Egli vide durante le sue frequenti gite che gli albergatori delle nostre valli sono generalmente buona gente del paese, pieni di volontà, ma che non essendo mai usciti dal loro guscio non hanno idea del come devono condursi, consiglia quindi questi volonterosi, a mandare i loro figli a servire nei grandi alberghi, specialmente in quelli delle montagne svizzere, onde vedano ed imparino a vantaggio loro e del paese.
Vorrebbe che il proprietario dellalbergo illuminasse i viaggiatori su tutto quanto può interessarli e li mettesse in guardia contro le inciviltà di certi tali, che non pensano che a sfruttarli, invece di vedere in essi dei veri benefattori che vengono a spendere danaro in casa loro.
Alla questione degli alberghi alpini egli strettamente collegava quella della costruzione di rifugi nelle alte valli, sulla strada delle grandi ascensioni, o sui colli più frequentati. Scrisse in merito un lungo e pregevole articolo sullUtilità pratica dei rifugi alpini, dove si lagna che non siasi ancora capito quanti vantaggi importantissimi arrechino queste capanne, non solo a chi esplora le montagne, ma ben anco per il numero grandissimo di turisti che attireranno e che ne faranno meta di gite interessanti.
Insiste pure sullidea che in alcuni di essi, i quali per la posizione loro meglio si prestano, venga stabilito servizio dosteria, sotto la sorveglianza del Club, a cui spetta il porsi a capo di tale movimento, sussidiando quei volonterosi che si presteranno alla sua attuazione od anche assumendolo a proprio carico nei primi tempi, poichè la sola iniziativa privata potrà da noi, per ora, difficilmente addossarsi un tale peso. Spiega poi come e dove tali servizi si potrebbero stabilire, dando a prova di tutte le sue asserzioni i risultati ottenuti specialmente in Austria.
Ed oggi tale idea va da noi svolgendosi per opera di benemerite sezioni e, può dirsi ormai non lontana lepoca nella quale avrà completa attuazione.
Il suo nome, dal giorno in cui, nel 1865, comparve nella prima sottoscrizione apertasi al nostro Club per costruire una grotta sui fianchi del Cervino, figurò sempre su tutte le liste degli oblatori, non solo per cospicue somme, ma anche per oggetti da servire allarredamento di detti rifugi.
«Lo studio dei montidiceva Egliè uno studio fecondo di grandi idee, grandi quindi saranno le nazioni che vi si dedicano». Ma affinchè queste idee trovassero terreno pronto a farle fruttare, a svolgerle, avrebbe voluto che ogni alpinista fosse dotato duna soda ed ampia coltura. Nè con ciò intendeva di vedere in ognuno di essi uno scienziato, od uno specialista di questa o di quella dottrina, ma che, pur mantenendosi semplici alpinisti, fossero in grado di notare nelle loro relazioni quelle osservazioni che una mente colta può facilmente fare sui fenomeni naturali osservabili durante unescursione, affinchè gli studiosi possano trarre dati utili a chiarire punti ignorati o mal conosciuti dalla scienza.
Quindi si doleva allorchè nelle pubblicazioni alpine vedevano la luce degli scritti unicamente o troppo alpinistici, ed anche quando trattavano di una sola regione, perchè Egli non credeva cosa buona che i nostri Clubs dovessero solamente illustrare i paesi nei quali erano stati fondati, poichè per lui lalpinismo non aveva confini.
