La vita è così a volte, pensiamo di dare il nostro meglio e che questo sarà sufficiente, e tutto cambia da un giorno allaltro. Ricordo ancora quando dovetti trasferirmi in Spagna, conoscevo la lingua e alcuni costumi dei suoi abitanti, ma poco di più.
Ho sempre pensato che se fossi stato trasferito sarebbe stato a Washington, o se avessi dovuto andare allestero sarei andato a Londra o a Parigi, ma a Madrid? Non me lo sarei aspettato! Cosa avrei fatto lì?
Una decisione che fece solo aumentare la mia curiosità di sapere cosa avrebbe potuto fare un matematico specializzato nella codifica e decodifica dei messaggi in quel paese.
Cercavo di lavorare il più duramente possibile, facendo del mio meglio, ma il mio lavoro allepoca continuava a essere scartato dai miei capi. Non perché fallissi, non perché non lo facessi bene, ma perché dicevano: Siamo andati allora indicata, e non abbiamo trovato nessuno! o non ci sono truppe dove diceva il messaggio! il che mi sconcertava, e aumentava la mia pressione.
Spagna, che paese! cambiò completamente il mio modo di vedere la vita, allinizio non mi relazionai con nessuno, lasciavo raramente lambasciata dove mi sentivo a mio agio, non conoscevo nessuno, preferivo rimanere a leggere, ma presto iniziarono ad invitarmi alle feste e non potevo rifiutare, dovevo partecipare come parte del personale.
Non ero un amante delle feste, e ancora meno di quella musica ad alto volume degli spagnoli, non capivo quel canto e quella danza perché tutto mi sembrava abbastanza confuso. Ho cercato di ascoltare i testi, guardando al contempo i movimenti appariscenti dei ballerini e non comprendevo il significato di tutto questo.
Nel giro di pochi mesi, sono stato chiamato a presentarmi al Comando Centrale, un organo dellesercito spagnolo, e non sapevo molto bene per cosa, ma era un ordine, e si sa, bisogna sempre adempierli senza fermarsi a pensare!
Non appena arrivai, mi fermarono, non ci capivo niente, mi spogliarono di tutto quello che avevo e mi misero in una cella, dove mi trattennero per diverse ore.
Ha scelto un brutto momento per uscire dalla sua ambasciata! Mi disse un capitano con cui parlai per primo.
Che cosa? chiesi un po confuso.
Il suo paese è in guerra! mi disse quella persona.
In guerra, ma cosa dice? Chiesi sorpreso, pensavo di aver capito male.
E in quanto militare, non può stare in strada continuò a dire.
No, non ero per strada, io stavo venendo qui
Chi se ne frega! Sta invadendo il nostro paese, e per questo che è in arresto.
Invadervi? Con cosa, la mia valigetta e il mio cappello? dissi sorpreso, non capivo quello che stava accadendo, ho anche pensato che stessi fraintendendo quello che mi diceva, cosa poco credibile, dato che avevo già testato più volte la mia conoscenza della lingua.
Meno battute! Qui sono tutti sospettati fino a prova contraria, lei è in attesa di una corte marziale!
Ma cosa dice? Mi hanno detto di presentarmi al Comando Centrale.
Le hanno detto? Chi glielo ha detto? mi chiese molto seriamente.
Beh, ho ricevuto ordini da Washington.
Bene, me li faccia vedere! richiese impaziente.
Non li ho con me, stavo solo facendo quello che mi è stato ordinato, in nessun momento mi è stato detto di mostravi alcun documento.
Sì, lo dicono tutti! Non sanno quello che fanno, eseguono gli ordini. Non è la prima spia che abbiamo dietro le sbarre.
Spia? chiesi sorpreso, mi aveva chiamato spia, non potevo crederci, era davvero un malinteso.
