Blankenship Amy - Una Luce Nel Cuore Dell'Oscurità стр 9.

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Ma sapeva per certo che, se Kotaro avesse creduto che sarebbe uscita con Toya, non si sarebbe preso la briga di seguirla. O almeno così sperava.

«Mi dispiace ma ho un appuntamento con Toya, ti prometto che sarà per unaltra volta.» gli disse, poi abbassò lo sguardo, sentendosi a disagio per la bugia, ma era lunico modo per toglierselo di torno. Notò che lui fece un passo avanti e quindi indietreggiò, mordendosi il labbro inferiore quando rimase bloccata dal tavolo.

Kotaro sentì la gelosia vibrare dentro di sé ma la tenne sotto controllo. Il suo unico conforto era che, uscendo con Toya, Kyoko non sarebbe stata una delle prossime ragazze scomparse.

E poi, sapeva che Kamui sorvegliava segretamente entrambi. Mentalmente, doveva ammettere che Toya era iperprotettivo nei suoi confronti e quindi lavrebbe tenuta al sicuro. Voleva essere lui a proteggerla, quella sera, ma sarebbe stata comunque al sicuro.

Kyoko alzò lo sguardo e lui capì che temeva che lui lavrebbe fermata... in realtà voleva fermarla ma non lo avrebbe fatto. Lei avrebbe fatto la sua scelta.

Annuendo con riluttanza, le prese la mano e la trattenne per un momento, guardandola negli occhi. Capì che aveva una giornata difficile, decifrava i suoi sentimenti attraverso il colore dei suoi occhi... aveva imparato a farlo tanti secoli fa. Desiderava solo che lei ricordasse.

«Daccordo, allora. Ci vediamo domani. Stai attenta, dolcezza.». Chinandosi, le sfiorò la fronte con le labbra e si voltò per andarsene.

Kyoko sorrise, «Grazie, Kotaro.». La fronte le formicolava nel punto in cui le sue labbra calde lavevano toccata. Era contenta che fosse più facile da gestire rispetto a Toya. Le baciava spesso la guancia, la fronte o la mano, lasciando quel punto sempre accaldato.

Si chiese che cosa avrebbe pensato se avesse saputo che non aveva mai ricevuto un bacio sulle labbra. Nessuno avrebbe mai creduto che, a diciotto anni, era ancora pura... fisicamente. Arrossì di nuovo, sapendo che i suoi pensieri non erano troppo irreprensibili. Era tutta colpa di quel cuore traditore che batteva ogni volta che pensava a lui.

Kotaro aprì la porta ma si fermò e, sorridendo, aggiunse: «Ricorda, sei comunque la mia ragazza.». Se ne andò chiudendo la porta, e sogghignò per quel commento.

Sapeva che lei non avrebbe superato il limite con Toya e non era preoccupato. Anche in passato, quando entrambi si scontravano, lei prendeva sempre le sue difese a scapito di Toya. Aveva sempre amato laltro ragazzo ma Kotaro sapeva che, in realtà, era innamorata di lui. La velocità del suo battito cardiaco quando erano vicini svelava sempre i suoi veri sentimenti... in questa vita come in passato. Doveva solo aspettare che lei se ne rendesse conto ancora una volta.

Kotaro inspirò, assaporando il suo profumo. Sentiva lodore della sua purezza e lei non era una persona che prendeva alla leggera una cosa del genere. Era così innocente e quel pensiero fece svanire il suo sorriso. Non era così sicuro di volere che lei scoprisse il lato oscuro di questo mondo... non voleva rischiare la sua felicità. Neanche lui era come lei credeva. Sapeva che Kyoko lo avrebbe accettato in entrambi i modi, ma il ricordo della sua morte gli impediva di parlarle del passato. Alcune cose era meglio non ricordarle.

Mentre usciva dalledificio e tornava sul marciapiede, Kotaro alzò lo sguardo verso la sua finestra, chiedendosi che cosavrebbe fatto quando avrebbe scoperto la verità su di lui. Le avrebbe detto tutto... ma non era ancora il momento. Come fai a spiegare che sei più vecchio di qualsiasi essere umano e che hai dei poteri che si vedono solo nei film?

