Tabella I. Distribuzione dei suicidi per fasce di età nella Polizia Nazionale tra il 2000 e il 2017
Con questi dati è possibile verificare che il più alto tasso di suicidi nel Corpo di Polizia Nazionale non si verifica tra i più giovani, dai 24 ai 29 anni con unincidenza dell11,84%, ma tra quelli dai 30 ai 35 anni con unincidenza del 21,71%, vale a dire, questi dati vanno contro la premessa di cui sopra circa il più alto tasso di suicidio tra i più giovani a causa di una maggiore esibizione di comportamenti a rischio. Le possibili cause di queste discrepanze potrebbero essere ricercate nel fatto che la sorveglianza nei primi anni di servizio da parte dei veterani sui nuovi arrivati è molto più severa, proprio per garantire la loro incolumità e che svolgano adeguatamente il loro lavoro, supervisione che si rilassa negli anni.
Indicare che nella popolazione generale la più alta percentuale di casi di suicidio si verifica tra i giovani tra i 15 e i 24 anni di età e tra gli (O.M.S., 2009)anziani sopra i 75 anni, proprio a queste età è quando vengono compiuti i maggiori sforzi dai piani di prevenzione dovuti allincidenza dei suicidi, ma che nel caso della Polizia di Stato non sono nemmeno contemplati in quanto vanno oltre letà di assunzione o di pensionamento; differenze che si rifletteranno anche nelle priorità delle politiche di prevenzione che possono essere sviluppate in tal senso.
Per quanto riguarda lIntelligenza Emotiva come fattore protettivo contro comportamenti a rischio, va notato che è un concetto che è stato correlato alla capacità di gestire lo stress, le abilità sociali e anche gli aspetti della salute. Allinterno del mondo del lavoro, oggi lIntelligenza Emotiva è considerata un tassello chiave e fondamentale in ogni leader, per questo le business school sottolineano questa formazione. Si è anche riscontrato che è positivamente correlata a migliori prestazioni nella posizione lavorativa, e negativamente con assenteismo e dimissioni dal lavoro. Alcune teorie suggeriscono che le persone con unelevata Intelligenza Emotiva siano in grado di conoscere meglio gli altri, quindi sono più efficaci nelle relazioni interpersonali, dando loro una certa capacità di conoscere i punti di forza e i limiti dellinterlocutore, ma la percezione dellaltro risente della nostra Intelligenza Emotiva?
È proprio quello che si è cercato di scoprire con una ricerca condotta dal Dipartimento di Amministrazione e Affari Internazionali, I-Shou University (Taiwan) insieme al Dipartimento di Direzione e Management, Business School (Norvegia) (Lee & Selart, 2015). Hanno partecipato allo studio trenta studenti di business school, di cui undici donne, con unetà media di 23 anni. I partecipanti sono stati fatti passare attraverso una situazione controllata, in cui hanno osservato le prestazioni di una persona in un compito di risoluzione matematica, un Sudoku, e quindi hanno dovuto valutare se quella persona poteva risolverne un altro, ma in un tempo limitato di tre minuti. Sono state manipolate le variabili corrispondenti alla difficoltà del secondo compito, la possibilità o meno di guadagnare denaro per la correzione in base al livello di sicurezza nella risposta, e lintroduzione o meno di un compito distraente tra i due compiti.
I partecipanti dovevano compilare un test online sullIntelligenza Emotiva chiamato Mayer-Salovey-Caruso Emotional Intelligence Test dove (Mayer, Salovey, & Caruso, 2002) le prestazioni dei partecipanti sono state confrontate in base al punteggio nel MSCEIT, come con intelligenza emotiva alta o bassa. I risultati mostrano che non cerano differenze nelle previsioni dellesecuzione del compito degli altri sulla base dellIntelligenza Emotiva dei partecipanti.
È necessario tener conto del numero limitato di partecipanti, e che si tratta di una manipolazione sperimentale a bassa validità ecologica, con la quale è probabile che in una situazione reale si possa osservare il fenomeno di previsione atteso. Nonostante i limiti dello studio, è necessario evidenziare lapproccio innovativo di questa ricerca, che cerca di scoprire come lIntelligenza Emotiva consente alla persona di avere una migliore performance sociale. Sebbene non sembri che una maggiore intelligenza emotiva abbia a che fare con lottenere le previsioni di una terza parte in uno specifico compito matematico, ciò non esclude che non dia alla persona quella qualità per altri compiti, di tipo più emotivo; cioè conoscere i punti di forza e di debolezza di un interlocutore non significa sapere esattamente come agirà in tutti i compiti, ma significa sapere che tipo di impegno e comportamento generale aspettarsi da quella persona.
Qualcosa che se è possibile verificare attraverso ricerche successive informerebbe che quelle persone con alti livelli di Intelligenza Emotiva sono meglio preparate quando si tratta di incontrare gli altri, e quindi il vantaggio osservato nelle interazioni sociali. Un ultimo punto sullIntelligenza Emotiva è che, a differenza di altre intelligenze, può essere migliorata con una formazione adeguata, cioè una volta conosciuti i tanti vantaggi che ha sul mondo lavorativo e sociale, si può trovare un modo per rafforzare le proprie capacità e quindi migliorare lIntelligenza Emotiva.
Con quanto sopra, nella misura in cui lapplicazione dellintelligenza emotiva tra le forze di sicurezza è considerata utile per ottenere la riduzione dei comportamenti a rischio, ci si aspetterebbe che anche i tassi di suicidio fossero ridotti, laddove questi incidenti siano inclusi.
Tenendo presente che il suicidio è in definitiva un dramma per le famiglie che sopravvivono, ma anche per il corpo che perde un collega e un agente preparato. Sebbene le cause associate allo stress e alla pressione sociale cerchino di giustificare questo comportamento tra le forze dellordine e le forze di sicurezza, va tenuto presente che laccesso a questi organi è restrittivo e molto impegnativo e il candidato deve essere sottoposto a specifici test psicologici e successivi intensi formazione fisica e psicologica, ma, nonostante ciò, i tassi di suicidio sono estremamente alti.
BIBLIOGRAFIA
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