Contenti Adele - Una Moglie Per Collin стр 2.

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Era in momenti come questo che Charlotte era felice di essere stata accolta nella loro casa, che aveva sempre considerato un rifugio caldo e accogliente. L'esatto opposto del freddo appartamento della zia, dove era obbligata a stare sempre ferma e zitta. Al Bennett Ranch, aveva imparato a correre, a gridare, a cavalcare.

Mr. Bennett non aveva mai proibito ad Eliza di invitare Charlotte a passare la notte da loro. Ma al mattino, dopo una ricca colazione a base di pancake alla banana, la caricava sul suo camion e la riportava dalla zia, dove Charlotte contava i giorni, le ore, i minuti fino al successivo fine settimana, quando sarebbe tornata al ranch.

E adesso che Bert si era ritirato, sperava che quel vecchio cottage diventasse un posto tutto suo dove vivere, accanto alle persone che amava di più al mondo. Tuttavia, per realizzare il suo sogno, doveva convincere mr. Bennett di essere la candidata più idonea per il posto di addestratore, nonostante si fosse appena laureata e avesse alle spalle solo uno stage e un'esperienza di volontariato.

"Eliza, cara, sei scortese con il tuo ospite" disse Mr. Bennett, rivolgendo un sorriso a Charlotte come se fossero complici di uno scherzo. Lei ricambiò il sorriso.

Da bambina, aveva segretamente sognato che lui la adottasse e la portasse a vivere in quel ranch, dove aveva trascorso praticamente tutto il tempo dopo che Eliza aveva deciso che sarebbero diventate amiche. Poi, mr. Bennett si era reso conto che, in quanto vedovo, aveva già abbastanza da fare con tre ragazze indisciplinate. Non poteva gestirne unaltra ancora.

Ma ormai non era più una povera orfana, bensì una donna adulta con una laurea e delle qualifiche, e teneva le dita dei piedi e delle mani incrociate, nella speranza che, in qualche modo, il nepotismo facesse la sua parte quando si sarebbe proposta per il lavoro di addestratore.

"Sto aiutando Jane con la cena" rispose Eliza, dal lato opposto della cucina, dove, con grande impegno, stava aiutando il muro a stare in piedi appoggiandosi ad esso. "E non è mio ospite. Ci siamo lasciati". L'ultima frase fu solo un sussurro, ma le donne radunate in cucina lo sentirono benissimo.

"Lui lo sa, Eliza?" le chiese Jane, sfornando un fragrante arrosto circondato da patate.

"Penso di sì, dal momento che è tutta la settimana che non rispondo ai suoi messaggi e alle sue telefonate" rispose Eliza, allontanandosi dal muro per seguire il profumo dellarrosto.

Una alla volta, le ragazze uscirono dalla cucina: prima Lydia, poi Jane, che andarono a sedersi alla fine del tavolo, quindi Eliza e infine Charlotte. Quando arrivò il suo turno, a tavola erano rimasti solo due posti liberi: uno di fronte a Collin, l'altro al suo fianco.

Ovviamente, Eliza si affrettò ad occupare quello di fronte e a lei non restò che sedersi accanto al giovane. Ancora una volta, lui non la degnò di uno sguardo mentre prendeva posto, limitandosi ad alzarsi in piedi al loro arrivo in sala. Quattro paia di occhi si posarono sulla tasca anteriore dell'uomo: sì, c'era un rigonfiamento, lì sotto.

"Stai molto bene stasera, Elizabeth" disse Collin Proprio in forma.

"Grazie" risposa Eliza seccamente.

"C'è qualcosa di cui vorrei parlarti" continuò lui "Pensi che potremmo...".

"Si tratta delle corse di Pemberley?" volle sapere Eliza "Ho sentito che Darcy pensa di invitare una star televisiva come attrazione. Ne hai sentito parlare anche tu, papà?"

"Non mi sembra" rispose mr. Bennett, intento ad affettare l'arrosto.

"Sai di chi potrebbe trattarsi?" chiese Lydia, fissando Collin mentre si sistemava una ciocca dietro l'orecchio.

"No, mi spiace" rispose lui, ancora in piedi. Si passò una mano sui pantaloni, sfiorando il rigonfiamento nella tasca laterale "Come stavo dicendo, Eliza...".

