Chicago Tribune: tronc, Inc.
Ensure: Abbott Laboratories
Bamm-Bamm: Hanna-Barbera Productions, Inc.
Bud Light: AB InBev
Minnesota Twins: Jim Pohlad
Kumbya, My Lord: Julian P. Boyd
Daisy Dukes: Warner Bros Television
Capitolo Uno
Sam Burgman fissava le nuvole nere che preannunciavano la pioggia dalla finestra del suo ufficio, al ventitreesimo piano. Di solito gli piaceva guardare un temporale in arrivo, perché assomigliava tanto alla tempesta che si portava dentro.
Secondo Ian Mendoza, linfermiere che si occupava di sua madre Gloria, ormai la donna era quasi alla fine. Era questione di settimane, al massimo un mese, prima che il cancro divorasse il suo fragile corpo.
A Sam non importava quello che dicevano gli altri: assistere alla sofferenza di qualcuno che ami è peggio che vederlo morire. In quel momento un fulmine saettò nel cielo, e lui se lo sentì in fondo al cuore. Non se lo sarebbe mai perdonato. Avrebbe dovuto essere accanto a sua madre, vivere quellagonia con lei, esserle di conforto, e invece si era buttato a capofitto nel suo lavoro. Quando i medici gli avevano detto che sua madre era affetta da tempo da un cancro incurabile allo stomaco non era rimasto sorpreso: sapeva che sarebbe successo. Lo sapeva da quando, dopo aver lottato fino allo stremo delle forze per un cancro al seno dieci anni prima, sua madre aveva rifiutato di tormentarsi con le cure di mantenimento. Sam si era sentito così furioso per la decisione di sua madre che aveva fatto ciò che ora gli pesava tremendamente nel cuore: laveva strappata alla sua casa, che lei amava tanto, per farla andare a vivere con lui in un lussuoso appartamento a nord di Bemidji, a Miami. E poi laveva abbandonata. Non lo aveva fatto a cuor leggero, ma allepoca si era convinto di non avere altra scelta. O meglio: aveva voluto convincersi di questo, adducendo la scusa che era troppo impegnato nel lavoro. Si trovava nel bel mezzo di un processo difficile e non poteva occuparsi di lei. Quindi aveva assunto un infermiere privato e se ne era completamente disinteressato, trincerandosi dietro al fatto che aveva bisogno di pace per preparare la sua difesa. Lui si affogava nel lavoro e sua madre si spegneva lentamente, da sola.
Una rapida occhiata allo schermo del suo computer gli disse che si era già perso il momento in cui sua madre veniva accompagnata a letto. Non era insolito per lui trascorrere fuori intere settimane senza mai collegarsi con lei, nella sua stanza di morte, ma quel giorno era diverso. Aveva ormai capito che semplicemente non aveva il coraggio di tornare a casa, e che si nascondeva dietro lillusione che, stando lontano, lei non si sarebbe mai spenta davanti ai suoi occhi, nel lussuoso appartamento di Miami.
Ultimamente era anche terribilmente geloso di Ian, che ormai lo aveva sostituito nel suo ruolo di figlio, ma intuiva che era solo una crudeltà contro il giovane infermiere. Più di una volta era corso fuori di casa perché non ce la faceva a reggere alle urla di dolore di sua madre, mentre Ian invece era rimasto per darle conforto.
E poi cera dellaltro. A volte Sam non riusciva a capire cosa fosse peggio, la gelosia marcia nei confronti di Ian o loscura attrazione che provava per lui, e che non lo faceva dormire la notte. Alla fine afferrò il telefono e compose il suo numero di casa, a Miami.
Pronto. rispose Ian.
Sono io, Sam. Comè andata oggi la giornata? Mamma come sta? disse.
Trascorsero alcuni secondi prima che Ian rispondesse. Non ha fatto altro che parlare del lago. Credo che la maggior parte delle volte mi scambi per te, poi si rende conto che non sei tu perché io non so nulla delle storie che ti raccontava su quel posto. Non lo fa spesso, ma quando parla non fa che tirarle fuori, sperando che io laiuti a ricordare.
