Andrea Calo' - Una Bolla Fuori Dal Tempo стр 4.

Шрифт
Фон

Osservavo ancora le persone intorno a me, era diventato il mio passatempo per quella giornata. Navigavo nel mare aperto dei pensieri che potevano impregnare le loro menti in quei momenti, mi perdevo nei sorrisi intensi e nel chiacchiericcio esasperato e amalgamato dal rumore dei motori dellaereo, mentre le hostess passavano lungo il corridoio offrendoci dei drink. La mia non sarebbe stata una vacanza, pensai. Voltai lo sguardo verso il finestrino e notai che la tendina oscurante era rimasta aperta, vedevo le case e le strade ormai lontane farsi via via sempre più piccole. Erano parte di una fitta trama di costruzioni in cemento che racchiudevano persone impercettibili ai miei occhi. Era vero quello che mia madre mi diceva quando ero piccola:

Quando pretendi di voler vedere tutto, perdi la tua sensibilità verso il dettaglio e tutto appare fermo ai tuoi occhi. Non pretendere di voler conoscere o controllare tutto e tutti perché comunque non ti servirà e alla fine ti accorgerai di non aver visto proprio nulla. Concentrati piuttosto sul dettaglio, perché è su questo che puoi agire, quel dettaglio che tu stessa sei nel mondo e che è capace di farlo muovere ed evolvere.

Il cielo, di un azzurro intenso, era macchiato da rare e timide nuvole. Chiusi gli occhi per rilassarmi un po, mi attendevano tre ore di volo. Sentivo le voci degli altri passeggeri allontanarsi sempre più da me, le loro parole divenivano sempre più confuse, indistinguibili. Mi addormentai profondamente e al mio risveglio avevamo già iniziato la fase di discesa verso la pista di atterraggio nellaeroporto di Portland.

CAPITOLO 2

La città di Portland era ricoperta dalla neve, caduta in abbondanza nella notte precedente. Avevo sentito la notizia in televisione ma avevo sottovalutato il problema, ritenendola di scarso interesse per me. Attraverso le vetrate dellaeroporto si vedevano montagne di neve ghiacciata disseminate lungo i bordi delle piste, era la neve che era stata rimossa dagli spalaneve per consentire il normale funzionamento dellaeroporto, uno dei pochi inseriti nella lista di quelli che garantiscono unottima efficienza in tutti gli Stati Uniti dAmerica. Mi chiedevo se le strade sarebbero state altrettanto pulite o se il rischio della presenza del ghiaccio sui collegamenti principali avrebbe potuto compromettere seriamente la circolazione dei mezzi. Non appena vidi arrivare la mia valigia trasportata dal nastro dei bagagli appena scaricati dalla stiva dellaereo, guardai lorologio: erano già le nove di sera, eravamo in ritardo. Accelerai il passo, diretta al banco informazioni, dove trovai tante persone che come me dovevano dirigersi da qualche parte. Limpiegata, una grassa e scontrosa donna sulla cinquantina, diceva ad alta voce che le linee di autobus esterne erano ferme per via del maltempo e tutte le corse a lunga percorrenza erano state cancellate e rinviate al mattino seguente, mentre con veloci gesta della mano mimava la caduta della neve e la presenza di lastre di ghiaccio sulle strade. La gente era irritata e molti uomini dimostravano la loro forza picchiando i pugni sul bancone, accusando la povera donna dincompetenza. Anche se non eccelleva per simpatia, quella donna non aveva nessuna colpa. Non appena la folla fu diradata, mi avvicinai al banco.

«Mi dica!», esclamò la donna ormai esausta.

«Buonasera, non sto qui a chiederle le stesse cose che hanno chiesto tutti quanti, ho già sentito la risposta. Ho capito che stasera non si parte. Volevo chiederle se mi saprebbe indicare un posto dove poter trascorrere la notte, qui in aeroporto o in città».

La donna si rilassò.

«Mi dispiace signora ma purtroppo i pochi posti disponibili sono già stati occupati tutti. Come lei può immaginare, in queste situazioni vanno a ruba. Potrebbe raggiungere il centro città, dove troverà sicuramente delle camere in hotel. Dovè diretta?»

«Nel Wallowa», risposi.

«Bene. Lautobus per il Wallowa parte dalla quinta banchina, che trova proprio qui fuori, domani mattina alle otto. La tratta è piuttosto lunga, ci vorranno circa otto ore».

«Sette ore replicai», mostrandole il calcolo fatto dal computer durante la simulazione del viaggio.

