Kristen Strassel - La Sua Omega Proibita стр 5.

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Desiderate altro vino, mio Re? chiese la cameriera omega, facendomi distrarre.

No. Le diedi il mio calice e mi voltai per ritrovare la mia femmina.

Ma se nera andata.

Osservai con attenzione la folla in cerca del suo vestito rosa scuro, ma non la vedevo da nessuna parte.

Dove sei finita, femmina? Non sai che non puoi nasconderti dal Re?

CAPITOLO QUATTRO

ZELENE

Superai la prima prova tenendo gli occhi bassi mentre attraversavo il checkpoint dirigendomi a Luxoria. I maschi che ogni giorno si alternavano nei turni di guardia erano sempre gli stessi e mi conoscevano. Non avevo bisogno di mostrare lidentificazione che gli omega dovevano sempre portarsi dietro, che impediva venissimo scambiati per qualcuno che non eravamo. Qualcuno che apparteneva alla città reale.

Lavori alla festa stasera? mi chiese la guardia. Mi ero assicurata di mettermi nella fila di quello che sorrideva e diceva battute quasi ogni giorno. Non tutti erano gentili come lui. Se fossi finita nella fila sbagliata, avrei potuto far saltare la mia copertura.

Sì. Più o meno.

Stai attenta. Si fece da parte per farmi passare. Solo allora notai che tutte le guardie imbracciavano armi semiautomatiche. Il castello non è sempre il posto più sicuro dove stare, in città.

Ero una femmina omega. Nessun posto era sicuro.

Le altre omega che lavoravano alla festa erano state di turno per ore. Scivolando nellingresso di servizio, da cui di solito entravo nel castello, mi assicurai che non ci fosse nessuno mentre mi sfilavo la divisa informe dalla testa e la nascondevo assieme al documento di identificazione su uno scaffale della dispensa, dietro un sacco di zucchero. Pentole e padelle risuonavano in lontananza, e non avevo tempo di indugiare. Lavoravo in cucina, ed essere qui, vestita in questo modo, era pericoloso. Le mie colleghe non erano necessariamente mie amiche. Mi avrebbero denunciata per salvarsi da una punizione.

Dopo aver lavorato dodici anni al castello, probabilmente conoscevo il labirinto dei corridoi di servizio meglio di alcune delle persone che vivevano lì. Dovevo muovermi rapidamente. Nessuna donna Alfa o beta avrebbe avuto motivo di trovarsi in cucina, specialmente una considerata unospite. Tutti gli invitati al castello vedevano solo il meglio che il Re aveva da offrire, e il personale di servizio vedeva tutto il resto.

Emersi dallombra prima di riprendere fiato. Il cuore mi batteva forte mentre entravo nel grande ingresso, come se solo ora mi rendessi conto di ciò che avevo effettivamente fatto. Lenormità delle mie azioni. Le conseguenze.

Il mio bellissimo vestito era sembrato così lussuoso quando aveva come sfondo polvere e disperazione. Rispetto agli abiti che mi circondavano, era troppo corto, troppo stretto e non abbastanza per far credere che questo fosse il mio posto. Peggio ancora, la gonna al ginocchio mostrava la sporcizia che avevo sui piedi. Non avevo pensato alle scarpe fino a quando non era troppo tardi, e calzavo le stesse pantofoline usate che indossavo ogni altro giorno in cui venivo in questo castello. Tavia mi aveva aiutato a intrecciare i capelli. Ma non avevo i riccioli fluenti, i fiori o i diademi pieni di gioielli delle donne che mi circondavano.

Ingoiai il nodo che mi serrava la gola secca. Stasera sarei morta con questo vestito. Ma prima mi sarei goduta un ballo a corte come non avevo mai fatto prima.

Un cameriere che non riconoscevo mi offrì da bere in un elegante flûte. Forse non era un maschio omega. Il castello faceva arrivare persone per aiutare durante le feste sfarzose, quelle importanti, e spesso venivano assunti anche dei beta. Lo avrei tenuto docchio. Forse era la risposta ai miei problemi.