Sam si strofinò la fronte. Il fatto che sua madre scambiasse Ian per lui gli faceva capire quanto lei stesse male. Lui e Ian non si assomigliavano per niente. Sam aveva gli stessi tratti nordici di suo padre e suo nonno, mentre la pelle scura di Ian rivelava chiaramente la sua origine Latina.
"È strano. - sussurrò Sam - Ma volte mi piacerebbe rivivere con lei quei momenti.
Eh sì. Sam era al punto che il suo senso di colpa gli stava rovinando la vita. Trasferire sua madre malata a Miami era stato un errore enorme, di cui dubitava che si sarebbe mai perdonato, ma ora che lei stava per morire aveva deciso che era giunto il momento di affrontare la realtà.
"Pensi che sia in condizioni di sopportare un viaggio alla sua vecchia casa, in Minnesota? La prossima settimana sarà Natale, e mi piacerebbe poterlo vivere insieme laggiù.
"Penso di sì, ma dipende anche per quanto tempo vorrai farla rimanere. Dovrà essere abbastanza in forze da sopportare anche il viaggio di ritorno. disse Ian. Sam si sentì un groppo in gola per lemozione.
"Non voglio più staccarla da lì. Credo che anche lei desideri morire nella casa in cui è vissuta. Mi sono preso delle ferie e ho già avvertito il mio capo che starò con lei fino alla fine. So che non potrò mai compensarla del torto che le ho fatto, strappandola dalla sua casa, ma spero tanto che possa sentirsi felice, nei suoi ultimi giorni. Il problema è che non sono capace di occuparmi di lei da solo. Ho bisogno di una mano.
Sam non aveva il coraggio di chiedere semplicemente a Ian di trasferirsi per qualche tempo da loro. Si sentiva in difficoltà. Forse perché era completamente alloscuro della sua situazione personale, e non sapeva nulla della sua famiglia. Era davvero un peccato che fosse fatto così, un altro dei suoi tanti difetti.
Malgrado fossero tre mesi che Ian si occupasse di sua madre, Sam non aveva ancora stretto un rapporto con quel meraviglioso ragazzo. Anzi, aveva deliberatamente cercato di evitarlo. La situazione era troppo pesante per provare a combinarci qualcosa, ma era convinto che Ian non si sarebbe negato. Non aveva la sicurezza assoluta di piacergli, ma il suo intuito gli diceva di sì. Inoltre, non era cieco. Sam si era accorto dello sguardo libidinoso che Ian gli lanciava, ogni volta che si vedevano.
I due si erano conosciuti qualche mese prima. Avevano cominciato a parlare e poi Sam si era sfogato tirando fuori la situazione di sua madre e del fatto che stesse morendo. Ian allora aveva fatto ciò che gli sembrava più naturale, offrendogli il suo aiuto. Alla fine erano entrati in intimità e, a furia di bere, erano andati a letto insieme. Quando Sam si era svegliato il mattino dopo e si era trovato seminudo con lui accanto, era arrossito dalla vergogna e aveva provato a scusarsi per quello che aveva fatto. Da allora aveva evitato ogni occasione di rimanere di nuovo solo con lui.
"Hai capito che ho detto? disse Ian, scrollandolo dai suoi pensieri.
"Ummm, no. Scusa, ero distratto. Che hai detto?"
Ho detto che mia sorella capirà se non passo il Natale con lei. ripeté Ian.
Sam sapeva che sarebbe stato pericoloso portarsi Ian nella sua casa di famiglia per un po, daltra parte trovare una persona così capace di occuparsi di sua madre sarebbe stato quasi impossibile. Non solo era un bravo infermiere, ma anche un volto amico per lei, e probabilmente lunico conforto. Ian era perfetto, per sua madre Gloria. I due si capivano al volo.
"Credo che dovrai prendere accordi particolari con la Compagnia Aerea, per il viaggio. gli disse Ian.
"Lo so. Pensi che abbia bisogno di lezioni? - rispose Sam, sgarbatamente - Forse è meglio non farne nulla. Magari non riconoscerebbe più la sua vecchia casa.
Ian si schiarì la gola. "Non voglio complicare le cose, Sam. Sto solo cercando di aiutarti. E voglio che tu sia preparato, per ciò che potrà succedereDovrai usare tutto il tuo coraggio.