedendo qualcosa. Abbiamo bisogno che stia dalla nostra parte. In questo modo, potrà aiutarci se ne avremo bisogno.
È un'idea eccellente. Mi chiedevo come ci saremmo comportati con lei, perché so che siete amici.
Sì, non voglio mentirle. E devo confessarti che l'ho già detto a mia madre.
Okay. Va bene. Remi non sapeva come si sentiva davvero in merito, ma non aveva voce al riguardo.
Non preoccuparti. Non lo dirà a nessuno.
Va bene.
Immagino che andremo dritti al sodo. Aveva pensato che ci sarebbero state un paio di frasi di circostanza, prima, ma gli piacevano gli uomini che non facevano tanti giri di parole.
Bene. D'accordo. Sì. Ehm non sono sicuro del motivo per cui hai bisogno di un finto fidanzato. Voglio dire, tu beh, potresti avere praticamente chiunque.
Mio padre vuole che mi sistemi. Credo di avertelo detto prima. Non mi ricordo bene, dato che in quel momento ho detto un sacco di cose tutte insieme. Ma sì, mio padre mi vuole accasato e felice, com'è stato lui con mia madre. Sono troppo impegnato con il lavoro. Non voglio una vera relazione. Tuttavia, se gli dimostro che ci sto perlomeno provando, forse allenterà un po' la presa.
Sembra beh, non deve essere piacevole essere forzato a trovare qualcuno.
Sì, ma mio padre è vecchio stampo. Non ha problemi col fatto che io sia gay, ma secondo lui dovrei avere il tipo di relazione in cui sono previsti sia il matrimonio che i figli. Ecco perché ti ho fatto questa proposta. Ho pensato: ci conosciamo già, anche se superficialmente, so che sei un dipendente modello e che hai bisogno degli straordinari. A tal propostito, perché hai bisogno di soldi? Abbiamo bisogno di conoscere quante più cose possibili l'uno dell'altro se vogliamo far riuscire il piano.