Ciclicamente, la Polizia faceva irruzione nelle loro tane, nei villaggi abbandonati in periferia o in luoghi isolati, catturavano ”i folli” e li sottoponevano al trattamento psichiatrico coattivo. Ma il fatto dei volantini nella sua prima giovinezza aveva segnato l’anima di Zima, facendole sorgere dei dubbi. Dubbi inconfessabili, che era costretta a tenersi dentro. Perché, se quei pensieri fossero venuti fuori, nessuno l’avrebbe compresa e sarebbe stata emarginata e condannata dalla società...
A volte Zima se la prendeva con se stessa per quei pensieri distorti. Ma non poteva farci niente: continuava a nutrire dei dubbi, che non sparivano.
Quindi, adesso è chiaro perché ci tenesse tanto a diventare un operatore radio, e per un motivo molto prosaico: il personale militare (che includeva operatori radio, personale medico e altri dipendenti dell'esercito) godeva di molti benefici. Ad esempio, potevano acquistare anche beni di conforto oltre che quelli di prima necessità, e godevano dell’assistenza medica privata.
Alla popolazione civile era precluso l’ingresso a un certo tipo di negozi: lì ci accedeva solo il personale dell’esercito, con apposito documento identificativo.
Ma c’era anche un altro motivo, per cui Zima voleva entrare a far parte dell’esercito: il matrimonio e il parto.
In CK la famiglia era sacra, una buona cosa. In fondo, tutti sono consapevoli che la famiglia è il perno della vita di un individuo, e uno dei suoi valori fondamentali. Tuttavia, in CK spesso questo forte sentimento rasentava il fanatismo. Un uomo celibe e senza figli non aveva possibilità di fare carriera. E una donna nubile e senza figli incontrava spesso enormi difficoltà nel trovarsi un lavoro qualsiasi. Nella società CK, solo una persona con una famiglia sulle spalle era considerata “per bene”.
Pertanto, dopo essersi preso il diploma, e mentre erano ancora impegnati a prendersi la laurea, tutti i ragazzi, chi più chi meno, tendevano a sposarsi e ad avere dei figli. Il che era molto stressante, specialmente per le ragazze, che erano costrette a studiare mentre magari aspettavano un bambino. E dopo il parto, i medici non concedevano mai un lungo periodo di riposo o di congedo. E chiaramente per gli studenti non c’era alcuna agevolazione di questo tipo. I loro figli venivano affidati, già neonati, ai nonni o alle cure di asili nido.
La domanda sorge spontanea: e l’allattamento? Purtroppo, malgrado tutto il sentimento reverenziale per la famiglia, fino a quel momento nessuna struttura e nessun tipo di aiuto era stata realizzata in CK per favorire questo periodo naturale della madre e di suo figlio. Anzi, alle giovani madri era vietato portare i bambini con sé all’università, o anche tirarsi il latte e metterlo in una bottiglia, perché gli atenei erano sprovvisti di frigoriferi o di luoghi adatti per la sua conservazione. Quindi, le povere ragazze erano costrette a farlo durante le ore di intervallo, nei bagni degli istituti.
La sorella maggiore di Zima, Vesna, aveva sposato un bravo ragazzo di nome Vuc poco dopo essersi diplomata. Poi aveva cominciato a frequentare il dipartimento di giornalismo del prestigioso Mokoshin's Institute. Dopo pochi mesi era rimasta incinta e aveva partorito il suo primo figlio, che era stato affidato alle cure di un asilo nido specializzato. Vuc, i suoi genitori e i genitori di Vesna lavoravano. E Zima era ancora una bambina: aveva solo sette anni e andava a scuola. Nessuno poteva occuparsi del neonato.
Zima, come la maggior parte dei bambini CK della sua età, già così piccola era capace di badare a se stessa.Tornava a scuola da sola e portava la chiave di casa appesa al collo.
