Negli anni precedenti il successo nella competizione era stato sempre appannaggio dei soliti robot. Quello giapponese ne aveva vinte più edizioni di tutti, ma anche i cinesi, i tedeschi, gli italiani, i canadesi, i russi e gli inglesi non avevano sfigurato, finendo sempre tra i primi dieci.
Il robot italiano era realizzato dalla nota marca automobilistica Ferrari, era un prodigio di tecnica, con soluzioni sempre allavanguardia. Più volte avevano anche vinto il premio per il miglior design.
Quello tedesco era ai limiti del regolamento, infatti, le regole stabilivano unaltezza massima di 2,10 m e un peso massimo di 190 kg e queste erano esattamente le misure dellautoma germanico.
Il robot cinese non era allaltezza del tedesco e dellitaliano, ma era comandato da un ragazzo campione mondiale di kick boxing, quindi era un avversario temibilissimo.
Non tutti i paesi erano rappresentati, qualche Stato invece ne portava anche un paio, dipendeva dai successi ottenuti negli anni precedenti. Joshua aveva goduto negli anni passati di una Wild card perché era pur sempre linventore della batteria che muoveva tutti i robot, ma nelledizione precedente si era conquistato il diritto a essere testa di serie rientrando tra i primi dieci migliori lottatori del torneo.
Il torneo prevedeva 100 partecipanti, le prime dieci teste di serie avrebbero affrontato nove avversari ciascuno, sorteggiati tra quelli meno forti. Ogni vincitore di questi turni di qualificazione avrebbe partecipato al girone finale che prevedeva lo scontro diretto tra i primi dieci classificati. In genere le teste di serie vincevano sempre il loro girone, per cui, di solito, erano gli stessi dieci robot a lottare per il titolo.
Sul tabellone scorrevano i nomi delle teste di serie e, nelle colonne sottostanti, apparivano i nomi dei robot avversari man mano che avveniva il sorteggio. Il primo avversario di Raptor sarebbe stato il robot tailandese.
Joshua attendeva che la voce degli altoparlanti lo chiamasse per cominciare il combattimento, ma prima dovevano esibirsi le altre teste di serie, dalla prima alla nona, lui era il decimo.
Assistette con pazienza ai combattimenti degli altri che, comera prevedibile, non ebbero grosse difficoltà a sbarazzarsi del loro primo avversario.
Era giunto il suo turno. Quando la voce chiamò il suo nome, sentì un tuffo al cuore, era consapevole della forza del suo robot, ma lemozione gli faceva tremare le mani. Ordinò a Raptor di salire sul ring grande e lui entrò in uno dei due più piccoli.
<<Raptor. Modalità combattimento!>> pensò Joshua.
Il suo amico si mise nella posizione iniziale che il ragazzo aveva imparato facendo arti marziali.
<<Distruggi il tuo avversario>>, ordinò mentalmente al suono della campanella.
Intanto il robot tailandese si era avvicinato, sferrandogli un pugno allaltezza del viso. Raptor lo aveva schivato con un movimento fulmineo e con altrettanta velocità aveva risposto con una ginocchiata allo stomaco dellavversario, staccandogli di netto la parte inferiore. Il pubblico che aveva assistito in silenzio, non poté trattenere unesclamazione di stupore per la potenza e la velocità di quel colpo.
Il ragazzo, che aveva fissato il suo robot per cercare di ripeterne i colpi e non far capire che i controller in realtà non controllavano un bel niente, rimase sbalordito da come Raptor avesse eseguito il movimento che lui aveva in mente alla stessa velocità con cui lo aveva pensato.
Il primo combattimento era già terminato, gli erano bastati pochi secondi per distruggere lavversario e per conquistare quella fiducia e quella sicurezza che non aveva un attimo prima dellinizio del match.
