Ma ora basta. Era stufa di tutti quei bellimbusti che le stavano intorno solo per non impegnarsi con nessuna fanciulla. E nessuno provava realmente a corteggiarla, convinti che il suo cuore fosse impegnato. Ma non era così: lei non sentiva proprio nulla, per quel fidanzato sconosciuto, trannemalinconia e tristezza. E nessun altro le interessava. A volte si chiedeva se fosse capace di provare sentimenti per qualcuno. C'era qualcosa che non andava in lei? Era fredda come quella brina che si formava sulle finestre? Era per questo che il Duca non la voleva? Laveva intuito da quando lei era bambina?
La malinconia era diventata la sua migliore amica negli ultimi tempi ...
Almeno poteva permettersi di vivere da sola. Il duca non sembrava avere fretta di tornare a casa. La nonna materna le aveva lasciato una considerevole fortuna e il meraviglioso palazzo londinese. La sua dote era già stata versata, e la sua eredità ingente. Quindi, non doveva rendere conto a nessuno di ciò che faceva.
"Perdonatemi, mia signora. - esclamò un valletto, entrando nella sala e inchinandosi di fronte a lei - Qualcuno ha appena consegnato questa lettera.
"Grazie. rispose Peary, molto sorpresa. Prese la lettera, che il servo le porse su un vassoio dargento, e la guardò: chi poteva scriverle?
Era una busta rossa chiusa da un sigillo in ceralacca che lei non aveva mai visto: sembrava quasi un albero con un uccello seduto sui rami. Pearyn aggrottò la fronte e ruppe il sigillo. Tirò fuori il biglietto, che raffigurava un grande albero di Natale dipinto a mano. Cerano anche delle decorazioni, ai lati, e quando iniziò a leggere cosa cera scritto, sorrise. Era una poesia scritta con grafia elegante, e dedicata a lei: evidentemente, aveva un ammiratore segreto.
Freddo è il vento gelido dell'inverno
E freddi i legami che ci uniscono.
Ma il mio amore non si ghiaccerà mai
E lo depongo ai tuoi piedi perché tu lo tenga al caldo.
La lontananza è sempre struggente
Perché separa gli amanti,
Ma voi siete sempre presente nel mio cuore
Che arde damore e vi implora speranza.
Vi dono il mio cuore, mia amata
E ardo dal desiderio di rivedervi.
Allora vi terrò stretta a me
Nella notte della vigilia di Natale
spazzerò via il vostro dolore
E l'amore regnerà sovrano ...
Che significava? Chi aveva scritto quel biglietto? Da quello che aveva capitosi trattava di uno spasimante che intendeva dichiararsi a lei la sera della vigilia di Natale. Pearyn aggrottò la fronte e richiuse il biglietto. Di solito i misteri le piacevano, ma in quel caso si sentì ancora più triste. Un corteggiatore? E che doveva farci? Non aveva mai ricevuto bigliettini o lettere damore come tutte le altre fanciulle perché era già fidanzata e Cameronbeh, era chissà dove. Cosera quella novità? Un corteggiatore incallitoo uno scherzo? Forse qualcuno aveva saputo che il Duca aveva intenzione di sciogliere il loro fidanzamento e si faceva avanti?
Cerano così tante domande a cui non sapeva dare risposta, che si irritò. Forse avrebbe dovuto confidarsi con la sua amica del cuore, Charlotte. Più tardi si sarebbero viste per un the da Lady Harrington. Sorrise: sarebbe stata una bella novità per le ragazze! Avrebbe letto quel biglietto ad alta voce e avrebbe ascoltato le loro opinioni a riguardo. Perché no? Ci sarebbe stato da divertirsi, quella sera
Cameron fissò la casa di Lady Pearyn. L'aveva vista in una delle finestre. Era bella come la ricordava. Non si era mai avvicinato troppo, ma di tanto in tanto l'aveva spiata da lontano. Soprattutto nelle ultime due settimane, mentre programmava la prossima mossa. Più imparava su di lei, più desiderava conoscerla realmente. Doveva giocare bene le sue carte e cercare di stimolare il suo interesse, prima dincontrarla.