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Così Zima, già a quell’età acerba, aveva cominciato a intuire quanto fosse gravoso conciliare lo studio e il lavoro con la cura dei figli. Aveva sentito Vesna lamentarsi più volte di come le dolesse il seno, e di come fosse costretta a tirarsi il latte nei bagni dell’Istituto. E, se non lo faceva, il latte cominciava a colarle sulla pancia.
E aveva toccato con mano quanto fosse difficile anche per il marito di sua sorella: era costretto a studiare online per poter lavorare e dare in qualche modo una mano a sua moglie a tirar su il bambino.
Naturalmente, Vesna e Vuc vivevano coni genitori. Era possibile acquistare un appartamento solo da una cooperativa, ma i prezzi delle case erano altissimi. Per fortuna, l’amministrazione pubblica di CK forniva una casa a tutti i suoi cittadini seri e lavoratori: a patto che questi davvero non potessero permettersela.
E con tutto ciò, il concetto Statale di abitazione comoda era di assegnare ad ogni persona solo 8 mq di spazio personale.
Ad esempio, Zima e i suoi genitori vivevano in un bilocale di 45 metri quadri. In passato, lZima era stata costretta condividere una stanza con sua sorella, con due divani e due armadi, uno per lei e l’altro per Vesna.
I genitori di Vuc vivevano con il figlio in un appartamento di 59 metri quadrati. Il Regno gli aveva assegnato questo appartamento anni addietro come alloggio popolare. Ma all’epoca i nonni di Vuc erano ancora vivi e abitavano con loro.
Poi i nonni erano morti, Vuc aveva sposato Vesna e la coppia aveva avuto il bambino. Secondo gli standard, quell’alloggio era ancora confortevole e giusto per loro.
Ma due anni dopo Vesna era rimasta di nuovo incinta, e così gli era stato assegnato un appartamento tutto loro. Anche perché questa volta Vesna aveva dato alla luce tre gemelli, due maschi e una femmina.
Quindi, adesso sua sorella era rispettata come donna prolifica. Pertanto il Regno di Wend aveva concesso alla giovane coppia un appartamento di ben 70 mq e un certificato di prolificità, che concedeva loro alcuni benefici. Da allora, Vesna aveva potuto acquistare generi alimentari e di conforto fino ad allora preclusi dato che, a causa della penuria di beni, l’acquisto pro capite era molto, molto limitato.
Ma, chiaramente, adesso anche i problemi erano quadruplicati. Zima aveva visto sua sorella “spaccata” tra le sue responsabilità di moglie, di studentessa e di madre di quattro figli.
Quando Vesna era riuscita a laurearsi, con laude in quanto studentessa modello e madre prolifica, era stata immediatamente assunta dal prestigioso quotidiano Mokoshin News. Da allora le sue responsabilità erano notevolmente cresciute, costringendola a dividersi tra famiglia, lavoro e figli.
Vuc, come tutti gli uomini di CK, dopo il diploma era stato arruolato nell'esercito per due anni. Praticamente, era di leva obbligatoria. Ma poi si era iscritto all’università e gli era stato concesso un periodo di pausa. In pratica, se dopo il diploma un maschio non si iscriveva presso un’università pubblica, veniva chiamato alla leva per il servizio militare obbligatorio. Le femmine, invece, prestavano per l’esercito servizio volontario.
Dopo i due anni di leva obbligatoria, si poteva scegliere se entrare in un'accademia militare o lavorare presso un Istituto specialistico. Dopo il suo servizio militare, Vuc aveva scelto di intraprendere la carriera che gli piaceva, ed era diventato fotografo nello stesso giornale dove lavorava sua moglie.
Comunque, non pochi maschi si arruolavano volontariamente nell’esercito. Dopotutto, il servizio militare era un onore. E - cosa non trascurabile - era vantaggioso sotto molti aspetti, anche economici. Il personale militare riceveva regolarmente dei pass per accedere ai negozi speciali. Dove era possibile acquistare beni che altrimenti sarebbero stati preclusi.