Certo! O pensa che labbiamo rinchiusa per ammirare le nostre strutture dallinterno? Finché il nostro governo non deciderà cosa fare con voi, resterete rinchiusi, e preghi che il suo governo collabori, perché altrimenti
Altrimenti cosa? Chiesi spaventato, visto che questuomo era serio, e che stava per lasciarmi lì.
Altri prima di lei, sono stati in questa stessa stanza e con quelle stesse sbarre, e non tutti sono tornati nel loro paese, la maggior parte ci sono serviti come moneta di scambio, ma il resto
Ricordo di essere stato molto spaventato allepoca, ma a proposito di moneta, dove ho lasciato le mie? Devo prendere il pane e non so dove ho lasciato i soldi, non devono essere lontano, forse in cucina, perché il pane è per la cucina.
Dopo aver controllato ovunque, alzando tutto quello che cera e aprendo tutti i cassetti mi sono detto: deve essere sul tavolo da pranzo, perché il pane è per mangiare.
Andai lì e guardai ovunque senza successo, un po frustrato dalla situazione pensai, Beh, non sarà importante e mi sono seduto sul mio divano, accanto a una grande finestra di vetro da dove potevo vedere un piccolo giardino.
Non so quante volte non ho mangiato perché non mi ricordavo dove avevo lasciato i soldi, nonostante lo avessi scritto nel mio quaderno che portavo sempre con me, solo che a volte dimenticavo anche di guardarlo.
Questa cosa della memoria, sembra che non faccia che aggravarsi, a me, che dicevano che avevo la memoria fotografica! Che appena vedevo un messaggio una volta, ero in grado di impararlo a memoria per tradurlo mentalmente prima di qualsiasi computer, che dopo anni e anni di lavoro segreto riuscivo a ripetere ogni rapporto scritto per farmi un archivio personale.
La mia memoria, se ho potuto vantarmi di qualcosa nella mia vita è quella di avere una buona memoria, coltivata ogni giorno con molte ore di studio e di lettura perché anche se non sembra così, le lingue richiedono di essere continuamente praticate per non perderle.
Quante ore ho passato a studiare ogni lingua che conosco, o meglio conoscevo, o chissà se le conosco ancora.
È una cosa che, sorprendentemente, penso di non aver perso, la capacità di capire altre lingue, in televisione a volte metto uno di quei canali internazionali e lo capisco senza problemi è come si dice sullandare in bicicletta, che non si dimentica mai per quanti anni si passino senza praticare.
Cosa che mi ha aiutato molto a fare progressi nella mia carriera e ad arrivare, stranamente, a conoscere più segreti di molti Presidenti, dal momento che questi volevano solo risultati ed eravamo in pochi a sapere cosa fare in ogni caso.
Il mio compito di matematico era cambiato nel tempo e sono passato dalla traduzione di messaggi di altri, alla creazione di modelli complessi per crittografare i nostri. Non si trattava più di codificare una o due parole per gli agenti sul campo, la sicurezza doveva essere massima per tutti i documenti governativi, e ci chiesero che, in caso di fuga di notizie, i documenti rubati non potessero essere letti dai nostri nemici.
E da lì, senza che me lo aspettassi, mi passarono allintelligence, beh, fino ad ora lavoravo per un loro dipartimento, ma poi diventò sapere tutto sui segreti.
Tutto quello che il governo nega o non dice ero il primo a scoprirlo e lo codificavo.
Cera un sistema allinterno del sistema, una codifica esclusiva per i documenti e i messaggi ultrasegreti, come amavano dire ai colleghi.
Questi, in nessun modo dovevano essere decifrati, così il lavoro era a volte estenuante, e la richiesta ancora maggiore.
Non si trattava più di sapere dove fossero le posizioni dei nemici, i loro avanzamenti, e persino i loro agenti sul campo, ora conoscevamo tutti i dettagli tattici e intimi delle persone rilevanti di un regime nemico, della loro famiglia, degli amanti una grande quantità di informazioni classificate come vitali e che non dovevano essere alla portata di nessun altro se non la persona autorizzata.