Fu di nuovo il turno delle altre teste di serie, il robot giapponese si era sbarazzato di quello brasiliano con tecniche di Jujitsu molto spettacolari e il fiammeggiante robot italiano aveva staccato la testa dellavversario svizzero con un gancio destro al mento. Gli incontri si susseguivano velocemente, anche nel secondo turno le teste di serie avevano superato i rispettivi avversari. Toccava di nuovo a Raptor.
Le regole del torneo erano poche e semplici, oltre a stabilire laltezza e il peso dei contendenti, stabilivano che non potevano essere usati oggetti contundenti di nessun tipo né tantomeno armi, inoltre si decretava il KO nel momento in cui uno dei partecipanti non era più in grado di lottare per i danni subìti.
Lavversario stavolta era più pericoloso, ma il giovane lottatore non aveva più paura. Al suono della campanella Raptor si avventò sul malcapitato avversario sferrandogli un calcio in pieno viso con una sforbiciata volante micidiale. Lo aveva fatto volare sulle corde che poi lo avevano rimbalzato facendolo finire al tappeto. Un filo di fumo nero fuoriusciva dalla testa del poveraccio che era rimasto immobile.
I giovani proprietari degli altri robot teste di serie, si erano fermati ad assistere allincontro di Joshua e ora si guardavano preoccupati intuendo che quello era senza dubbio lavversario più pericoloso. Il ragazzo giapponese si era avvicinato al piccolo genio che era ormai disceso dal suo ring e con aria minacciosa gli disse:
<<Dove credi di arrivare con quel rottame?>>
<<Sicuramente prima di te>> rispose Joshua, con aria sicura e spavalda.
Il giapponese rimase dapprima senza parole per la secca e decisa risposta, poi diede uno spintone al ragazzo facendolo cadere a terra.
<<Schiaccerò il tuo robottino come una formica>> esclamò il giovane nipponico, nascondendo, dietro quellarroganza, tutta la paura e linsicurezza che sentiva dentro di sé quindi si voltò e si allontanò velocemente vedendo che gli arbitri si erano avvicinati per controllare laccaduto e temendo una squalifica.
<<Tutto bene ragazzo?>> domandò un arbitro al piccolo combattente.
<<Sì, sono caduto, non è successo niente>>, rispose Joshua.
Iniziò il terzo turno, ancora una volta le teste di serie passarono a quello successivo ma stavolta con più difficoltà, gli avversari erano sempre più forti. Il robot tedesco aveva dato spettacolo afferrando lavversario e sollevandolo con le braccia tese sulla testa, poi lo aveva mollato lasciandolo cadere sul suo ginocchio e spezzandolo in due. Anche il secondo robot americano, testa di serie numero cinque, di proprietà della Robotech, nota azienda produttrice di robot per il lavoro, aveva passato il turno sbarazzandosi del robot iraniano tra i boati e le urla di gioia degli spettatori.
Il terzo avversario di Joshua era già al suo angolo pronto al combattimento, il ragazzo aveva afferrato le corde e con un salto era balzato dentro il piccolo ring seguito con gli stessi movimenti dal suo amico. I due robot al suono della campanella cominciarono a saltellare in attesa della mossa dellavversario. Allimprovviso Raptor fece la finta di colpire con un pugno al volto il lottatore nemico il quale prontamente si riparò il viso con lavambraccio, a quel punto fulmineo gli diede un calcio basso nella parte posteriore dello stinco destro mandandolo al tappeto, poi si lasciò cadere sullavversario colpendolo in pieno petto con una gomitata e sfondandolo.
Il pubblico di casa era entusiasta delle buone performance dei robot americani, mai come questanno nutrivano la speranza di vincere il torneo.
Anche il quarto turno non aveva riservato sorprese, solo la durata degli incontri era aumentata con laumentare della forza degli avversari. Il robot cinese era finito al tappeto facendo pensare alla prima eliminazione di una testa di serie, si era però rialzato sfogando la rabbia per il colpo subìto con un calcio frontale allo stomaco che aveva danneggiato i circuiti dellavversario e sporcato il tappeto di olio.