"Scommetto che è Carlos Bingley, l'attore di quella telenovela" dichiarò Lydia "Come si chiama, Jane?"

"Ummm...non lo ricordo". Lo sguardo di Jane era fisso sulla tasca di Collin.

"Elizabeth...ho davvero bisogno di parlare con te privatamente".

"Qualsiasi cosa tu voglia dirmi, puoi farlo davanti alla mia famiglia".

Lo sguardo di Collin si posò a turno sulle tre sorelle Bennett. Charlotte fu ancora una volta ignorata, il che era abbastanza giusto, dato che non era un membro della famiglia, anche se era stata invitata da Eliza, che laveva sommersa di chiamate e messaggi per tutta la settimana, proprio come si fa tra migliori amiche.

Affettando la propria porzione di arrosto, Eliza sollevò gli occhi al cielo. Era un gesto che ripeteva spesso quando pensava che nessuno la capisse. Essere incompresa, aveva spiegato a Charlotte, era il destino dei secondogeniti. Ma Charlotte non riusciva proprio a capire come lamica potesse considerarsi incompresa, quando esprimeva sempre a voce alta le proprie convinzioni e le proprie pretese.

"D'accordo" accettò Collin.

Infilò la mano nella tasca dei pantaloni. Le ragazze trattennero il fiato...per poi emettere un gemito collettivo quando lui estrasse quella che sembrava un'arma, ma che in realtà era uno strumento per calmare i cavalli, come sapevano tutti coloro che erano cresciuti in un ranch.

"Ve l'avevo detto" dichiarò Eliza, l'espressione trionfante.

Ma Collin non aveva finito di svuotare la tasca. Un attimo dopo, tirò fuori una scatoletta.

Intorno al tavolo cadde il silenzio.

CAPITOLO DUE

Collin infilò la mano in tasca per tirare fuori lanello, ma, invece della scatola di velluto lasciatagli dalla madre, le sue dita trovarono qualcosa di duro e freddo. Lo strumento per calmare i cavalli gli pizzicò lindice mentre lo afferrava e lo tirava fuori dalla tasca per posarlo sul tavolo. Lo aveva usato prima di venire da Bennett, per curare uno dei pregiati stalloni del cugino Darcy.

Il purosangue aveva avuto bisogno di una radiografia e di iniezioni alle giunture. Collin aveva preferito non sedarlo con le droghe, per evitare che fosse estromesso dalla prossima gara, così aveva usato un dispositivo che, a prima vista, sembrava uno strumento di tortura, ma che, usato correttamente, rilasciava gradualmente endorfine che tranquillizzavano il cavallo. In questo modo, era riuscito a medicarlo in tempo record e senza causargli alcun danno.

Chissà se poteva utilizzarlo anche lì, al Bennett Ranch. Aveva notato i che il loro cavallo da corsa, Lefroy, zoppicava in modo sospetto e la cosa non gli era piaciuta. Gli avrebbe dato un'occhiata.

Ma non adesso. Era lì con per uno scopo preciso ed era meglio occuparsene per primo. Aveva imparato che le donne non gradivano essere considerate meno importanti dei cavalli.

Infilò di nuovo la mano in tasca ed estrasse la scatola di velluto che conteneva l'anello di fidanzamento del set di Chanel che la madre gli aveva lasciato. Quando era lei ad indossarlo, Collin aveva sempre ammirato la disposizione dei diamanti sulla banda laterale. In particolar modo quello grande al centro scintillava ogni volta che sua madre era fuori, alla luce del sole, il che non succedeva spesso.

Eliza Bennett trascorreva le giornate allaperto, con la pioggia o con il sole. Un vantaggio per la loro unione, perchè, quando fosse diventata sua moglie, avrebbe visto di nuovo lanello scintillare.

"Elizabeth..." iniziò. Odiava il diminutivo Eliza. Non aveva mai capito la necessità di troncare o cambiare il proprio nome "Vorrei che tu diventassi mia moglie".

La scatola si aprì con uno scatto. I diamanti brillarono sotto la luce dei lampadari. Collin notò che nella stanza era caduto il silenzio. Avrebbe dovuto usare quell'espediente durante le future riunioni di famiglia troppo chiassose, pensò. Sarebbe stato sufficiente tirare fuori la scatola di una gioielleria e tutti avrebbero smesso di parlare.

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