Lanimale piegò la testa come se la stesse esaminando, prima di girarsi dallaltro lato. Envy non ne aveva mai visto uno così da vicino e temeva che, distogliendo lo sguardo, sarebbe sparito.
Il gufo girò di nuovo la testa verso di lei, prima di voltarsi e volare via. Spiegò le ali nel vento e volò sulla città, verso la Foresta Nazionale.
Envy ricordò di aver letto da qualche parte che i gufi erano simbolo di saggezza e sperò che fosse un segno che stava facendo la cosa giusta.
*****
Aurora strinse più forte la sua piccola spada e guardò ledificio, cercando una traccia di Samuel. Non riusciva a credere di essere stata così negligente da permettergli di avvicinarsi di soppiatto in quel modo. Era stato un incredibile colpo di fortuna lessersi allontanata dal tetto del grattacielo tutta intera.
Mentre cadeva giù si era rassegnata al dolore che avrebbe sentito, ma un insolito salvatore laveva aiutata. Su quel grattacielo cerano statue di falchi che, per fortuna, erano sporgenti. Lei era riuscita ad afferrarne una e ad appendersi essa, nascondendosi da Samuel quando lui guardò giù.
Le sembrò di aver resistito per un tempo infinito, quando la presenza della sua aura iniziò finalmente a svanire. Quando fu sicura che Samuel se nera andato, si tirò su e riuscì a strisciare sulla testa del falco.
Stanca e senza fiato, si appoggiò al muro delledificio per riposare un attimo. Le ci volle qualche minuto per riprendersi, ogni pausa lontano dallossessione di Samuel era più che benvenuta. Dentro di sé sapeva perché lui continuava ad inseguirla... lussuria, nientaltro.
Non negava che Samuel fosse attraente ma quello era il fascino dei demoni più potenti. Erano belli finché non si vedeva cosa si celava sotto il loro aspetto. Samuel era più bello della maggior parte dei demoni ma, sotto molti aspetti, era anche molto più oscuro di loro.
Lo stava evitando come poteva e sembrava che, alla fine, lo aveva seminato di nuovo... almeno per ora. Stargli accanto le aveva lasciato una sensazione nauseante nello stomaco e non sapeva per quanto tempo ancora avrebbe potuto combatterlo, prima di arrendersi a ciò cui era abituata.
Lo odiava ma, allo stesso tempo, quasi desiderava ciò che lui le offriva... ciò che lei aveva accettato dopo tanto tempo. Stare da sola era eccitante ma anche spaventoso.
Provava qualcosa per Samuel... aveva goduto del suo corpo e, per un breve periodo, anche della sua compagnia. Nellaltra dimensione gli era sfuggita innumerevoli volte, solo per essere messa allangolo da demoni che non facevano parte del suo esercito. Era stata quasi uccisa e una piccola parte di sé aveva bramato lidea di libertà... in qualsiasi modo.
Samuel era sempre arrivato appena in tempo per salvarla... aveva recitato la parte delleroe diverse volte, ma lei non era una stupida. Non la salvava perché la amava, anzi, la puniva sempre in modo brutale per essere scappata. Era una sua proprietà... gli serviva per sfogare la propria crudeltà e per fare lamore. Adesso che aveva di nuovo la sua spada forse aveva una possibilità per separarsi completamente da lui.
Guardando larma nella sua mano, Aurora sospirò profondamente. Laveva scoperta quando era piccola. Era orfana e per molto tempo aveva creduto che il suo nome fosse Topo di Fogna. Era stato un demone a chiamarla con il suo vero nome... poco prima che tentasse di ucciderla. Mentre si difendeva aveva sentito la lama comparire nella sua mano e aveva vinto.
Non seppe mai come faceva il demone a conoscere il suo nome ma, alla fine, non le importava davvero. Di sicuro era molto meglio di Topo di Fogna.
Da allora la spada laveva protetta fin quando non finì nella crepa. Aveva passato gli ultimi mille anni in un regno controllato da demoni e sotto il dominio di Samuel. Larma non era mai apparsa per salvarla lì, a prescindere da quali guai affrontasse. Sospirò, desiderando avere qualcuno con cui parlarne e a cui porre domande che necessitavano di una risposta.
