«Va bene Lynette, mi hai convinta. La chiamerò. Farò un paio di telefonate. Ora, se mi vuole scusare, la pregherei di uscire e di chiudere la porta dietro di sé. La chiamerò io quando avrò finito di fare colazione».
Linfermiera acconsentì con un inchino del capo e si allontanò dalla stanza facendo esattamente ciò che Sarah le aveva chiesto di fare. Rimasta sola, Sarah cominciò a pensare a cosa avrebbe detto alla figlia, cercando di anticiparne la reazione e le possibili risposte, per pianificare di conseguenza la prossima mossa. Passarono diversi minuti e poi, decisa, cominciò a comporre il numero.
Il telefono squillò a vuoto per parecchio tempo prima che partisse il messaggio della segreteria telefonica. Ma Lynda era in casa. Sarah lasciò un messaggio che Lynda ascoltò in diretta, seduta sul suo letto in balia delle sue lacrime e della sua più totale frustrazione. Ma non reagì, non disse e non fece assolutamente nulla, come se quella telefonata non fosse mai arrivata. In quel momento non sapeva davvero che cosa fare. Le parole di James le riecheggiavano continuamente nelle orecchie, martellandole il cervello e riducendole il cuore in brandelli. Era cresciuta senza un padre. E sua madre, la donna che le aveva donato la vita e che avrebbe dovuto darle amore laveva tenuta alloscuro di tutto questo. E se James non le avesse raccontato nulla? Forse il segreto più grande della sua esistenza sarebbe morto insieme a sua madre? Oppure ne sarebbe venuta comunque a conoscenza, in un modo o nellaltro? Il Senatore, colui che aveva creato la bella copertina di un libro che descriveva le storie di una famiglia felice, era ormai morto da parecchio tempo. Perché non raccontarle tutto quindi? Limmagine delluomo e del politico non sarebbero state compromesse. Non più ormai. O forse cera dellaltro che lei ancora non sapeva e che le era stato nascosto?
Sarah non aveva dato limpressione di essere preoccupata o in pericolo per qualche cosa nel suo messaggio. Le aveva semplicemente detto che aveva bisogno di vederla e di parlarle. Forse James era andato a farle visita e le aveva raccontato dellaccaduto per poi invitarla a chiarire tutto con la figlia? Era una possibilità da non trascurare. Ma se aveva atteso così tanto tempo per chiarire il tutto con lei, non sarebbe stato un grosso problema attendere ancora per un po. Perché mai tutta questa fretta? Lynda non aveva proprio nessuna voglia di vedere sua madre e tantomeno di parlare con lei quel giorno. Avrebbe prima dovuto digerire tutto, e solo dopo affrontare la madre a muso duro. Il boccone era troppo amaro. Si sistemò i capelli e si vestì comoda per uscire a prendere una boccata daria, visto che anche Puh la implorava di farlo. Ma mentre stava per uscire sentì squillare nuovamente il telefono. Jack la stava chiamando dallufficio. Svogliatamente decise di rispondere.
«Che cè?», iniziò la conversazione con maniere assai poco amichevoli.
«Lynda cara, ma dove sei finita? Ti avrò chiamato già mille volte e non mi hai mai risposto!», la riprese luomo.
«Ho avuto cose molto più importanti da fare».
«Più importanti del tuo lavoro? Della tua carriera? Dai Lynda, non fare la sciocca! Non rovinare tutto per un insignificante disguido!», rispose Jack in tono quasi paterno.
«Ah, ma sentilo il signorino! Il tuo motto è sempre stato Io mi spezzo ma non mi piego! E poi che cosa hai fatto? Non appena quellimbecille ti ha detto di tagliarmi fuori tu lo hai fatto, ti sei piegato! E senza paure o riserve hai chiamato quellessere viscido e infame!».
«Si chiama Gregory», sinserì Jack per spezzare il monologo della ragazza furiosa, mai vista prima dallora così arrabbiata e di cattivo umore. Ma cosa aveva fatto lui di male? Aveva solo cercato di fare quanto possibile per il bene dellazienda!
«Lo so come si chiama Jack, non prendermi per una stupida perché lo sai che non lo sono! Anche se è il nipote del presidente, per me resta sempre e comunque un viscido schifoso e raccomandato!».