I primi articoli che trattano di grandi ascensioni e che videro la luce nelle pubblicazioni nostre, furono in gran parte da lui tradotti da giornali del C. A. Inglese e da quelli Tedeschi, e subito accanto ad essi altri ne vediamo di varietà e geografici, quali i Viaggi ed ascensioni in Norvegia, in cui ci descrive questo singolare paese «così bello ed attraente per glimmensi ghiacciai, per le innumerevoli cascate, per le folte foreste, per le montagne pur grandiose, malgrado la non grande elevazione, ma sopratutto per lincomparabile incanto dei magnifici fjords»; quelli sulle Società di geografia ed i Clubs Alpini, sullOberland ed i suoi ghiacciai, sulla catena del Suffaid Koh e sulla regione di Jellalabad nellAfghanistan, sulle Esplorazioni nelle grandi Ande dellEquatore, il sunto del libro del professore Albert Heim di Zurigo sui terremoti ed il loro studio scientifico, nel quale succintamente ci dà le norme da seguirsi affinchè qualunque persona, anche non munita di strumenti, possa riuscire a fare osservazioni; la descrizione del termografo stato collocato sul Faulhorn, occasione propizia a lui per muovere invito agli italiani di fare anche loro qualche cosa di simile su quelle vette ove non è possibile stabilire osservatorî; un lungo scritto sul nuovo metodo per lo studio dei ghiacciai, ecc.
È a lui, conoscitore di parecchie lingue, che si deve lo svolgimento preso dalla «Bibliografia» nel nostro «Bollettino» prima e nella «Rivista Mensile» poi, ove ci tenne continuamente al corrente di quanto accadeva e si pubblicava oltralpe, portando a conoscenza nostra ciò che praticavano i potenti Clubs dInghilterra, di Germania e Austria, di America, ecc.
Nè mancava mai di dar risalto ai punti dai quali avevamo qualcosa di buono da imparare, qualcosa di utile da imitare, ed affinchè ci servisse di sprone e di norma sicura e non rimanessimo indietro agli altri, iniziò nel 1874 la compilazione della Rivista generale dei Clubs e delle Società Alpine, che mantenne al corrente sino alla sua morte.
Mentre poi ci segnalava quanto di meglio facevano gli altri, non appena anche da noi qualcosa si era ottenuto, lo rendeva noto agli stranieri, esaltando lopera nostra, onde ce ne venisse stima maggiore.
Le nostre pubblicazioni ebbero da lui un impulso vigoroso, e senza tema di errare può dirsi che, fra tutti i soci, fu quello che maggiormente contribuì con consigli e con pregevoli e numerosissimi scritti a dar loro limportanza che oggi hanno. I suoi articoli che trattano dun infinito numero di soggetti, attinenti allalpinismo, nei primi tempi erano contraddistinti colle segnature: «Un membre étranger du C. A. I.; Un Inglese amico delle montagne» ecc.; e più tardi colle sole iniziali R. H. B., od anche col nome in disteso.
Tutti riuniti, i suoi scritti formerebbero certamente diversi volumi di molta importanza, specialmente se fosse possibile radunare anche quelli pubblicati sui periodici nostrani e stranieri. Vedrebbero allora gli Alpinisti Italiani qual mole enorme di utile lavoro, quante nobili iniziative, quante opere generose, Egli ha predicate, che ancor non hanno potuto avere completa attuazione nelle nostre Alpi; quanto potente fosse lamore che questuomo portava alla nostra Istituzione, il cui progresso fu scopo di tutta la sua vita.
Allorchè il Padre Denza si fece iniziatore degli Osservatori meteorologici in montagna, Egli tosto accorse a sostenere, ad aiutare quella ardita iniziativa, offrendo generosamente e lopera e lobolo suo, sì che lillustre scienziato non dimenticò mai di segnalare nei suoi scritti e nei suoi discorsi, laiuto che il generoso Inglese gli aveva dato nellimpianto delle stazioni di Belluno, di Casteldelfino, di Valdobbia, di Domodossola ed altre.
Ed il senatore Torelli al Congresso Alpino tenutosi a Bormio nel 1873, rendeva grazie egli pure al Budden, dessere stato dei primi ad aiutare limpianto dellOsservatorio Meteorologico alla IVª Cantoniera dello Stelvio.
Nè minor fortuna ebbe il padre Filippo Cecchi, direttore dellOsservatorio Ximeniano di Firenze, quando a lui si rivolse, per stabilire nellAppennino Toscano una rete di tali osservatorî che in breve volger di tempo, mercè laiuto che Egli ne diede e come privato e come Presidente della Sezione Fiorentina, poterono iniziare utili studi.