Kristen Strassel - La Sua Omega Proibita стр 7.

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La corrente elettrica che schizzò lungo il mio corpo poteva essere sufficiente a farmi mutare. Strinsi gli occhi, negoziando silenziosamente con la mia bestia mentre Sua Maestà mi faceva alzare. Laltra mano era dietro la mia schiena, e mi premeva contro il suo corpo. Tutto nel Re era duro e pronto allazione. Il calore che saliva dai suoi pantaloni fu sufficiente per sciogliermi la pelle. Unimmagine di noi due nudi, inondati dal chiaro di luna, le sue labbra sulla mia pelle, mi balenò in mente.

Feci un respiro profondo, concentrandomi sulle rose accanto a noi.

Ti piacciono, disse lui. Prima ho visto come le ammiravi.

Mi ricordano mia madre. Finalmente potevo dire la verità.

Anche la mia le adorava. Ora guardami, mia rosa.

Ora che avevo il suo permesso, incontrai sfacciatamente il suo sguardo. Doveva ancora chiedermi il mio nome, e mi domandavo cosa gli avrei detto. Ora che ero così vicina a lui, gli avrei mentito di nuovo?

La verità era mortale come le bugie.

Unaltra immagine mi balenò davanti, e vidi chiaramente il Re nella sua forma di lupo. Una forma che gli era stata strappata via. Era ancora più bello, da animale. Mi feci forza, come se dovessi proteggerlo da quello che stava succedendo nella mia testa. A stento.

Si fece avanti, mancando di poco le dita dei miei piedi nudi, mentre il complesso iniziava la sua prossima canzone. Merda. Una beta avrebbe conosciuto quei balli così formali.

Ti va di ballare qui? Ecco un bel salvataggio.

Sì. Il movimento successivo venne dai suoi fianchi, e il puro istinto prese il sopravvento. Iniziai a muovermi a tempo con il suo corpo. Ora che ti ho trovata, voglio tenerti tutta per me.

Forse avrebbe dovuto sembrare una minaccia, ma per me e il mio corpo pulsante, in qualche modo, sembrò una promessa.

CAPITOLO CINQUE

ADALAI

Non ero dovuto andare lontano per trovare la mia femmina. Rifugiarmi nel mio ufficio per evitare qualsiasi domanda ingiustificata mi aveva portato proprio a lei. Solo che era ferita e tremava come una foglia, e listinto ruggente nel mio petto richiedeva che la confortassi.

Non capivo il perché di quel sentimento. Ma non avevo intenzione di mettere in discussione il mio istinto. Mi aveva condotto troppe volte sulla strada giusta. Soprattutto in guerra. E avvicinarmi a questa donna per calmarla sembrava proprio la cosa giusta da fare.

Non ti ho mai visto qui, prima dora, mormorai, non volendo spaventarla. Sembrava a un passo da scappare di nuovo, anche se la tenevo stretta. Una forza brillava nei suoi occhi. Potevo scorgerla, e forse era la sua caratteristica più affascinante.

Allora perché sembrava sabbia pronta a scorrermi tra le dita?

Non frequento spesso festeggiamenti del genere, mio Re, rispose lei piano.

È un peccato. Ondeggiai con lei alla debole musica che attraversava le pareti dalla sala da ballo. Credo che tu sia proprio la gioia che mancava a tutte le mie celebrazioni.

La gioia? Rise leggermente, e ancora una volta tremò anche se il suo sguardo rimase fermo. Nessuno mi ha mai definita così, prima.

Un crimine. Piegandomi in avanti, respirai il suo profumo. Cannella dolce e qualcosa di terroso che non riconoscevo. Il lupo incapace di uscire si agitò nel mio petto, apprezzando quellodore. Devo dichiarare punibile per legge il fatto che una bellezza come te non sia abbastanza apprezzata? le chiesi. Ricordarle il mio potere non sembrava unidea poi così brutta. Sembrava necessario. Devo chiedere che qualche testa rotoli sul pavimento, mia rosa?

Divenne rigida tra le mie braccia. No. La sua voce venne fuori strozzata prima che si schiarisse rapidamente la gola e riprovasse. No, non è necessario. Certo che no.

Mi tirai indietro, aggrottando le sopracciglia mentre lei abbassava di nuovo gli occhi.