«Va bene. Ora calmati Lynda, te ne prego. E proprio di questa cosa che vorrei parlarti, possiamo discuterne?».
«Vomita! Ti sto ascoltando!», rispose Lynda, raggelandolo.
«Lynda, non son cose da discutere al telefono, questo tu lo sai bene. Vieni qui nel mio ufficio tra unora e ne parliamo con calma, a quattrocchi e in privato, ok?».
«Sarò lì tra unora Jack, ma ti giuro su quanto ancora mi è rimasto di caro al mondo che se solo osi sfidarmi o prendermi in giro butto allaria lufficio intero. Dovrai chiamare le guardie e farmi buttare fuori, e poi potrai anche farmi licenziare!». Jack non rispose, fino alla richiesta di Lynda, «Mi sono spiegata con sufficiente chiarezza caro Jack?».
«Si Lynda, ho capito! Ho capito! Ora però ti prego di calmarti e di non venire qui così prevenuta. Ti aspetto, ciao». E riattaccò.
Lynda scaraventò il telefono sul letto, dove rimbalzò per poi cadere violentemente a terra, frantumando lo schermo. Lynda lo raccolse e lo guardò, ma senza dare troppa importanza allaccaduto. In fin dei conti funzionava ancora.
Anche se per quel lavoro e per le persone di quellufficio non provava più alcun sentimento di amicizia o complicità ma solo tanto odio, pensò di cambiarsi e vestirsi come sempre con il suo tailleur. Agli occhi di chi la conosceva bene, lei voleva apparire come la solita donna di sempre. Jack le avrebbe fatto ancora una volta i suoi complimenti? Ci pensò per un attimo ma realizzò subito che tutto sommato non le importava affatto. Ma voleva comunque mantenere la sua dignità.
* * *James cominciò a preparare la valigia con estrema lentezza. La sua mente tornava continuamente alle parole dei Beth che al telefono gli chiedeva di andare da lei urgentemente, senza specificare altro. La sua voce sembrava calma, rilassata e felice, non avrebbe quindi avuto modo di preoccuparsi più di tanto. Tuttavia non si sentiva totalmente tranquillo. Era inoltre molto preoccupato per Lynda e per il modo in cui si erano lasciati il giorno prima. Sapeva di aver combinato un bel pasticcio e di aver perso la stima della giovane, ma era una cosa che si sentiva di dover fare, per il bene della ragazza e per il suo futuro lei doveva sapere come stavano le cose in realtà. Era sicuro che se la ragazza avesse scoperto quella verità per conto suo, le conseguenze sarebbero state anche più gravi. In silenzio nel suo cuore, però, le chiedeva scusa. Nel giro di due giorni si sarebbe ritrovato in Cornovaglia al cottage di Beth, con lei avrebbe discusso nel dettaglio sul da farsi. Era sicuro che lei avrebbe capito i motivi che lavevano spinto a parlare. Il resto della storia si sarebbe spiegato da solo e lei lo avrebbe accettato, forse. Si guardò allo specchio e sorrise. Poi prese il telecomando della televisione e la accese su una trasmissione a caso. Si sedette distrattamente sul suo comodo divano e lasciò la sua mente libera di viaggiare a cavallo dei pensieri.
* * *Lynda arrivò in azienda. La receptionist la salutò come sempre con il suo riconoscibile tono gentile. Tuttavia non si spinse oltre, aveva notato subito lespressione cupa nel volto della giovane e la risposta distratta con un gesto di mano al suo saluto, segnale inequivocabile che cera qualche cosa che non andava in lei. Lynda era stata sempre molto aperta ed espansiva con le persone, una sua caratteristica era proprio quel sorriso che sapeva donare a tutti, in ogni momento, anche il meno opportuno. Ma quella non era più la solita Lynda. Quella ragazza allegra e solare si era in realtà persa, proprio come il suo passato. Quella donna che aveva attraversato la hall si sentiva in bilico, come se stesse camminando sulla lama di un rasoio. Sapeva che prima o poi sarebbe caduta, si chiedeva solo da quale parte. Una donna senza un passato poteva riuscire a ricostruirsi una vita e un nuovo futuro?