«Otto ore quindi», insistette la donna, «anche se sarà possibile viaggiare non si aspetti che lautobus possa procedere con la stessa velocità o senza impedimenti. Il ghiaccio non si scioglie tanto facilmente e il sale non fa miracoli in queste situazioni. Di neve ne è caduta davvero tanta. Si faccia trovare qui domani mattina, poco prima delle otto. Se ha bisogno di un taxi, li trova alluscita del terminal, sulla destra. Buon viaggio, signora», concluse regalandomi uno stentato sorriso.

«Se la signora me lo permette, posso accompagnarla io in città», sentii pronunciare chiaramente da una voce proveniente dalle mie spalle. Mi girai e mi trovai davanti agli occhi un uomo. Era di bellaspetto, moro con occhi verdi, aveva una fitta capigliatura ben curata e che lasciava intravedere qua e là qualche brizzolatura. Era senza barba ma portava i baffi con orgoglio. Dimostrava una quarantina danni e, per comera vestito, doveva essere un uomo daffari, una persona che ricopriva qualche ruolo importante in unazienda o cose del genere. Portava appeso a un braccio il suo lungo cappotto, mentre con laltra mano trascinava un trolley piuttosto piccolo. Mi fissava negli occhi a meno di un metro di distanza, mentre attendeva da me una risposta, un cenno di vita.

«Lei è molto gentile. Io però non la conosco, le chiedo scusa, non accetto mai passaggi dagli sconosciuti. E se ora mi permette, vorrei andare», gli risposi mentre di scatto mi giravo nuovamente verso il banco informazioni, facendo finta di cercare qualche cosa allinterno della mia borsa. Sentivo la sua presenza dietro di me, forse avrei dovuto utilizzare dei modi un po più gentili ma davvero non ci riuscivo. Mi sentivo fortemente a disagio. Mi girai nuovamente e lo guardai negli occhi.

«Le ripeto, non la conosco. Non è per mancanza di fiducia nei suoi confronti ma davvero non penso sia il caso di lasciare questo terminal con lei, mi perdoni», continuai, pensando così di chiudere definitivamente il dialogo con quelluomo mai visto prima. Anche se da un lato mi dispiaceva, ricordai a me stessa che non ero in vacanza.

«Se può esserle di qualche aiuto, mi presento. Il mio nome è John. John Beal», disse allungandomi la mano. Mi sentii costretta a replicare, a spargere i fatti miei su un tavolo a viso scoperto. Una cosa che mai avrei voluto in una città o verso persone a me totalmente estranee.

«Katherine Fortuna», risposi senza guardarlo negli occhi, mentre sistemavo il portafogli nella tasca interna della mia borsa.

«Fortuna? E un cognome italiano, se non sbaglio», disse sorpreso e con unespressione da ebete in volto.

«Si, Fortuna è un cognome italiano», replicai, visibilmente scocciata dalla sua insistenza nel voler portare avanti a tutti i costi un dialogo che io ritenevo già concluso a priori.

«Posso insistere nelloffrirle un passaggio quindi, Katherine?». Insisteva. Cominciavo a non sopportarlo più. Tuttavia un passaggio mi avrebbe fatto davvero comodo in quella gelida serata invernale.

«Quanto dista da qui?», chiesi sempre più scortese.

«Una mezzora, direi, viste le condizioni delle strade. La mia macchina è parcheggiata qui fuori, venga con me, mi segua. Intanto si copra bene, fuori fa molto freddo», rispose mentre indossava il suo lungo cappotto sopra lelegante giacca grigia che, realizzai, nascondeva anche una bella cravatta rossa ben annodata sotto il colletto di una camicia bianca. Si offrì di prendere la mia valigia e la trascinò dietro di sé. Seguii il suo consiglio e minfilai la giacca a vento che avevo legato intorno alla vita, prima di scendere dallaereo. Ai suoi occhi di padrone di casa dovevo essere parsa una povera e sprovveduta provinciale. Procedeva con passo deciso, la sua falcata era così lunga che faticavo a stargli dietro. Cominciai a sentire laffanno nel mio respiro e il cuore battermi forte, quindi mi fermai di colpo.

Ваша оценка очень важна

0
Шрифт
Фон

Помогите Вашим друзьям узнать о библиотеке

Скачать книгу

Если нет возможности читать онлайн, скачайте книгу файлом для электронной книжки и читайте офлайн.

fb2.zip txt txt.zip rtf.zip a4.pdf a6.pdf mobi.prc epub ios.epub fb3

Популярные книги автора