Mandai giù un sorso. Champagne. Da quanto tempo non assaggiavo quel liquido frizzante? Una volta nelle cucine avevo rischiato un assaggio quando nessuno stava guardando. Ora avrei potuto berlo liberamente. Mi concessi un altro lungo sorso, assaporando il dolce sapore del coraggio liquido. Non potevo tirarmi indietro, a questo punto, era un modo infallibile per essere scoperta. Dovevo impersonare la mia falsa identità da beta. Se io per prima non avessi creduto in me stessa, nessuno lo avrebbe fatto.

Entrai nella sala da ballo a testa alta, imitando le azioni dei nobili che servivo. Non sarebbero mai stati beccati a guardarsi i piedi sporchi, evitando il contatto visivo.

Un complesso musicale suonava nellangolo, e le coppie volteggiavano per la stanza, danzando. Altri gruppi si erano formati attorno al perimetro della pista da ballo e, ancora una volta, mi distinguevo da loro. Tutti quelli che conoscevo a questa festa venivano pagati una miseria per servire gli invitati se erano così fortunati da essere pagati. Passavano settimane senza nientaltro che scuse per il lavoro prestato, se non veniva giudicato soddisfacente. In quanto omega, non avevamo possibilità di ricorso, e smettere di lavorare era una condanna a morte. Una cattiva referenza da parte di Re Adalai avrebbe fatto sì che nessun altro ci avrebbe dato una possibilità. Tavia ne era la prova vivente.

Ancora una volta, mi chiesi cosa avesse causato il suo licenziamento. Ma ormai non importava più. Era lei il motivo per cui ero disposta a correre questo rischio, a trovare un beta che mi aiutasse a interrompere il circolo vizioso. A quel punto sarei stata in grado di aiutare mia sorella e le nostre amiche a fare lo stesso. In un modo o nellaltro.

Il muro vicino alla finestra era ricoperto di rose. Bellissime piante grasse mettevano in risalto la composizione floreale. Prima della Divisione, mia madre aveva decorato il nostro giardino con fioriture proprio come queste. A quel tempo la nostra vita aveva colore ed era piena di speranza. Era stata uccisa nelle battaglie degli omega, mentre stava in prima linea, facendo di tutto per darci una vita migliore.

Non potevo deluderla.

I miei occhi si velarono di lacrime al ricordo, e dovetti distogliere lo sguardo dai fiori. Nessuno piangeva ai balli di corte, e non di fronte agli ospiti, in ogni caso. Avevo già versato la mia bella dose di lacrime nelle profondità cavernose della cucina.

Qualcuno mi stava guardando. I miei sensi di lupo si destarono, in massima allerta. No, per favore non trasformarti, non qui

Gli omega possedevano unabilità che nessuno degli invitati al castello aveva: la capacità di mutare nella propria forma animale. Era il nostro segreto più grande e meglio conservato. Nessuno di Luxoria sapeva che potevamo accedere ai nostri animali. Nessuno ci guardava abbastanza vicino da capirlo. Eravamo stati sbattuti fuori dai cancelli e dimenticati fino a quando non eravamo stati necessari come servitù o per i lavori più umili.

Se mi fossi fatta spuntare la pelliccia qui, nella sala da ballo del Re, sarei morta prima di essermi completamente trasformata.

Mi voltai e guardai negli occhi Re Adalai. Mi fissava come se volesse marchiarmi.

Pietrificata, non sapevo cosa fare. Non ero mai stata così vicino a lui, prima dora. Lavoravo nella sua casa, aiutavo a preparare i suoi pasti, ma non eravamo mai stati faccia a faccia. Non potevo distogliere lo sguardo, sarebbe stato poco rispettoso.

Oppure secondo il protocollo non si dovevano guardare i reali direttamente negli occhi? Era qualcosa di cui prima non mi ero mai dovuta preoccupare.

Gli angoli delle sue labbra si sollevarono in un sorriso che riscaldò il mio corpo dalla testa ai piedi, e fece pulsare la carne tra le mie cosce al ritmo del mio cuore martellante. Era un uomo bellissimo, con pelle ambrata e occhi che brillavano, anche da questa distanza. Si alzò per parlare con un altro maschio vestito elegantemente come lui, con pantaloni di pelle nera e una giacca abbinata. Portava una mostrina piena di medaglie sul petto, quindi anche lui era importante, ma non indossava la corona.

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