Scosse la testa mentre tornava verso il college, contemplando la sua prossima mossa riguardo alle ragazze scomparse.

Sapeva che cosa stava accadendo e, probabilmente, erano già morte... o non morte, almeno. I suoi occhi brillarono di rabbia per un momento, rivelando il lato oscuro della sua anima di Lycan. Doveva rintracciare lodore di quei maledetti succhiasangue e di chi li guidava, prima che trovassero di nuovo Kyoko.

Capitolo 3

Kyoko setacciò larmadio alla ricerca del vestito che Suki laveva convinta a comprare lo scorso fine settimana. Ridacchiò tra sé ricordando che Shinbe le aveva seguite per dare dei consigli su qualsiasi cosa volessero. Il clou era stato quando era sgattaiolato nel camerino delle signore.

Da dietro la tendina, si era finto un assistente e aveva chiesto a Suki se aveva bisogno di aiuto con la zip.

Lei aveva risposto di sì e si era voltata. Kyoko era quasi caduta quando Shinbe fu scagliato contro la parete opposta.

Le aveva chiesto come avesse fatto a capire che era lui e la sua amica aveva risposto: «Non credo che permetterebbero a un assistente gay di entrare nel camerino delle signore e, quando ha infilato la mano nel vestito invece di tirare su la zip, si è fatto smascherare.».

«Povero Shinbe.» sospirò Kyoko mentre estraeva una camicetta bianca, corta e arricciata, con maniche di seta che si allargavano dal gomito al polso. La trovava davvero carina, In un certo senso le ricordava la veste di un angelo ma più sexy. Era abbastanza corta da mostrare lombelico, con la minigonna nera che le fasciava i fianchi.

Dopo essersi vestita e aver trovato le scarpe adatte, si legò i capelli in uno chignon spettinato, lasciando qualche ciocca libera. Si truccò e indossò una catenina con un ciondolo a forma di goccia, era pronta per andare ovunque Suki avesse intenzione di portarla.

Avrebbe voluto poter dire a Kotaro dove stavano andando, ma nemmeno lei sapeva la risposta. Si morse il labbro inferiore rendendosi conto di sentire la sua mancanza, poi cercò di scacciare la malinconia perché Suki lavrebbe notata.

Lultima cosa di cui aveva bisogno era la sua migliore amica che le faceva un milione di domande alle quali non voleva rispondere.

*****

Shinbe si passò le dita tra i capelli mentre si appoggiava allo stipite della porta, sorridendo. Si era precipitato da Suki quando per telefono gli aveva detto di non passare perché sarebbe uscita.

Sillude se pensa di potersi liberare di me così facilmente. si disse con un sopracciglio alzato.

Quando lei aprì la porta con i capelli ancora avvolti in un asciugamano, le disse: «Oh... mi sono perso te che facevi il bagno?». Fece un sorrisetto vedendo la sua espressione. Non appena aveva incontrato Suki e Kyoko aveva sentito il bisogno di stare vicino a loro in ogni momento. Spesso uscivano in quattro insieme a Toya.

Suki sapeva che lui si considerava il suo ragazzo solo perché era lunico con cui usciva, ma non gradiva molto la sua petulanza. Tentò di nascondere il rossore che minacciava impadronirsi de suo viso e ribatté: «Ci vorrebbe la candeggina e una palla da demolizione per sgomberare una mente come la tua.».

Lui le si avvicinò mentre i suoi occhi di ametista si oscuravano in modo attraente. «Se mi fai entrare... penso che potrei trovare un motivo per farti fare un altro bagno.» le disse.

Suki sentì il proprio battito cardiaco accelerare al suono della sua voce roca e fece un paio di passi indietro mentre lui faceva alcuni passi avanti, chiudendo la porta dietro di sé. Decidendo di non fargli prendere il sopravvento, gli lanciò uno sguardo di avvertimento e fu ricompensata quando lui si fermò. Se avesse scoperto che effetto aveva su di lei... sarebbe finita davvero nei guai.

«Ascolta, devo finire di prepararmi perché stasera ho un impegno. Te lho già detto al telefono, ricordi?» gli disse. Sapeva che sarebbe venuto comunque... se non altro per provare a scoprire dove sarebbe andata.

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