Non cè molto da sorridere, Evaristo, si sa come funzionano glideali in molte persone; ma dimmi una cosa: tu escluderesti una vendetta politica di qualcuno? Forse di qualche ex compagno, visto che lei aveva saltato il fosso?
Una vendetta dilazionata? Mah, non la si può escludere del tutto, però una punizione politica rimandata per così tanti anni non mi pare molto probabile e, oltretutto, lomicidio sè svolto come quello della Capuò Tron chera invece una pacifica borghese: dà proprio limpressione dessere opera dello stesso maniaco perfora-cervelli.
Non si può però escludere del tutto che il secondo assassino sia un altro e abbia fatto apposta ad ammazzare nella stessa maniera per deviare i sospetti.
Lo so, abbiamo pensato anche a questo, ma siamo dellidea di seguire anzitutto lipotesi dun unico maniaco, e se ci saranno altri casi simili, ne avremo la conferma.
Purtroppo, bisognerebbe aggiungere.
Capitolo 3
Un terzo assassinio, due giorni dopo il colloquio fra Evaristo e Vittorio, aveva confermato la traccia del maniaco omicida, ormai definito dai media, e quindi dal pubblico, il Mostro dellOrecchio.
La vittima, Margherita Piccozza Ferini di cinquantacinque anni, casalinga, era moglie dun funzionario di banca di grado elevato. Anche questa coppia, come quella del primo delitto, era senza figli. I coniugi vivevano in un appartamento di loro proprietà in un palazzo in Lungo Dora Voghera. Era stato il marito delluccisa, rientrato a casa dal lavoro verso le 18, a fare la raccapricciante scoperta e ad avvertire il 113. Il cadavere presentava un evidente ematoma alla testa, come nel secondo caso; questa volta, però, non sera trovato loggetto contundente, lassassino doveva esserselo portato via: il medico legale avrebbe stabilito trattarsi dun martello.
Vittorio, poco dopo le 19, dopo una rapida cena, era uscito per andare a un cinema e non aveva visto il suo solito notiziario televisivo; neppure, al ritorno, aveva guardato un telegiornale della notte, perché sera messo subito a letto a leggere un libro, fin a quando era stato preso dal sonno. Aveva avuto dunque notizia del delitto solo la mattina seguente, da un articolo di Carla Garibaldi che ne riportava le modalità.
Lamico aveva telefonato a Evaristo che, anche stavolta, laveva volentieri ricevuto nel suo ufficio.
Il commissario gli aveva detto: Purtroppo per la vittima, un cane pastore tedesco che la coppia teneva a guardia dellalloggio e per difesa personale, è morto proprio ieri mattina, non molte ore prima della morte della signora Ferini avvenuta, secondo i primi riscontri del medico legale, fra le 15 e le 17. Come ci ha detto il vedovo, il corpo dellanimale, per ragioni igieniche, era stato incenerito a cura del veterinario di famiglia, cui la padrona laveva portato in mattinata a quel preciso scopo. Dato che io credo assai poco alle coincidenze, ho il sospetto che lassassino avesse gettato al cane uno o più bocconi avvelenati mentre la bestia, quella mattina sul presto, si trovava nel giardino pubblico sotto casa, lasciata come al solito libera dal padrone, comegli ci ha detto fra un singhiozzo e laltro per sua moglie, poveruomo: il loro Lampo ha cominciato a sentirsi male salendo sullascensore e in casa sè prostrato a terra senza più forze; i coniugi lhanno allora riportato di sotto, lui tenendolo in braccio, e lhanno caricato sullutilitaria della moglie perché lei lo portasse dal veterinario, ma il cane a quel punto è morto; dunque, mentre lui, per non giungere in ritardo, è andato senzaltro in banca con la propria auto, la moglie, con la propria, ha condotto la bestia allo studio, comera in programma, ma solo più per farla incenerire.
Dunque, Evaristo, lassassino non sarebbe preda dimprovvisi raptus, ma preparerebbe con cura i suoi delitti.
Se è vera la mia idea dellavvelenamento del cane, direi di sì.
Sfortunaccia vuole che non ci sia più il corpo dellanimale per unautopsia.
Appunto.
Il quarto omicidio era avvenuto il posdomani, fra le 0 e le 2 di notte a parere del medico legale. Era stato eseguito col solito metodo del punteruolo affondato in un orecchio, ma aveva avuto per vittima un uomo, un certo Alessandro Cipolla, sessantasei anni, pensionato, ed era stato perpetrato sulla via.
La mia collega Carla aveva saputo dal proprio vice, per un comunicato ai media da questi raccolto in Questura, che il morto era stato un etilista senza casa che aveva vissuto negli ultimi anni da vagabondo, dormendo sotto cartoni dimballaggio in qualche angolo di gallerie pubbliche o portici, e chegli era già conosciuto alla Polizia a causa duna chiamata via telefonino al 113, un paio di mesi prima, da parte duna signora, molto anziana ma sempre lucida, già insegnante di lettere, da lui molestata sotto i portici di via Roma con una brusca richiesta di denaro e, nulla ottenendone, da lui bersagliata di sputi: non appena era giunta una volante, laustera professoressa aveva chiesto agli agenti di prendere i dati del molestatore, che intanto aveva seguitato a girarle attorno facendole pernacchie e, alternativamente, ruttandole contro effluvi vinacei, e aveva fatto seguire una denuncia in Questura lo stesso giorno. Laveva però ritirata il dì seguente, per sopraggiunta compassione, dopo una notte di rimorsi alla innominato del Manzoni, pare avesse detto con assoluta serietà al perplesso assistente capo di turno. Il senza dimora Cipolla mangiava alle mense dei poveri e si beveva nei bar e nelle vinerie non solo tutta la pensione, ma pure quanto riusciva a raggranellare chiedendo lelemosina, sempre con un fare aggressivo, essendo ubriaco fin dal mattino. Era un avanzo duomo che nessuna persona dassennato sentire avrebbe avuto la spietatezza di colpire fisicamente in qualche modo, e meno che mai duccidere e in maniera talmente atroce.
Considerando lo stato asociale dellultimo ucciso, era scoccata nel vice questore Giandomenico Pumpo, non dimentico dessere stato il capo della Squadra Anti Sette, lidea che si fosse trattato dun omicidio rituale di fanatici del cosiddetto satanismo giovanile acido, non nuovo ad attacchi a inermi barboni dormienti, quali di loro gravemente feriti, quali uccisi, sebbene le azioni si fossero svolte, fino ad allora, cospargendo le vittime di liquido infiammabile e dando loro fuoco. Il dottor Pumpo aveva indirizzato Evaristo Sordi anche su tale strada.
La nostra Carla Garibaldi era stata informata della nuova pista da Vittorio, con la mia mediazione, ed era uscito in conseguenza su La Gazzetta Libera un suo articolo-inchiesta sulle sette diaboliche, che faceva riferimento ai delitti del Mostro dellOrecchio. Il mio amico vi figurava, anonimamente, come fonte vicina alla Questura.
Capitolo 4
[Da La Gazzetta Libera]
Il Mostro dellOrecchio sarebbe
in realtà un gruppo diabolico?
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Il vice questore Giandomenico Pumpo ha indirizzato
le indagini anche verso possibili delitti rituali satanici