Qualsiasi altra femmina avrebbe riso a quella battuta. O almeno sarebbe arrossita e andata in estasi al mio tentativo di flirtare.

Cazzo. Non ero bravo a farlo. Non lo ero mai stato.

Di solito non mi preoccupavo più di tanto. Ma questa volta era differente. Volevo che lei si fidasse di me.

Come ti chiami? La mia voce era ruvida di desiderio. Era più che evidente, ma non mi importava.

Incontrò di nuovo il mio sguardo mentre la sua piccola lingua scivolava fuori per inumidire le labbra. Prima voi, Maestà, sussurrò, ditemi qualcosa di voi che nessun altro conosce.

I suoi occhi erano blu come zaffiri. Guardarli così profondamente mi fece sentire perso per diversi secondi. Mia, rimbombò il lupo dentro di me.

Ho paura di rimanere solo, risposi. Che nessuna donna sia abbastanza forte per essere mia, per camminare al mio fianco come dovrebbe fare una Regina. Che questo mondo sia troppo stravolto. Troppo incasinato per farmi trovare qualcuno con cui stare, come invece è riuscito a fare mio padre prima di me.

Merda.

Chiusi la bocca. Era lunico modo per impedire che quella cascata di segreti si riversasse fuori.

La musica sfumò.

Noi rimanemmo fermi.

E la mia femmina mi fissò con quegli occhi cerulei così pieni di emozione. Pieni di domande e paure. E comprensione.

Era sola anche lei come me? Circondata da altri, ma completamente isolata?

La nostra danza finì.

Dimmi come ti chiami. Il respiro mi si bloccò nel petto, ogni inspirazione faceva sì che il suo seno premesse contro di me. Avrei potuto giurare di sentire il calore del suo corpo attraverso lelegante uniforme di pelle che indossavo.

Voi siete il Re, mormorò invece, i suoi palmi appiattiti contro il mio petto. Non cè motivo per cui dovreste essere solo. Avete dei servitori pronti ad accorrere a ogni vostra richiesta. Persone che vi adorano. Qualsiasi beta in città sarebbe onorata di essere vostra.

Nessuna di loro è quella giusta. Cosa dovrei fare al riguardo?

Inclinò la testa di lato, e langolo della sua bocca invitante si alzò anche se debolmente. Probabilmente dovreste continuare a cercare.

Iniziò una nuova canzone e lei si mosse, costringendomi a fare lo stesso.

Una nuova danza. Ne avrei approfittato. Perché non la volevo perdere di vista. Non adesso, dopo aver stupidamente permesso ai suoi begli occhi di far uscire i miei pensieri più intimi dalle labbra.

Forse mai.

Io ero il Re. Avrei potuto farlo, tenerla con me per tutto il tempo che desideravo.

Ma non era quello che mi faceva battere il cuore. Che aveva reso la mia gola secca e i palmi delle mani sudati come un adolescente che non sapeva nulla di donne o battaglie.

Volevo che lei desiderasse ciò che io desideravo.

E cioè cosa, esattamente? Cazzo.

Un milione di beta mi avrebbero potuto dire di sì, stanotte, e lo avrebbero fatto, come mi aveva ricordato lei. Ma solo il suo sì avrebbe significato qualcosa.

Continuare a cercare, eh? La feci volteggiare sapientemente per il mio ufficio, fingendo che il tappeto fosse la nostra pista da ballo. Dovrei esaminare tutte le femmine beta, a una a una, fino a quando non ce ne sono più? E poi cosa? Quando finisco le beta e nessuna di loro è mia, cosa dovrei fare?

La fantasia che avevo fatto prima, di accoppiarmi con una femmina omega, si schiantò sgradita nella mia mente, con la capacità di far agitare il mio animale ancora di più. La feci andar via con uno sforzo di volontà, ma si era trasformata in qualcosa di nuovo. Una visione, questa volta.

Quella femmina senza nome è sotto di me, mi fa impazzire con il suo profumo. I suoi feromoni mi trasformano in una bestia, bramosa di avere il suo corpo. I suoi lamenti sono come musica per le mie orecchie. I suoi artigli mi graffiano la schiena, mi supplica di alleviare il suo desiderio mentre mi spingo con forza dentro di lei, nel disperato tentativo di riempirla, di dare sollievo al suo calore.

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