Faceva un freddo cane, però, e non poteva starsene fuori dalla sua finestra in adorazione. Quel fidanzamento in stallo doveva prendere una strada, ma doveva pensarci bene. Quella ragazza aveva aspettato abbastanza a lungo e Collin aveva ragione: non poteva tenerla congelata a quel modo. Doveva trovare loccasione giusta per scambiare quattro chiacchiere con lei senza farsi riconoscere.
Cameron si allontanò dalle lussuose magioni di Mayfair e fece segno a un cocchiere di fermarsi. Ma dove aveva la testa? Arrivare lì senza la sua vettura. Era assurdo! Salì sulla carrozza a nolo mentre il servo caricava i suoi bagagli. Doveva giungere al più presto al club di Harrington. Cameron non era un socio del circolo, ma aveva un appuntamento lì con Harrington e il conte di Shelby. Al momento Collin non era a Londra e non sarebbe tornato per un'altra settimana circa. Ma era possibile che stesse via più a lungo.
La carrozza si fermò davanti ad una villa come tante: evidentemente il club era celato, in quanto riservato ai soci. UN vezzo della nobiltà Inglese, pensò Cameron. Fece cenno al cocchiere di attenderlo e si recò alla porta indicatagli dallamico, quando avevano preso appuntamento. Due colpi bene assestati e tre più piccoli: il segnale convenuto. Cameron sorrise e pensò alla Carboneria. Poco dopo il portone si aprì e un maggiordomo biondo e con gli occhi azzurri lo fece subito entrare.
"Ho appuntamento con Lord Harrington. Sono il duca di Partridgdon." disse alluomo. A volte Cameron detestava quel titolo. Creava una sorta di barriera, tra lui e gli altri non suoi pari. Ma sul servo quel titolo non fece alcun effetto: era avvezzo a trattare con Duchi e Principi. Dopo essersi inchinato e fatto cenno al cameriere di prendere il cappotto di Sua Grazia si eclissò rapidamente. Cameron ne fu felice: niente salamelecchi inutili, questa volta.
Cameron si guardò in uno specchio accanto alla sala guardaroba. Era monumentale, tutto intarsiato e lavorato a mano, e invadeva quasi mezza anticamera. Era davvero incredibile, e in perfetto stile con lambienteVittoriano e pesante. Non era possibile sfuggire alla sua immagine riflessa e, più che un oggetto decorativo, lui lo percepì come un ammonimento: era stato messo lì apposta? Intendeva ricordare il famoso proverbio Per quanto tu faccia non potrai mai sfuggire a te stesso? Gli antichi detti e i proverbi presero a mulinargli in testa.
"Partridgdon?" esclamò Harrington, entrando nell'atrio. "Cosa vi porta a Londra? Eravamo tutti convinti di avervi perduto in qualche paese straniero!"
Diplomatico come sempre. pensò Cameron. In realtà aveva volutamente evitato il loro club, e lo sapevano tutti. Ma il titolo che portava lo teneva alla larga da eventuali critiche.
"Sapete com'è ..." Alzò le spalle. Il cuore si stanca di stare sempre lontano da casa. Prima o poi aspira a tornare.
Harrington sorrise e si scostò una ciocca di capelli scuri dalla fronte. "Sono felice per il vostro cuore, allora. Mi auguro che non vi dispiaccia un buon bicchiere di Brandy. Prego, vi faccio strada. Non credo che siate pratico del club. "
Anzi, ne sarò felice. - disse Cameron, notando la frecciatina dellamico - Si ghiaccia, là fuori.
Cameron seguì il Conte in una sala appartata, tutta di mogano scuro. Una grande scrivania troneggiava proprio nel mezzo, e comode poltrone di pelle verde scuro facevano bella mostra di sé accanto al gigantesco camino intarsiato. Evidentemente, era lì che i nobili si rintanavano a fumarsi un bel sigaro. Le tende erano accostate, malgrado fosse giorno, ma a Cameron quella intimità non dispiaceva.