La lama brillò improvvisamente quando svanì di nuovo nel suo corpo. Riteneva che lei fosse al sicuro, quindi probabilmente era così. Aurora sentì i propri muscoli tesi rilassarsi e decise che era ora di scendere da quelledificio, prima che qualcuno la vedesse.
Guardò giù oltre la statua del falco e inspirò mentre il vento soffiava verso lalto, spettinandole i capelli sul viso. Era ancora troppo in alto e non si sarebbe lanciata per due motivi. Primo, probabilmente si sarebbe fatta male; secondo, il motivo principale, non voleva che nessuno la vedesse.
Aveva pensato di morire quando era nella crepa, mentre ora aveva una possibilità di libertà... non voleva più morire, quindi non si sarebbe lanciata da un grattacielo.
Arrampicandosi sullala del falco, vide un balcone diversi piani più sotto e ne calcolò la distanza. Si tenne al bordo dellala e si lanciò verso il balcone, godendo della sensazione della caduta libera. Atterrando accovacciata in silenzio, guardò oltre la finestra e si bloccò.
Percepì un movimento attraverso le tende e si avvicinò per vedere meglio. Rimase sorpresa quando vide una donna in camicia da notte, che sorrideva timidamente ad un uomo seduto sul divano dallaltra parte della stanza. La donna si scostò le spalline di seta, lasciandole cadere lungo le braccia e scoprendo la biancheria succinta.
Aurora spostò lo sguardo sulluomo, vedendo i suoi occhi pieni di passione. Lui si alzò e si tolse la camicia, gettandola dietro di sé prima di avanzare verso la donna come un gatto che si avvicina lentamente alla sua preda. Lei sorrise di nuovo e lasciò cadere la camicia a terra... scoprendo tutto ciò che aveva da offrire.
Luomo le si avvicinò e la prese tra le braccia. Si diedero un bacio appassionato prima che luomo si abbassasse per prenderla in braccio. Le lunghe gambe di lei gli si avvolsero attorno alla vita e, quando lui la scostò leggermente, la donna piegò la testa allindietro esponendo la propria gola.
Il respiro di Aurora accelerò quando le labbra delluomo sfiorarono la pelle della donna, facendola rabbrividire. Lui si voltò e si diresse in unaltra stanza, chiudendo la porta e impedendo ad Aurora di vedere altro. Un lieve sorriso triste le sfiorò le labbra e, per un momento, desiderò essere umana.
Si girò e si appoggiò alledificio, scivolando lentamente lungo il muro finché non fu seduta con le ginocchia piegate davanti a sé.
Aveva passato la sua infanzia a nascondere ciò che era, cercando di fingersi un essere umano. Il suo unico desiderio era sempre stato quello di essere come gli umani. Se lo fosse stata, non avrebbe scoperto linferno di Samuel e sarebbe stata libera di amare chiunque avesse scelto.
Era stato un suo coetaneo ad informarla di ciò che era veramente. Il suo nome era Skye. Per gli umani, lui aveva solo sette anni ma lei sapeva la verità. Era stato il suo migliore amico per molto tempo e lunico compagno di cui potesse fidarsi.
Sorridevano quando gli umani li scambiavano per fratelli, avevano quasi gli stessi colori e, secondo i canoni di questo mondo, erano bellissimi.
Skye le aveva raccontato le storie sui caduti e sui demoni che essi avevano inavvertitamente generato. Lui lo sapeva, era una di quelle creature, ma ciò non lo preoccupava. Una volta le disse che gli piaceva somigliare ad un caduto, perché era meglio essere un angelo che un demone. Laveva anche avvertita che gli umani avevano paura e, se avessero mai scoperto cosera veramente, avrebbero cercato di ucciderla.
Per anni lei e Skye erano stati insieme, spostandosi periodicamente da un luogo allaltro prima che gli umani si accorgessero che non crescevano come i bambini normali.